Il filo dei giorni
- Autore: Maurizio Torrealta
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
Uno stato scosso da una serie di attentati che uccidono gente innocente. Mafie e movimenti terroristici che godono di coperture e depistaggi. Trattative tra apparati statali e cupole criminali. Intrecci tra malavita e politica… Storia italiana recente? Che andate a pensare: è lo scenario di un romanzo “Il filo dei giorni. 1991-1995: la resa dei conti”, edizioni Imprimatur, Reggio Emilia, pubblicato a gennaio del 2017 (pp. 252, euro 16,50), a firma di Maurizio Torrealta, volto noto del piccolo schermo.
È più di una fiction narrativa, è una cronaca sotto forma di romanzo, nella quale si può leggere in controluce molto delle pagine oscure della storia nazionale e della cronaca prima del Duemila.
Bolognese, nato nel 1950, avviato da sempre alla professione giornalistica e di chiaro orientamento progressista, con un passato da extraparlamentare di sinistra, Maurizio Torrealta è approdato in televisione prima come inviato di Michele Santoro, per la trasmissione Samarcanda (1987-92), poi come redattore del Tg3, per il quale ha seguito la stagione delle stragi di venticinque anni fa, Falcone, Borsellino, le scorte.
E proprio agli anni Novanta conduce la trama di questo thriller politico. Mentre la stagione dei partiti tradizionali sembra esaurita nel quarto decennio dopo il dopoguerra e soprattutto dopo la caduta del blocco sovietico, l’Italia è insanguinata da un gruppo d’azione, Falange Armata. Era un gruppo clandestino noto alle cronache di un quarto di secolo fa.
Si attribuiva stragi e atti terroristici, reali e fittizi, ha rivendicato le stragi del 1992-93, annunciandole qualche volta in anticipo e si presta al ruolo di organizzazione occulta romanzesca, dedita quasi più al terrorismo mediatico e informativo che a quello stragistico.
D’altra parte, fare leva sulla comunicazione e sul suo impatto nei confronti dell’opinione pubblica è un’arma che il terrorismo 2.0 dei nostri tempi cerca di sfruttare per amplificare la portata delle sue strategie. Basta vedere quale uso attento ne faccia l’ISIS. Fin quando doveva spaventare il mondo accreditando lo spauracchio della sua onnipotenza, il Califfato ha usato i media internazionali come strumento per diffondere filmati di proclami e scannamenti. Da quando ha cominciato a subire la controffensiva dell’Occidente, che sta riconquistando i territori dello stato islamico, Daesh ha ripiegato sulle immagini dei bambini colpiti dai bombardamenti di Assad, per cercare di fermarli impietosendo l’opinione pubblica mondiale.
Pur conservando una stringente logica narrativa, il romanzo di Maurizio Torrealta è al tempo stesso lo specchio di vicende realmente accadute e propone non pochi retroscena. Si potevano ricostruire sotto forma di dossier, di contributo cronistico, di storia, ma quegli argomenti restano tuttora sensibili, molti protagonisti sono ancora in attività e questo avrebbe esposto il lavoro a possibili disavventure giudiziarie. Da qui la scelta di travisare i nomi (non i fatti), operata dall’autore, seguendo un percorso narrativo molto vicino alla realtà. Non a caso, è stato uno degli ultimi giornalisti investigativi, prima di dedicarsi a insegnare il mestiere della cronaca ai giovani.
Sostiene di aver sempre cercato
“persone che sanno e non parlano, più di quelle che parlano e non sanno”.
I personaggi de “Il filo dei giorni” verità sono tanti, un vero coro: servizi deviati e non, italiani e stranieri, magistrati, giornalisti, politici, Forze dell’Ordine terroristi, mafiosi.
È illuminante la breve prefazione in cui Maurizio Torrealta illustra i suoi propositi. Si è dimostrato inutile attendere per ventiquattro anni che i processi sulle stragi del 1992-1993 consentissero di ricostruire il racconto del transito dalla prima alla seconda Repubblica e offrissero una spiegazione allo stragismo che aveva tormentato il Paese in precedenza. Sicché non è dalle aule dei tribunali che ci si può aspettare la verità. La storia di quegli anni non verrà solo dalle sentenze, né da un pur valido lavoro di scavo giornalistico. Ai magistrati spetta irrogare le pene su reati specifici, mentre il giornalista è legato al racconto del quotidiano. Resta quindi la narrazione che Maurizio Torrealta si è prefisso di realizzare,
“forse imprudentemente e presuntuosamente, per dare voce alle forze che si sono scontrate in quegli anni, fare uscire allo scoperto gli eserciti clandestini che hanno finanziato e condotto la guerra fredda contro un partito comunista, quello italiano, col maggior numero di iscritti tra quelli democraticamente eletti e pacificamente rappresentati in Europa”.
Un’azione condotta da organizzazioni criminali, non contro lo Stato, ma per conto di uomini dello Stato, e non solo del nostro Paese, ma anche per conto di quel Paese nostro alleato che ha orientato, con ingerenze occulte o palesi, molte delle decisioni politiche dei governi italiani nel secolo scorso.
Partendo dall’ipotesi realistica che le forze di governo e di opposizione siano più interessate a mantenere il segreto su quei fatti, anche come merce di scambio, “Il filo dei giorni” non può che fare ricorso allo sforzo collettivo di arrivare alla verità condotto da generazioni di magistrati, giornalisti, storici, ricercatori, familiari, poliziotti, uomini dello Stato.
“Per raccontare quello che con ostinazione è ancora taciuto o colpevolmente dimenticato”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il filo dei giorni
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