Il fantasma della Val Cismon 1883-1917. Il forte del Covolo di Sant’Antonio e la battaglia per Fonzaso
- Autore: Luca Girotto
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Un’ampia ricerca, in un libro di particolare pregio grafico e iconografico, dedicato a qualcosa che non c’è più. Uno spettro, secondo l’autore, il trentino Luca Girotto: Il fantasma della Val Cismon 1883-1917. Il forte del Covolo di Sant’Antonio e la battaglia per Fonzaso è il titolo del volume, pubblicato a giugno dalle edizioni DBS di Seren del Grappa (2021, 356 pagine), con oltre 280 foto e cartine, in gran parte inedite.
È il quarto di un ampio studio monografico sulle fortificazioni permanenti realizzate dal Regno d’Italia tra il 1800 e il 1900, a difesa del settore di confine tra le valli del Brenta e del Cismon. I primi tre si sono soffermati sulla Tagliata del Tombion, sullo sbarramento di Primolano e sulla più imponente tra le opere corazzate del sistema, il Forte Leone su Cima Campo.
Si tratta del saggio storico più recente, quindi, di una consistente produzione editoriale di Girotto, dirigente medico appassionato di storia ed esperto di edilizia castellare medioevale nella valle del Brenta, impegnato dal 1987 nello studio della Grande Guerra e nella ricerca di reperti sul fronte Valsugana-Lagorai-Val Cismon.
Accompagna i lettori in una sorta di canyon, nel quale dopo la terza guerra d’indipendenza contro l’Austria si studiò di edificare una fortificazione, a sbarramento del percorso obbligato — conca di Arten, Fonzaso, Arsiè, Primolano — che nell’ipotesi di un’invasione le truppe imperiali avrebbero dovuto percorrere in zona, per sboccare nella pianura veneta occidentale.
Costruita e denominata Tagliata del Covolo di Sant’Antonio, mai utilizzata, la fortezza venne demolita dal Genio militare italiano nell’autunno 1917, durante l’arretramento verso il massiccio del Grappa dopo Caporetto, per non lasciare materiale bellico agli austroungarici. Gli occupanti trovarono solo rovine e volendo riattivare la strada verso la bassa Val Cismon le rasero al suolo, cancellando ogni traccia della costruzione.
Un fantasma, dunque. Nella prefazione, lo scrittore feltrino Marco Rech ricorda le caratteristiche principali e si sofferma sulla presenza fisica perduta e la scomparsa dallo spazio e dal tempo. Il lavoro di Girotto ribadisce oltre cento anni dopo la fisicità del fantasma della vecchia fortezza e la riporta temporaneamente in vita nelle foto e schizzi d’epoca.
Finora tuttavia il Covolo è stato trascurato. Alla labilità della memoria popolare locale, che ha dimenticato presto la Tagliata, si è associata nel corso di un secolo la superficiale attenzione della storiografia agli eventi tra lo sfondamento del fronte carnico il 24 ottobre 1917 e il consolidamento delle difese italiane sulla linea Grappa-Montello-Piave, a costo di grandi perdite e sacrifici.
La demolizione della fortificazione di Fonzaso si aggiunse come ulteriore ferita al dolore e alla rabbia per l’abbandono, a causa della rotta di Caporetto, di posizioni strappate al nemico in trenta mesi di assalti sanguinosi. Dalla Val Cismon transitarono i reparti alpini in ritirata verso il massiccio veneto, sul quale la IV Armata si andava attestando per impedire al nemico di scendere a Bassano e minacciare la pianura lombarda. Si pensava come ultima ratio ad una resistenza sul Mincio, ma probabilmente sarebbe stato chiesto l’armistizio, riconoscendo la sconfitta.
Nello stesso tempo, l’avversario non colse il momento di scavalcare il Grappa prima che le difese italiane vi si potessero rafforzare. Il feldmaresciallo Conrad, giudicate insufficienti le sue forze a sfondare nella zona meridionale degli Altipiani, le aveva avviate l’11 novembre verso la Val Brenta, convinto che le quattro agguerrite divisioni del corpo d’armata del gen. Krauss fossero già nella conca di Feltre, per attaccare il massiccio dalla pedemontana tra Feltre e Arten. Girotto sostiene che Conrad era stato male informato o aveva volutamente frainteso le informazioni, perché questo spostamento rallentò l’intera offensiva contro il Grappa. Il grosso dei reparti di Krauss raggiunse Feltre il 13 inoltrato e solo il giorno dopo le divisioni di testa occuparono Arten e Fonzaso. Nella zona si verificò quindi una sosta non pianificata, protratta per le intere giornate del 13 e 14 novembre: quarantottore estremamente importanti per i fanti e gli alpini italiani, intenti a rafforzare alla disperata le difese sulla sommità del massiccio.
Sicché la Tagliata aveva assolto il suo compito di rallentamento, se non di sbarramento. Lo aveva svolto indirettamente, grazie alla collaborazione dell’anziano condottiero dell’esercito della duplice monarchia e senza sparare un colpo. D’altra parte, la fortezza era disarmata: all’inizio del conflitto l’avanzata italiana verso la Valsugana e il Lagorai l’aveva lasciata alle spalle e indotto i comandi italiani a spostare altrove tutte le artiglierie e mitragliatrici, oltre a gran parte delle dotazioni. Si può dire che nel 1916 il forte fosse del tutto sdentato.
Il volume è stato realizzato in collaborazione coi Comuni di Borgo e di Valdagno, la Biblioteca Villa Valle, l’Associazione storico-culturale della Valsugana Orientale e Tesino, l’Esposizione permanente della Grande Guerra in Valsugana e sul Lagorai.
Il fantasma della Val Cismon 1883–1917. Il forte del Covolo di Sant’Antonio e la battaglia per Fonzaso
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