Il boia
- Autore: Eduard Limonov
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2019
Il boia, pubblicato da Sandro Teti Editore nel novembre del 2019 con la traduzione di F. Pastore, è stato l’ultimo testo di Eduard Limonov pubblicato in italiano prima della scomparsa dello scrittore russo, avvenuta a Mosca il 17 marzo 2020.
Ėduard Veniaminovič Savenko – questo il vero nome di Limonov – è stato reso celebre nel nostro paese soprattutto dalla biografia che ne ha scritto Emmanuel Carrère, edita nel 2011.
Presentando Il boia a Padova, il 3 dicembre 2019, Limonov ha descritto se stesso come una persona ormai anziana e con un brutto carattere, ciononostante ha espresso subito il desiderio di interagire con il pubblico. Durante questo dibattito, lo scrittore ha preso le distanze dal racconto romanzato intitolato con il suo nome e ha spiegato che Carrère "appartiene a una famiglia dell’alta borghesia francese" e quindi (a suo giudizio) non poteva capire la vita di un estremista russo; inoltre non si è astenuto dal fare un’ulteriore costatazione ironica: "Adelphi ha pubblicato il suo libro, però non pubblica i miei".
Sempre nel corso della presentazione patavina, Limonov ha detto che il suo boia gli ricorda molto Joker di Todd Phillips. Si deve rammentare che nel 2019 questa pellicola ha spaccato l’opinione pubblica statunitense e, ancor prima della sua comparsa nelle sale, è stata accolta da una spropositata campagna denigratoria (agitata dai progressisti americani), che ha trasmesso alla stampa straniera la preoccupante immagine di una società spaventata da un film sulla vendetta di un uomo povero, emarginato e malato.
Tra gli autori italiani, Limonov ha affermato di apprezzare soprattutto Pasolini (che è citato anche in un passaggio de Il boia), ma ha confessato che il libro che ha segnato di più la sua crescita è stato L’isola del tesoro. Evidentemente il capolavoro di Robert Louis Stevenson (1850-1894) deve essere stato una delle letture preferite del piccolo Ėduard, e leggendo Il boia si incontra uno stile semplice e chiaro quanto quello del romanziere inglese. Il contenuto del libro di Limonov, però, è assai più scandaloso di un racconto marinaresco.
Il boia è stato scritto a Parigi nel 1982 e pubblicato per la prima volta, quattro anni più tardi, in lingua francese. Il romanzo narra la storia di Oscar Chudziński, un immigrato polacco nella New York degli anni ’80, impregnata di un umorismo nero.
Il giovane europeo sbarca nella grande mela con il desiderio di diventare un filosofo famoso, ma il suo risveglio dal sogno americano è traumatico. Rinunciando alle sue ambizioni, Oscar si trova intrappolato in un’esistenza miserabile:
"Il modo in cui viveva – senza famiglia, senza figli, senza la compagnia di una sola anima che gli fosse intima – era un modo terribilmente anormale, disumano e innaturale di vivere".
Nel baratro in cui sta sprofondando, il protagonista è assillato da un interrogativo:
"Quando mi risarcirà il mondo per queste notti trascorse da solo, senza il corpo caldo di un altro essere umano?"
Il filosofo fallito cerca la sua rivincita trasformandosi in un professionista del sadomasochismo, un personaggio degno della penna del Marchese de Sade. Forse Il boia non può essere relegato nella categoria della letteratura erotica, pare piuttosto un tentativo d’indagine psicologica e sociale sul rapporto inquietante tra il desiderio d’affetto e la perversione sessuale: è un viaggio nella mente di un maschio fragile, in cui la mancata soddisfazione del desiderio d’affetto e d’accettazione trova la sua unica valvola di sfogo nelle ossessioni erotiche più violente.
Per molti aspetti, l’atmosfera evocata dall’autore può richiamare da vicino quella che pervade Soul on Fire, la biografia della rockstar newyorkese Petrus Thomas Ratajczyk (1962-2010), meglio noto come Peter Steele, bassista e cantante dei Carnivore e dei Type O Negative (guarda caso anch’egli di origine polacca). In Italia questo volume scritto in memoria del musicista heavy metal è stato pubblicato da Tsunami Edizioni nel 2015, tuttavia il testo di questa traduzione andrebbe rivisto e corretto.
Tornando a Il boia, anche qui come in Sade, non mancano le riflessioni politiche:
"Per me, i sistemi sociali sia in Polonia che negli Stati Uniti sono precisamente la forma della democrazia, sono cioè sistemi in cui sono le masse a vivere meglio, il demos – una maggioranza mediocre che opprime la talentuosa minoranza. Le costituzioni di entrambi i paesi parlano del popolo quasi in termini religiosi...".
Ma l’America è anche il paese della "dissolutezza capitalista", una terra piena di opportunità per chi non ha scrupoli: la cosa "più importante è come hai fregato il resto dell’umanità, come hai guadagnato i tuoi soldi e sistemato la tua vita". Sia ben chiaro, in questo testo non c’è nulla di morale, né alcuna lezione per imparare a cavalcare la tigre. Ignorare la realtà è inutile, anche questo è un ritratto della nostra epoca e la prefazione è veritiera: questo lavoro non è invecchiato.
Per illustrare ai suoi lettori quali livelli di degrado abbia toccato la civiltà moderna, il romanziere russo utilizza tutti i colori della tavolozza del vizio e un ritmo veloce; se stessimo recensendo un disco hardcore si potrebbe dire che Limonov preferisce puntare più sull’impatto che dilungarsi in divagazioni superflue, e un simile accostamento musicale non è fuori luogo considerando l’ambientazione della storia e tenendo presente che l’autore stesso è stato anche un punk.
Date tali premesse, chiunque conosca le vicende della vita dell’autore non faticherà a individuare in questo suo testo un’importante componente autobiografica.
Chi era Limonov? Un avventuriero con poca coerenza? Un teppista? Un affabulatore? Nella sua figura la contraddizione e l’ecletticismo convissero sino a confondersi, egli si mostrò mutevole e imprevedibile nelle scelte di vita e nelle posizioni politiche: era un provocatore e lo rimase sempre. Diceva di avere ancora diversi libri da pubblicare, chissà che ne sarà dei suoi manoscritti.
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