Il nostro momento imperfetto
- Autore: Federica Bosco
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2018
Federica Bosco, una delle scrittrici contemporanee più apprezzate, nel suo ultimo romanzo, "Il nostro momento imperfetto" (Garzanti), si cala in un nuovo personaggio femminile: assumendone l’io narrante, ci racconta come sia difficile accettare la felicità quando si ripresenta dopo una grandissima delusione.
Alessandra è una quarantacinquenne realizzata e per bene, ha una relazione stabile e un lavoro altrettanto stabile come docente di fisica all’università di Torino.
Da quattro anni convive con Nicola, conosciuto ad una cena fra amici, “quattro anni, giusti, onesti, lineari”, così almeno crede.
Non importa se non hanno figli: la sua vita scorre sicura nella quotidianità della sua presenza rassicurante. Perciò, scoprire per caso un semplice messaggio su WhatsApp alle otto di mattina “Buongiorno amore” non può non mandare in frantumi ogni certezza e provocare una serie di domande, alle quali, una breve ricerca nella borsa della palestra e il ritrovamento di un cellulare (senza nemmeno un pin impostato) e dei preservativi, danno ogni risposta.
Alessandra rimane sola e i sensi di colpa sono dietro l’angolo:
Un uomo viene definito onesto perché non ha mai rubato, rispettoso perché non ha mai picchiato nessuno, innamorato perché non si è mai dimenticato un compleanno, ma se ti ha tradito un numero imprecisato di volte, be’, quella, sotto sotto è colpa tua: evidentemente non eri all’altezza delle aspettative, che non sapevi di avere infranto.
La donna vorrebbe elaborare il lutto da sola e concedere il tempo necessario alla sua anima di ricomporsi. È invece costretta a seguire la via del buon senso: consapevole che nulla sarà come prima, riesce a “tornare nel mondo dei vivi”, simulando la felicità per qualche ora al giorno, soprattutto a beneficio della madre, che non sopporta i depressi e non si è risparmiata, in passato, critiche e perplessità sulla relazione della figlia.
Del resto, trovare conforto in famiglia non è facile: se il padre è uno psicologo di rara mitezza e sensibilità, la sorella Gaia sembra nata per dare, fin da piccola, filo da torcere alla madre. Studi universitari interrotti, un lavoro nuovo ogni tre mesi, due figli – Apollo e Tobia – con due uomini diversi, entrambi nullatenenti, che l’hanno costretta a tornare a vivere con i genitori.
E quando Gaia le chiede di tenere i nipoti per tre settimane, Alessandra non può dire di no:
I ragazzi arrivarono a casa una sera, accompagnati da mia sorella, che li mollò davanti alla porta come fossero due bottiglie del latte e li salutò scappando via perché era in ritardo per il volo.
I due entrarono in casa silenziosi come monaci zen, mettendomi non poco a disagio perché capivo perfettamente la loro posizione di esodati: due piccoli profughi con il trolley, sloggiati da casa perché la loro mamma snaturata voleva seguire un corso di fotografia a Berlino.
I due nipoti, che sono cresciuti prima del tempo diventando due mini-adulti, strani, senza amici – vittime inconsapevoli, ma che danno vita a dialoghi divertentissimi –, ambiscono solamente ad avere una vita tranquilla e stabile; la loro presenza discreta aiuta Alessandra a pensare meno a Nicola e al senso di fallimento che spesso ancora si ripresenta.
Normalità è anche, per Apollo e Tobia, frequentare un corso di nuoto e, per Alessandra, conoscere Lorenzo – “un bell’uomo, alto, con gli occhi e i capelli chiari, apparentemente solare e presumibilmente divorziato”.
Si dice che la vita non ci mette davanti a prove più grandi di quanto siamo in grado di sopportare e che ci fornisca, al bisogno, un’ancora di salvezza.
Lorenzo – nonostante sia condizionato da una ex moglie malvagia e da una figlia adolescente viziata e incostante – potrebbe essere questo per Alessandra, che però si stanca presto del suo immotivato entusiasmo, della sua sfrenata fantasia, del suo troppo ottimismo e, soprattutto, delle promesse che non può mantenere.
Recuperare la fiducia in se stessi e negli altri, dopo un tradimento, è una delle prove più grandi: dopo aver provato la strada della vendetta e del perdono, Alessandra saprà raccogliere questa sfida e capire che anche in un momento imperfetto si può nascondere la felicità.
Come Federica Bosco spiega nei ringraziamenti:
Scrivere questo romanzo è stato motivo per me di immensa gioia e malinconia. Gioia per aver dato voce a personaggi così intensi da cui io stessa ho fatto fatica a staccarmi (specialmente da Apollo e Tobia) e malinconia per essermi resa conto di essere cambiata, cresciuta e, ma sì, diciamolo, invecchiata. Che le mie parole adesso hanno un suono diverso e questa, banalmente, è la consapevolezza del tempo che passa. Tempo che dobbiamo imparare a rispettare, accettare e vivere il più intensamente possibile.
L’autrice dà prova di grande maturità: in questo diciannovesimo libro – la cui trama rappresenta la somma delle vite di diverse persone a lei vicine – riesce a penetrare nelle pieghe più nascoste dell’animo umano, a raccontare con leggerezza sentimenti forti e situazioni difficili e a rischiarare con l’ironia anche le più complicate difficoltà della vita.
Un esito decisamente convincente, frutto della consapevolezza che la trasformazione del dolore può avere esiti imprevedibili.
Il nostro momento imperfetto
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