Il mondo di Belle
- Autore: Kathleen Grissom
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2013
“Era primavera. Non avevo ancora capito che il trauma che avevo vissuto si era portato via la mia memoria”.
In una mattina di aprile del 1791 la piccola Lavinia Mc Carten era appena giunta a Tall Oaks, la piantagione di tabacco nella Virginia del Sud di James Pyke, facoltoso mercante e proprietario di una nave. Era stato lo stesso capitano Pyke, il quale non era alto ma si imponeva per la corporatura e la voce possente, a raccogliere la bambina dalla sua nave, arrivata in America dall’Irlanda dopo una lunga e travagliata traversata attraverso l’Oceano Atlantico. Lavinia aveva visto morire entrambi i genitori durante il viaggio mentre suo fratello maggiore Cardigan era stato separato da lei dopo lo sbarco.
“Sapevo solo che, quando mi ero svegliata, incastrata tra casse e sacchi, avevo scoperto con orrore di non sapere dove fossi, di non ricordare il mio nome”.
Malata e debole, Lavinia era stata condotta da Pyke nelle cucine della sua dimora per far diventare da subito quella esile bimbetta di 7 anni “il nuovo aiuto in cucina”, un sistema per incassare il prezzo dei biglietti della traversata che i Mc Carten per forza di cose non avevano potuto saldare.
“Quando un suono o un profumo riportavano in superficie un’altra immagine, spesso quest’ultima era sufficiente a scaraventarmi in un abisso di dolore”.
Nell’enorme casa rivestita di assicelle bianche con una veranda che occupava l’intera facciata e nei cui lati degli ampi gradini d’accesso c’erano delle colonne imponenti avvolte da glicini in fiore, vivevano la moglie del capitano Miss Martha, e i loro due figli: l’adolescente Marshall e la piccola Sally. Sul retro della dimora, in cima a una collina, vi erano i locali della cucina della piantagione all’interno dei quali vivevano e lavoravano una piccola comunità di schiavi di colore. Qui Lavinia era stata condotta tra le grandi compassionevoli e amorevoli braccia di Mamma Mae che “teneva tra i denti una pipa fatta come un tutolo di granturco”, sorvegliata dal sorriso di Papà George “gigantesco orso bruno”, e rallegrata dai giochi con le gemelle Fanny e Beattie. Gli altri figli di Mamma Mae e Papà George erano Dory la primogenita e Ben “un ragazzo socievole dalla risata profonda e calorosa”. Se era stato all’anziano Zio Jacob che il capitano aveva affidato Lavinia, era al mondo della materna Belle che d’ora in poi la bambina avrebbe dovuto sottostare. Occhi verdi, capelli neri e lucidi raccolti in una grande treccia, “la pelle marrone più chiara di quella di Zio Jacob”, la diciottenne Belle era la figlia illegittima che il capitano Pyke aveva avuto da una schiava nera.
“Finché Mrs Pyke, mia nonna, che mi considerava la luce dei suoi occhi, rimase in vita, la casa padronale fu anche la mia casa, ma dopo la sua morte tutto cambiò”.
Lavinia, topolino spaventato dal mondo, avrebbe trascorso l’infanzia e la prima adolescenza in una sorta di terra di nessuno, appesa tra schiavitù e libertà, inconsapevole della differenza del colore della sua pelle e di quella dei componenti di un clan che la ragazzina considerava come la sua famiglia.
“Nonostante non fossi certa della mia posizione all’interno della famiglia, cominciai a credere davvero che ci fosse un posto anche per me”.
Là, nella casa padronale dove il capitano Pyke restava solo il tempo necessario per sconvolgere tutto, si consumava la solitudine di Miss Martha da lei vanamente lenita con massicce dosi di laudano e la sofferenza interiore di Marshall vessato fisicamente e psicologicamente da Mr Waters il suo istitutore. Nei campi di tabacco gli schiavi assaggiavano la frusta di Rankin il sorvegliante razzista e violento che Mamie la governante di Rossella O’Hara di Via col vento di Margaret Mitchell non avrebbe esitato un attimo a definire “straccione bianco”.
Il mondo di Belle (Neri Pozza, 2013 - titolo originale del volume: The Kitchen House) è l’indimenticabile romanzo d’esordio di un’autrice che rivela la sua grande sensibilità nel narrare una storia emblematica nell’America Sudista la quale una manciata di decenni dopo sarebbe piombata nella sanguinaria e cruenta Guerra di Secessione. Per la redazione di questa storia raccontata dalle voci di Lavinia e Belle, che si svolge nel periodo tra il 1791 e il 1810, la Grissom ha tratto ispirazione da una vecchia mappa trovata all’interno di un’antica piantagione in Virginia. L’autrice ha inoltre visitato numerose piantagioni, studiato storie di schiavi del periodo e intervistato persone afroamericane i cui antenati erano stati schiavi.
“Bambina, tu devi mangiare. Devi mettere un po’ di carne su ossa. Ecco adesso inzuppo questo in sugo, e tu mangi e diventi forte come Mamma”.
Era fondamentale per la scrittrice rendere il più veritiero possibile il dialect cioè il modo di parlare degli afroamericani del tempo e trasportarlo nelle pagine di un romanzo moderno. Kathleen Grissom ha scelto un inglese fortemente sgrammaticato che la bella traduzione di Chiara Brovelli ha saputo rendere al meglio scegliendo di far parlare gli schiavi di colore come stranieri, come soggetti parlanti una lingua non propria. Il che corrisponde esattamente al testo originario del romanzo.
“Ho diciotto anni, sono grande abbastanza da sapere che cosa voglio: la cucina è la mia casa e, qualunque cosa succeda, niente mi costringerà ad andarmene. Non mi importa quello che dicono, non voglio nessun affrancamento. Quelle carte sarebbero solo un modo per permettere al capitano di allontanarmi”.
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