“Emily, l’isola sa come richiamare a sé le persone al momento giusto. Torna a casa. Mi sei mancata cara. Con tutto il mio affetto, Bee”.
Era stata una cartolina della prozia Bee a riportare Emily Wilson nella magica isola della sua infanzia, teatro di meravigliose vacanze estive. La scrittrice stava attraversando un periodo difficile: non solo aveva appena firmato le carte del divorzio che avevano sancito la fine del suo matrimonio con Joel, ma dopo avere redatto otto anni prima un romanzo che era diventato un best seller, non era più riuscita a scrivere una sola bella frase. La musa di Emily si era ammalata e la diagnosi della sua terapista era stata blocco clinico dello scrittore. In procinto di dare una svolta alla sua vita, Emily aveva ripensato all’energica e anticonformista zia Bee (“sono come un’honeybee ma con un pericoloso pungiglione”) che viveva a Bainbridge Island nello stato di Washington.
“Quanto mi mancava l’isola... Com’era possibile che avessi lasciato passare tanti anni dalla mia ultima visita?”.
L’invito dell’ottantacinquenne zia, quindi capitava proprio al momento giusto, Bainbridge Island appariva il posto ideale per sparire, per riflettere su se stessa. Giunta la sera del 1° marzo nell’isola situata di fronte a Seattle nel periodo dell’anno dove lo Stretto “è al suo meglio, è pieno di vita”, la donna si era accorta subito che Bainbridge Island neanche sotto la coltre delle tenebre poteva nascondere il suo splendore. Zia Bee a bordo del suo Maggiolino del 1963 aveva condotto la nipote nella sua dimora chiamata Keynston Mansion, una vecchia casa bianca in stile coloniale dalla struttura irregolare con l’ingresso fiancheggiato da colonne e le persiane di legno d’ebano dove ogni stanza offriva una splendida vista sullo Stretto. Se è vero che “il destino sa come riportarti indietro, quando è tempo di fare ritorno”, nel cassetto del comodino della sua camera rosa Emily aveva trovato un quaderno rilegato con una copertina di velluto cremisi “tanto intrigante quanto consunta” composto di pagine fragili e ingiallite.
“Questa è la storia di ciò che è accaduto su una piccola isola nel 1943”.
L’incipit di questo quaderno di esercizi aveva fatto battere forte il cuore di Emily. Una bella grafia femminile aveva scritto: “Mi chiamo Esther e questa è la mia storia”. Proseguire nella lettura del diario e scoprire chi era l’autrice di queste pagine era immediatamente diventata una ragione di vita per Emily, anche se aveva “la sensazione che tutte le persone sull’isola custodissero un segreto. E che nessuno avesse intenzione di condividerlo con me”.
Con "Il diario di velluto cremisi" (The Violets of March: titolo originale del volume), pubblicato dalla casa editrice Nord nel 2012, Sarah Jio “fonde storia, amore e mistero, e da vita a un romanzo straordinario”, come ha scritto Library Journal che l’ha eletto miglior romanzo dell’anno. L’autrice, laureata in giornalismo e ora blogger ufficiale della sezione salute e benessere di Glamour.com, con il suo libro d’esordio, che ha ottenuto un clamoroso successo di pubblico e di critica, racconta una grande storia d’amore che risale agli anni Quaranta ma che ha a che fare con il presente di Emily.
“Sono una romantica senza speranza e credo nel grande amore che dura una vita intera”
ha confessato la scrittrice in una recente intervista. In questa romantica storia dove s’intrecciano passioni, segreti, lacrime e rimpianti non si racconta nulla di nuovo, però la lettura è coinvolgente fino all’ultima scorrevole e avvincente pagina.
“Bisogna proteggere le persone cui vogliamo bene. E talvolta il silenzio è l’unico modo per farlo”
Il diario di velluto cremisi
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