Il gioco
- Autore: Massimo Padalino
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
I gatti e gli uomini sono tra le poche specie animali a non accontentarsi di uccidere per nutrirsi. Esiste un legame invisibile che lega i piccoli felini e la razza umana ed ha a che fare con il piacere di uccidere senza uno scopo conservativo, che sia la difesa o la nutrizione. Un piacere, quello di torturare la propria preda, che rovescia il senso stesso della morte trasformandola in divertimento. In gioco. Un gioco fatto di regole, disciplina. Metodo. Tra un gatto che strappa lentamente la vita ad una lucertola o ad un topo a suon di artigliate e morsetti e il piacere viscerale di un serial killer nel far soffrire la sua vittima prima di decretarne la morte, le analogie sono tante. Con una sola, grande differenza: gli uomini, quando uccidono per scelta, sono consapevoli e capaci di riflettere su ciò che fanno, raggiungendo un piacere che non è solo fisico e istintivo ma anche mentale, razionale.
Con un sarcastico cinismo che ricorda il Bret Eston Ellis di “American Psycho”, Massimo Padalino, autore noto e apprezzato nel panorama della critica musicale italiana, tenta per la prima volta la rischiosa strada del romanzo partendo dalla campagna veneta, con i suoi
“gomitoli di sterpaglie che si rincorrevano a ogni alito di vento, le lamiere arrugginite che facevano capolino dal terreno privo d’erba, i campi deserti d’estate e ricoperti di brina d’inverno”.
Un set decadente e degradato in cui i grotteschi personaggi che popolano la scena, dal rozzo meccanico con la passione per le rapine alla perfida neo-strega, impegnata a tramandare le sue “tecniche” alla nipote-apprendista, si adattano alla perfezione. Personaggi apparentemente innocui, perfino buffi, che, in alcuni casi loro malgrado, si ritrovano a prendere parte ad un gioco in cui due piani criminali, uno pragmatico, l’altro trascendente, si intrecciano nel segno della morte.
Cugino Berto e il suo orrendo cagnolino deforme Asilvia; il suo mentore in fatto di rapine detto “La Ragione” (perché con lui è meglio non discutere); la strega 2.0 Mina, che per “copertura” alla sua attività principale si diletta a fare la maga in TV; sua nipote Lia, provetta apprendista e adolescente passionale; Edo, studente che immagina il mondo come un enorme formicaio e ama uccidere insetti; la trans Giacomo, costretta ad abbandonare la nonna moribonda e a partecipare ad un “colpo” che si prospetta rischioso quanto redditizio. È attorno a loro che ruotano gli eventi, le sorprese e le aspettative su cui la storia de “Il gioco” viene costruita.
Massimo Padalino, con la disinvoltura e la tagliente ironia che lo contraddistinguono anche quando scrive di musica, utilizza gli strumenti della commedia noir, ma li decontestualizza, immergendoli in un’ambientazione che si divide tra l’iper-realismo di una vita vissuta ai margini del degrado fisico e morale e le atmosfere visionarie di un mondo magico da fiaba horror. Come se si trattasse di un film di Tarantino, la trama prende forma pezzo dopo pezzo senza seguire l’ordine temporale degli eventi. Passato, presente, sogni e allucinazioni si alternano senza soluzione di continuità, dirigendosi verso il finale come un puzzle ricostruito tra la veglia e il sonno.
In questo romanzo tutto è un gioco. E come tale è imprevedibile, poiché segue sue proprie regole, godendo della libertà di chi si svincola da ciò che è razionale.
Il gioco
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