Il diavolo sulle colline
- Autore: Cesare Pavese
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
Cesare Pavese scrisse Il diavolo sulle colline nel 1948, quando ritornò dagli anni di confino trascorsi a Brancaleone Calabro. Un esilio dal mondo che lo vide giungere alla scrittura, alla prosa, dopo i suoi esordi letterari di poeta. Il diavolo sulle colline è la seconda opera della trilogia dell’autore, dopo La bella estate e Tra donne sole. Un romanzo tra realismo e lirismo pavesiano, che custodisce tutta la potenza visiva della sua scrittura. È la storia di tre giovani studenti, amici inseparabili: Pieretto, Oreste e l’io narrante (del quale non si conosce il nome). Amavano di sera vagabondare lungo le sponde del Po, chiacchierando e camminando fino a notte fonda, lungo la strada che portava alle colline.
“Eravamo molto giovani. Credo che in quell’anno non dormissi mai ... parlavamo di questo mondo, della pioggia e del sole, e tanto ci piaceva che andare a dormire ci pareva di perdere davvero tempo.“
Trascorrevano le sere d’estate seduti su di una panchina, all’uscita dal cinema o dalle osterie, fino all’alba, o lungo i sentieri dei boschi, anche quando i discorsi erano terminati. Insieme ad attendere l’aurora, lontano dai rumori e gli odori della città. Discutevano del mondo, della vita,
ma non parlavano mai di donne, le donne, quelle che separano, sarebbero venute più tardi.
Oreste, semplice ed ingenuo, studiava medicina e la sua famiglia abitava in campagna in un paese vicino Torino. Aveva affittato una stanza e la sera mangiava in trattoria. Pieretto, tra i tre considerato l’intellettuale, con il protagonista narrante studiava, invece, legge. Una notte, mentre camminavano per le strade su in collina, incontrarono il giovane Poli, figlio del proprietario della tenuta Il Greppo, grassoccio con il viso ancora infantile, riconosciuto da Oreste perché viveva nei pressi della sua proprietà terriera. Poli era in macchina, svenuto, sotto l’effetto della cocaina. I tre ragazzi, nel prestargli soccorso, conosceranno la sua torbida storia: sposato con Gabriella, stava fuggendo da Torino perché l’amante, Rosalba, lo assediava da più giorni. Una serie di vicende li vedrà frequentarsi assiduamente ed infine accettare l’invito alla sua villa, nella tenuta in collina. I tre studenti rimarranno affascinati dalla vita senza scrupoli e senza pudore del giovane Poli, abbronzato in maniche di camicie e catenina, per il quale vivere senza contrasti era banale. Le loro giornate trascorreranno tra bevute notturne, ascoltando musica, nel divertimento più sfrenato e discorrendo di Gabriella, la giovane moglie di Poli, bella e sensuale.
"Ho ripensato tante volte a quell’incontro, alle giornate che seguirono lassù."
Il diavolo sulle colline è uno dei romanzi di Pavese del mio periodo adolescenziale durante gli anni del liceo, la cui lettura ancora oggi mi stupisce per la sua modernità. È un romanzo sul conflitto, sul contrasto. Pagine divise tra il mondo contadino, una vita che scorre nella natura e nel rispetto dei suoi ritmi e la vita borghese opulenta, viziosa e annoiata. L’innocenza dei tre ragazzi viene contrapposta, dall’autore, all’anticonformismo del giovane Poli; come le colline, che sono un luogo di silenzi e riflessioni, alla città caotica e perversa.
“C’era il piacere di pensarci di notte, sotto la grande luna che diradava le stelle, e sentire ai nostri piedi, da ogni parte, la collina segreta che viveva la sua vita.”
È il racconto della vita, tra il quotidiano e il simbolico, come solo sapeva narrare Pavese, alla ricerca del mito e della bellezza sempre all’interno di un gioco di contrasti, tra contraddizioni e conflitti, in un crescendo estetico e tragico, che la realtà gli sapeva offrire.
Il diavolo sulle colline
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