Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba

Il venti settembre 1905 Giannino Stoppani di Firenze riceve in dono un quaderno per il suo nono compleanno e decide così di tenere una sorta di diario per descrivere le sue giornate.

Comincia così Il giornalino di Gian Burrasca, dall’epiteto con cui il ragazzino veniva chiamato in famiglia a causa delle continue marachelle.
Capolavoro del sottogenere letterario definito "umoristico" oggi considerato principalmente testo per i bambini, il libro è, come quasi tutte le storie del passato con bambini protagonisti, destinato invece agli adulti. L’autore scrive nei primi del Novecento, nei primi anni del regno di Vittorio Emanuele III: il processo unitario in Italia seppure non completato (Trieste e Trento sono ancora sotto l’impero austriaco) è comunque consolidato e da nord a sud nessuno ha più nostalgie dei passati regimi forse anche per un mero fattore cronologico.

Contestualmente la borghesia ha migliorato la propria posizione giungendo a una relativa agiatezza ed è proprio in quest’ambiente caratterizzato da benessere ma anche da ipocrita perbenismo che si muove il piccolo protagonista della storia e i suoi familiari. Giannino gode dei privilegi del suo appartenere a una classe non egemone ma stabilizzata economicamente: in famiglia si fanno spesso delle feste, c’è un grande salone, servitù e lui mangia panini con burro e marmellata mentre la mamma invita le amiche per il tè. Gli adulti, ovvero la classe "al potere" non accettano di cedere le posizioni conquistate rifiutando qualsiasi contatto con il "nuovo" rappresentato dal piccolo Giannino che compie monellerie, non per "cattiveria" o mala educaciòn bensì perché non avvezzo ai compromessi e alle mezze verità che sono invece di uso comune in età adulta. Il protagonista si mette nei guai per ingenuità più che per una sbagliata disposizione d’animo e con garbata ironia Vamba rimarca il gioco degli equivoci e di fraintendimenti che coinvolge Gian Burrasca inducendolo all’errore.

Scritto con fare scorrevole e linguaggio accessibile a tutti, il libro è una ventata di umorismo e anche un interessante spaccato di una società in crescita in un’epoca felice che non immaginava che l’uragano della guerra di lì a pochi anni si sarebbe abbattuto per distruggere una società forse troppo chiusa. Comunque attuale soprattutto per rivedere relazioni poco chiare tra genitori e figli.