Il prodigio
- Autore: Emma Donoghue
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2017
“Il prodigio” (Neri Pozza, 2017, titolo originale The Wonder, traduzione di Massimo Ortelio) è un romanzo storico della scrittrice, drammaturga e sceneggiatrice irlandese naturalizzata canadese Emma Donoghue che ha ricevuto una nomination agli Oscar 2016 per la Migliore Sceneggiatura non originale del film Room.
“Il viaggio non fu peggiore del previsto. Un treno da Londra a Liverpool, il traghetto notturno per Dublino, il locale della domenica fino alla cittadina di Athlone”.
Irlanda. Inizio agosto del 1859. L’infermiera inglese quasi trentenne Lib Wright era appena giunta nelle Irish Midlands. Il panorama che le si stendeva dinanzi, campi rigati di fogliame scuro e distese rossicce di torba non era particolarmente invitante. Pioveva e dalla carrozzella che la conduceva a destinazione la nurse poteva scorgere “altre catapecchie”, fienili e capanni. Era da poco terminata la Grande Carestia, e il villaggio ancora ne portava i segni. Lib, la quale aveva lavorato all’ospedale militare di Scutari durante la guerra di Crimea, era stata ingaggiata da un comitato di notabili locali, per sorvegliare per due settimane, l’undicenne Anna O’Donnell, che si rifiutava di assumere cibo da circa quattro mesi “se non l’acqua di Dio”. La volitiva e capace nurse Wright, addestrata dalla formazione rigorosa e dal metodo scientifico dell’infermiera inglese Florence Nightingale, si accingeva ad affrontare l’insolito caso O’Donnell, che candidamente dichiarava di nutrirsi di “manna dal cielo”. In una misera ma dignitosa catapecchia, Libby aveva esaminato accuratamente il “prodigio vivente”. La bambina, dai capelli ramati e dai grandi occhi color nocciola, mostrava una peluria sottile e incolore, labbra bluastre e dita e caviglie gonfie. Anna studiava nella sua spoglia cameretta e trascorreva il tempo leggendo, cucendo e “canto e prego”. Lib, dopo alcuni giorni di stretta sorveglianza per scoprire qualunque trucco, aveva intuito che Anna non stava fingendo.
“Anna O’Donnel credeva con tutta l’anima alla sua storia”
ovvero di poter vivere senza alimenti. Quindi la bambina era solo una paziente che camminava senza saperlo verso l’orlo di un precipizio e aveva bisogno di essere aiutata.
“Questa è una storia inventata, però trae ispirazione dalle cosiddette digiunanti vissute fra il Sedicesimo e il Ventesimo Secolo, bambine e donne di diverse età che sembravano in grado di vivere, anche per lunghi periodi, senza mangiare. Alcune erano spinte da motivi religiosi, ma non tutte”
ha scritto l’autrice in una nota alla fine del volume.
In una comunità rurale pregna di religiosità, folklore e superstizione, l’analitica mente di Lib indaga se l’ostinato rifiuto di Anna sia dovuto a frode o miracolo. Una narrazione magnetica e ricca di suspense, arricchita da una prosa efficace e avvincente, illustra la mistica personalità di una bambina sollevando l’annosa contrapposizione tra scienza e fede.
“Anna voleva lasciare il proprio corpo, abbandonarlo come un vestito vecchio”.
Il prodigio
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Siamo nella metà dell’Ottocento: Lib Wright, reduce dalla guerra in Crimea, dove ha esercitato la professione di infermiera accanto alla illustre Florence Nightingale, torna in Inghilterra. Qui viene convocata in Irlanda da un comitato, alla cui guida c’è il dottor McBrearty, per un incarico quanto mai singolare. Da qui prende il via il romanzo "Il prodigio" di Emma Donoghue.
Compito di Lib sarà sorvegliare scrupolosamente e ininterrottamente la piccola Anna O’Donnell, che pare non toccare cibo dal suo undicesimo compleanno, cioè quattro mesi prima!
In una Irlanda intrisa di credenze religiose, al limite della superstizione e del misticismo, i genitori e i vicini guardano alla bimba come al prodigio del titolo, ma il comitato, scettico, chiede l’intervento di Lib e della monaca Suor Michael, taciturna ed obbediente.
Le pagine del romanzo si susseguono come la sorveglianza della bimba, lente, ripetute, ferme e senza grandi variazioni di sorta, sebbene, la vigilanza serrata di Lib sembri far peggiorare le condizioni di Anna, che rimane, però, dolce, serena, a tratti ieratica. La ferma convinzione iniziale della infermiera, di smascherare un qualche inganno, in una manciata di giorni, comincia a vacillare ma al contempo, la preoccupazione per la salute di Anna, esige una presa di posizione da parte di chi, come Lib, non crede al "miracolo".
L’arrivo sul posto di un giornalista poi richiederà ancora maggiore sollecitudine nel risolvere l’enigma per evitare di esporre la piccola a un eventuale scandalo.
La prosa risulta quindi volutamente lenta, con un senso di angoscia latente che fa temere per una bambina, cui il lettore non può che affezionarsi e del cui destino sembra farsi carico solo la protagonista. Ma emerge anche un affresco ben fatto del rigido cattolicesimo dell’Irlanda di quei tempi, della condizione delle classi più povere, costrette a rifugiarsi in superstizioni e cieca obbedienza.