Paesi tuoi
- Autore: Cesare Pavese
- Categoria: Narrativa Italiana
"Paesi tuoi" segnò l’avvio dell’opera narrativa di Pavese. Pubblicato nel 1941, fu una delle prime prove di quel neorealismo di cui tanto si parlerà in seguito. Fece subito rumore, suscitò entusiasmi, scandali, discussioni, stroncature; ma soprattutto rivelò un solido nuovo scrittore. "Il racconto di Pavese è così intimamente mosso e commosso, scrisse allora Pietro Pancrazi che, nel complesso, vince anche la difficoltà dell’arte poetica che si è imposto. Si sente che i personaggi e i paesi del suo dramma gli hanno parlato nel sangue prima ancora che nell’arte. C’è in "Paesi tuoi" un’esigenza umana, e un movimento, un piglio di scrittore serio, che non ingannano." (Note di copertina)
Berto, meccanico, e Talino, contadino, si sono conosciuti in carcere a Torino ed oggi escono insieme dalla casa di reclusione.
Talino chiede a Berto di seguirlo fino a casa, a Monticello. Lì, dice, si potrà dedicare all’assistenza delle macchine della sua famiglia: trattore, mietitrice, e così via.
In un primo tempo, Berto declina l’invito, poi decide di seguirlo. Monticello si trova nelle Langhe e dal momento in cui il protagonista lascia Torino, la città, per la campagna di Talino, di fatto lascia la propria vita precedente, per una vita nuova, una sorta di redenzione, una seconda possibilità.
Fin dal viaggio in treno, esplode la forza primitiva della campagna, in particolare la sua forza ’olfattiva’: tutto ha un odore forte, preciso, inebriante. Un odore di verità.
Arrivati a Monticello, sono accolti spartanamente dalla famiglia di Talino, costituita dal vecchio e violento padre-padrone, sua moglie e le numerose figlie.
Tra queste subito Berto viene attratto da Gisella, che unisce l’aspetto fisico gradevole ad una malizia contadina che riempie il protagonista, e il lettore, di un sano desiderio, tuttavia inestinguibile, irrealizzabile.
Ed intuisce che qualcosa di strano c’è, qualcosa di proibito scorre tra Talino e Gisella.
Il lettore li osserva, incuriosito ed anche preoccupato.
La scena diventa fosca, patriarcale, maschile, maschilista.
La storia diventa impietosa, il ritmo serrato e si arriva ad un epilogo tragico (il rischio lo avevamo subodorato anche noi lettori).
Romanzo crudo e deciso, termina con Berto che torna alla sua città, il sole che di nuovo sorge nella dissanguata campagna così come pietoso scalda anche il noce della tomba di Gisella.
La narrazione è intensa, forte, come solo il mondo della campagna sa esserlo.
Il linguaggio è gergale, caratteristico, ma sempre fluido, quasi musicale.
Ti appassioni alla storia, sembra di esserci dentro veramentre, senti l’asprezza del fieno che a tratti punge, senti l’odore dell’erba dopo una notte di pioggia, una vera notte. Opera prima drammatica, necessaria catarsi di un peccato originale.
Paesi tuoi
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Potente romanzo di un’ Italia contadina, semplice eppure tragica, Pavese sembra aver compreso la lezione degli americani che ha lungamente tradotto, senza però tradire le proprie origini piemontesi e italiane.