Il cerchio di spine di Monica Senesi

Un plico di lettere, la corrispondenza tra due sorelle di Firenze, Adele e Aida, alla fine degli anni Venti, porterà alla luce negli anni a venire, i nostri, la storia a tratti felice, ma soprattutto dolorosa delle due giovani donne, dei loro sogni e delle loro privazioni durante il Ventennio fascista.
Rossella, la protagonista di oggi, nell’ereditare la casa del padre aveva trovato le lettere della nonna Adele, custodite per così tanto tempo.
Le recupererà rivivendo con emozione la storia della sua antenata e ricomponendo i tasselli della vita della sua famiglia in un periodo storico così tragico per l’Italia.
Il carteggio tra le due protagoniste, la drammaticità degli eventi di allora si alternerà alle vicende quotidiane di Rossella, in un cerchio che si chiuderà nel trovare le risposte necessarie a placare i tormenti e i perché.

Il cerchio di spine (Scatole Parlanti, 2023) è il nuovo lavoro di Monica Senesi, fiorentina, docente di Lingue straniere che vive a Pistoia. Un romanzo ispirato a una storia realmente accaduta, alle vicissitudini di una famiglia benestante della prima metà del Novecento, una lettura con un valore interessante e molto coinvolgente.
Aida era un’anima inquieta per la madre Teresa mentre Adele, la sorella gemella era la sua erede, cresciuta con l’idea che una donna dovesse diventare madre e realizzarsi nella propria casa, senza troppi grilli per la testa.
Aida si era trasferita dalla zia Luisa a Parigi. In Francia la zia era tornare a vivere, rifiorita dopo gli eventi tragici vissuti a Firenze. Rossella, siamo nei nostri anni più recenti, non cercava nessun coinvolgimento sentimentale nelle sue relazioni, non ne voleva sapere di affezionarsi e dopo ogni rapporto fisico le bastava aprire il frigo, mangiare e divorare avanzi di cibo, quasi a cancellare le tracce del suo peccato.

I segreti si tengono nascosti anche nelle migliori famiglie e Rossella, i suoi, li teneva sotto chiave in una parte di sé che emergeva quando il carico di aspettative cominciava a farsi troppo pesante e il senso della resa imminente.

In un clima politico non facile Adele scriveva ad Aida di Vittorio, l’uomo che la stava corteggiando e per il quale lei sentiva attrazione. Un fascista convinto e apprezzato dalle donne. Adele si abituerà ben presto dopo la nascita dei figli alla sua assenza. Aveva fatto la marcia su Roma, credeva nella rivoluzione di Mussolini e nell’ambiente fascista fiorentino era stimato.
Aida, invece, scriveva di quanto le donne parigine lottassero per il loro diritto al lavoro, per liberarsi dai corsetti, dell’atelier della zia divenuto nel tempo punto di riferimento per molte donne e di Jerome che con il suo fare gitano l’aveva fatta innamorare.
Con l’entrata in guerra mentre Aida osservava indifesa la sua Parigi piegarsi ai nazisti, Adele le scriverà della sua vita che stava marciando su un terreno minato. Insieme ad altre famiglie di camerati avevano abbandonato Firenze, i partigiani davano la caccia a Vittorio e avevano cambiato nome: una vita in fuga lontano dalle proprie radici e dai propri affetti.

La guerra ci ha costretto al silenzio, un silenzio forzato, doloroso e inaccettabile. Ho perso ogni punto di riferimento e dimenticato il piacere rassicurante della normalità.

Rossella aveva compreso di aver bisogno di aiuto. Già dalla prima seduta, le sembrava aver perso la diffidenza iniziale e si lasciò andare al racconto dei suoi ricordi. Del rapporto con la madre, che era la negazione del piacere, una donna concreta poco incline ai sentimentalismi, dedita al lavoro, sua prima ragione di vita e del padre, l’esatto contrario, del quale aveva raccolto nel tempo poche immagini. Erano le ferite della sua vita sgangherata che continuavano a sanguinare, e forse era giunto il momento per imparare ad affrontare il suo rapporto con gli uomini.

Il cerchio di spine narra delle tragiche vicende private di una famiglia, una storia scritta nella memoria del passato e nelle fragilità di Rossella, nei meandri di quei legami familiari così difficili da aver generato nodi generazionali e che il tempo aveva fatto riemergere.