Il crepuscolo della Sicilia islamica
- Autore: Carlo Ruta
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
Il crepuscolo della Sicilia islamica, opera ultima di Carlo Ruta, giornalista e scrittore, si manifesta come un pregevole saggio di impronta laica che inevitabilmente però rimanda alle recenti vicende che hanno coinvolto il mondo arabo o meglio di religione musulmana. Quelli che comunemente vengono definiti Arabi di Sicilia non provenivano di certo dalla penisola arabica ma erano popoli berberi che prima abitavano le vicine coste africane del Magreb.
La più volte richiamata e presupposta tolleranza degli Altavilla nei riguardi dei musulmani, scaturiva invero da necessità di volere più agevolmente gestire il territorio senza contrasti con quella popolazione che aveva portato benefici notevoli all’economia dell’Isola e all’ambiente come pure all’agricoltura con i funzionali ed efficienti sistemi di irrigazione e di approvvigionamento idrico; come non ricordare i Qanat che ancora oggi restano a perpetua memoria e testimonianza di quella civiltà che in Sicilia permase per quasi duecento anni e di cui da un punto di vista monumentale, come invece in Spagna, resta pressoché nulla. Palermo era chiamata la città delle cento moschee delle quali non rimane traccia alcuna. Scomparsi gli edifici religiosi rimangono i “Sollazzi”. Balarmuh era la città delle cento moschee, cosi chiamata nel periodo in cui fu dominata dall’anno 831 al 1061, deformandone il nome romano di Panormus.
Sconfitti i Bizantini, si iniziò la ricostruzione della città che divenne in poco tempo la capitale della Sicilia e una grande metropoli europea. Ma nel 1061 i musulmani dovettero lasciare l’isola ai “cattolicissimi” cavalieri normanni che completarono l’opera di abbellimento della città costruendo splendidi edifici, integrando il proprio stile architettonico con quello musulmano.
Gli Hauteville rapportandosi con i mussulmani, subirono il fascino di questa cultura e volevano da parte loro togliersi di dosso quella patina di rudezza e quella nomea di popolazione poco raffinata di stirpe nordica. Le popolazioni islamiche di contro dimostrarono parecchia resistenza all’assorbimento ed all’ integrazione con le popolazioni indigene, fiere ed orgogliose della loro identità culturale e religiosa ed ancor più manifestarono resistenza ad un isolamento e ad un totale sradicamento dal territorio.
Di questo periodo storico della Sicilia che fu definita da alcuni storici una terra senza Crociati, per questa presunta convivenza pacifica tra diverse etnie, restano pochissime tracce documentarie e archivistiche ma è indubbio che il progressivo e successivo allontanamento dell’etnia di religione musulmana portò una crisi nel Regnum del Gran Conte Ruggero con i quali era stato attuato di certo un compromesso non onorevole. Secondo il paradigma dell’A. furono principalmente tre potentati, la corona regnante degli Altavilla, la Chiesa ed il patriziato locale, meglio l’aristocrazia latina, ha determinare il declino e la progressiva scomparsa dell’etnia di religione musulmana in Sicilia che non soggiacque di certo senza ribellarsi.
Con l’ insediamento della dinastia Sveva con Federico II si ebbero delle vere e proprie deportazioni verso le Puglie a Lucera e la popolazione di etnia araba fu espulsa o relegata nelle montagne ed i casali restarono spopolati con perdita del potere economico di quella che era stata denominata la “Marca saracena” attuandosi una sorta di pulizia etnica che dalla Sicilia si sviluppò a tutto il territorio nazionale.
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