Il diavolo nel cassetto
- Autore: Paolo Maurensig
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2018
“Più alto è il numero delle persone che si dedicano alla stessa attività creativa, tanto più questa decade”.
Suona da sentenza: sacrosanta. L’aforisma si trova a pagina 77 di “Il Diavolo nel cassetto” (Einaudi, 2018), apologo sulla massificazione dello scrivere - e del pubblicare - a ogni costo. Con demiurgica perfidia è stato messo a punto da Paolo Maurensig, sotto-traccia (ma non troppo) al suo nuovo romanzo.
La storia comincia in ossequio al canone classico del manoscritto trovato in una bottiglia (un racconto nel racconto); si attesta su coordinate plumbee stemperate da humor nero, per finire in giallo, spendendo l’unico colpo di scena che non ti riusciva di pensare. Una trama a incastro, presto raccontata: in un tipico paesotto della Svizzera assediato da montagne, un giorno il diavolo fa il suo ingresso in spoglie e lusinghe da editore (sapete uno del tipo a pagamento?). I paesani asserviti al demone della scrittura (e a alla vanagloria che lo sottende) ci cascano uno a uno: dal parroco con il romanzo di una vita nel cassetto alla “diversamente abile” del villaggio: tutti hanno un memoir, una silloge, un racconto che confiderebbero vedere pubblicato. Succede così che la ridente cittadina di cui sopra si trasforma in un sobborgo infestato alla Stephen King, in cui rancori sordidi, invidiuzze da poco, e sete di gloria, alimentano una corsa al massacro dove la posta in gioco è, a ben guardare, la salvezza dell’anima. I dilemmi interiori, i borri, le volpi malefiche, il fhoen che rende pazzi, la sottile ironia sotto la patina simil-gotica, sono puro Maurensig-style: uno degli autori più eleganti dei nostri giorni di scritture egocentrico-omologate.
“A pensarci bene, qual è il grimaldello capace di forzare l’animo di un aspirante scrittore che le ha tentate tutte senza risultato? Bisogna fare leva sulla sua vanità, riconoscere in lui il genio incompreso, presentarsi come un taumaturgo capace di proporre rimedi, di ridare speranze, di ricostruire illusioni…e per un aspirante scrittore chi più di un editore compiacente possiede tutte queste qualità” (p. 53).
E, più avanti, come rinforzo-contraltare della frase riportata in esergo a questo articolo:
“Quanto più un’arte decade, tanto maggiore è il numero delle persone che vi si dedicano”.
In ultima analisi: auspicare che la lettura di questo romanzo favorisca la presa di coscienza della progenie sub-(il)letteraria, inducendola una buona volta a piantarla lì, significherebbe confidare nei miracoli in cui non confido; mi limito pertanto a segnalare “Il Diavolo nel cassetto” come libro da non perdere. Ben scritto e congegnato ancora meglio, a prescindere dalle sue potenzialità propedeutico-disalienanti.
Il diavolo nel cassetto
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