Il dolore di Manfred di Robert McLiam Wilson

Il dolore di Manfred è la storia di un uomo ormai anziano e della sua profonda solitudine. Vive nella sua casa, schivo e appartato. E’ segnato da una sofferenza fisica, un male che sente crescere in lui, che non vuole confidare a nessuno, e da una più profonda sofferenza psicologica legata ai ricordi della guerra. Sono vent’anni che incontra sua moglie Emma, una volta al mese, su di una fredda panchina a Hyde Park, senza mai guardarla in volto, non gli è concesso. E’ un appuntamento al quale non si è mai sottratto, anzi, l’attesa di quell’incontro lo vive febbrilmente, spesso lasciandosi andare ai ricordi della vita trascorsa. Lasciare sua moglie lo ha mutato in cenere. Senza di lei la sua vita si è trasformata in un universo brullo e desolato. Il suo è un dolore implacabile, una pena profonda segnata dal senso di colpa e dal rimorso e non si dà pace per aver perso la donna che ha tanto amato.

La storia viene narrata dall’autore in un intreccio di avvenimenti del passato e del presente. Il giovane Manfred, ebreo, allo scoppio della seconda guerra mondiale è in Africa Settentrionale a Beda Fomm, dove l’offensiva britannica era più forte. Era così giovane che la guerra che andava a combattere gli sembrava estranea. Il suo battaglione era predisposto anche al recupero dei cadaveri dei soldati o di ciò che ne rimaneva e ben presto quell’orrore iniziò a penetrargli dentro, nell’anima e nel corpo, senza potersene più liberare. Bengasi, El Alamein, l’inverno nelle trincee del deserto battute da venti gelidi e sferzanti e dopo l’Africa, Cassino, dove altri orrori lo attendevano.

“ In quell’assalto finale a Cassino, Manfred vide di cosa sono capaci gli uomini. Qualcuno era riuscito a convincere migliaia di uomini che fosse nel loro interesse avanzare a passo doppio verso un centinaio di tonnellate di artiglieria nemica. Se è possibile convincere degli uomini a morire, è anche possibile persuaderli senza difficoltà a uccidere.“

Rientrato in Inghilterra, alla fine della guerra, riprende la sua vita in una Londra che non è più la stessa, la città ha cambiato volto. Conosce Emma, una splendida ragazza ebrea, unica sopravvissuta della sua famiglia ai campi di sterminio a Birkenau. Anche il passato di Emma è stato difficile: privazioni, deportazioni e l’olocausto. Impossibile dimenticare tutti quei morti senza ragione. Dopo un anno sono marito e moglie.

"Emma era una ragazza di una bellezza incomparabile, da far diventare matti, una bellezza che racchiudeva in sé il soffio vitale di altre bellezze. Il suo viso era un paesaggio, una mappa di piaceri in cui era possibile ritrovare alberi, sigarette, pasti deliziosi e altre gioie."

La loro felicità viene rallegrata dalla nascita del figlio Martin, ma i fantasmi che Manfred era riuscito a dominare fino allora sembrano riprendere vigore. Impotente di fronte al destino e agli orrori, i mali della guerra avevano messo radici nel suo animo e lo consumavano. La sera, quando rientrava a casa dal lavoro, la sua rabbia esplodeva in tutta la sua violenza. Ormai vecchio, seduto sulla panchina, ricorda tutta la sofferenza che ha causato. Il dolore si è trasformato in quel male in fondo allo stomaco, che non gli dà pace e che lo piega in due. Vuole espiare in silenzio, desidera con tutto se stesso morire.

Il dolore di Manfred è un romanzo coinvolgente e triste. Una lettura carica di pathos per la scelta di un uomo che nel rifiuto del perdono nega la sua redenzione. Il giovane scrittore irlandese, Robert McLiam Wilson, commuove e conquista anche con questo romanzo, così come è stato per Eureka Street. Nel Il dolore di Manfred esplora alcuni lati oscuri della nostra personalità, indaga l’amore nelle sue morbosità, comprende il dolore vissuto come espiazione entrando, con una straordinaria bravura, nelle pieghe dell’anima di un uomo giunto alla fine della sua vita, rivelandoci quanto la fragilità sia un valore umano. Lettura consigliata!