Il prato in fondo al mare
- Autore: Stanislao Nievo
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
Il giorno 8 giugno del 1961, le Poste Italiane ricordano Ippolito Nievo a cento anni della sua scomparsa con l’emissione di un francobollo commemorativo: il volto di Ippolito tratteggiato in azzurro su sfondo colore del mare e in primo piano il berretto da garibaldino e la sua opera maggiore, “Le Confessioni d’un Italiano”. Stanislao Nievo, pronipote di Ippolito osserva quel francobollo e avverte uno strano richiamo: il suo antenato lo spinge a cercare risposte sulla sua sparizione. Sarà questo l’inizio di una difficile ricerca storica e spirituale, per Stanislao Nievo, ricerca durata dieci anni e raccontata nel suo Il prato in fondo al mare .
Ippolito Nievo è un giovane capitano di ventinove anni quando muore. Aristocratico, colto e sostenitore di idee democratiche, deciso a combattere per la formazione di un’Italia repubblicana e così si arruola e partecipa alla spedizione dei Mille. Nievo per la sua attitudine all’onestà, durante le azioni militari garibaldine in Sicilia viene nominato vice intendente delle finanze. L’incarico è svolto con dedizione gli crea attorno diffidenze e ostilità.
Il giorno 4 marzo 1861, il giovane Ippolito, scrittore fecondo oltre che soldato, si imbarca sull’Ercole, un vecchio vapore inglese, più volte riadattato, una “carretta di mare” perché richiamato a Torino dalle autorità: Il colonnello Nievo deve assolutamente consegnare i carteggi riguardanti le spese della spedizione dei Mille e delle azioni di conquista dell’isola. Tutte le fatture, le numerose lettere di raccomandazioni e i documenti di affari inglesi in Sicilia sono stati accuratamente riposti e assemblati in un baule sul quale il giovane militare vigila in modo attento durante l’imbarco. L’intendente Acerbi che richiede la documentazione, nei giorni successivi al 4 marzo 1861, sollecita inutilmente il suo rientro a Torino: Ippolito è già morto.
La tratta Palermo-Napoli non è né una traversata lunga né particolarmente rischiosa; tuttavia, il vapore Ercole non arriva mai in porto a Napoli. Poche ore dopo la partenza dell’Ercole, parte, sempre dal porto di Palermo, Il Pompei, che arriva senza problemi in porto a Napoli. Come mai l’Ercole non attraccherà mai a Napoli? Perché non vengono avviate subito le ricerche del piroscafo? Perché non vengono cercati eventuali dispersi? Come mai non è rinvenuto alcun relitto né alcun superstite? Forse non si vuole scoprire la verità? Forse le autorità sanno già?
Molteplici sono le ipotesi sull’affondamento dell’Ercole: tempesta, tromba marina, sabotaggio delle caldaie, sovraccarico, addirittura la comparsa di un’isola vulcanica poi sprofondata. A questo punto, la voce narrante esterna che racconta fatti e valuta ipotesi dà spazio alla voce di Stanislao Nievo, che usando la prima persona, racconta la sua ricerca sulla documentazione dell’Ercole iniziando dall’Archivio storico di Napoli. La strada per scoprire cosa è accaduto all’Ercole è molto difficile: casi di omonimia, ben tre “Ercole” esistenti nello stesso periodo; carteggi ormai perduti. Stanislao cerca notizie anche indirette: archivio di Genova, quello di Torino, ovunque ci sia la possibilità, anche remota, di reperire informazioni. Quando ogni pista è stata battuta senza risultati, lo scrittore si affida a sensitivi, non importa dove essi abitino, basta solo che siano onesti, che non lo facciano per denaro. Bisogna localizzare, attraverso il loro aiuto, le coordinate più probabili dell’affondamento dell’Ercole e lì andare a scandagliare le profondità del mare. Non si può esplorare tutto il Tirreno meridionale, il mare è troppo vasto per cercare alla cieca e numerosi sono i naufragi in un quel tratto di mare, nelle cui profondità si collocano anche faglie di vulcani ancora attivi.
L’impresa di Stanislao è ardua. Lo scrittore con le indicazioni dei medium vince la sua paura e si immerge nelle acque del Tirreno, alla ricerca di qualsiasi segno dell’Ercole. Sarebbe fantastico per lui trovare un piccolo resto del prezioso baule guardato a vista dal giovane colonnello garibaldino e proprio per avere un segno, una labile traccia di verità scende negli abissi marini, “in un prato verde in fondo al mare”.
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La vicenda di Ippolito Nievo e della sua morte è uno dei grandi misteri italiani. Avvenuta nel 1861 ha attirato l’attenzione del suo pronipote, Stanislao che nel 1974 ne ha tratto questo romanzo.
E’ un testo molto strano e scritto in un modo postmoderno ( in un’epoca in cui non si parlava di questa categoria).
L’autore vuole capire perchè il suo antenato morì nel Tirreno mentre portava con sè documenti importanti dell’impresa dei Mille.
Stanislao Nievo racconta il fatto attraverso stravaganti incursioni nella parapsicologia, ma il mare nasconde il suo mistero.
E tuttavia l’autore lascia un testo sicuramente degno, nel XXI secolo, di essere riscoperto.
Detto questo, mi complimento con chi ha fatto la recensione veramente ottima. Brava.