Il re della guerra - Sotto il nome di Roma - Il figlio perduto di Roma
- Autore: Roberto Fabbri
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2019
È nato a Ginevra, in Svizzera, è naturalizzato inglese, ha studiato a Londra, vive a Berlino. Robert Fabbri (o Roberto, come firma da noi) è un vero cittadino europeo, oltre che l’autore di una saga internazionale fortunatissima sull’imperatore romano Tito Flavio Vespasiano (9-79 d.C.). La casa editrice che vanta i diritti di Fabbri in Italia, Newton Compton, ha da poco riunito in un solo volume tre titoli di questa serie storica, “Il re della guerra - Sotto il nome di Roma - Il figlio perduto di Roma”. Sono da marzo nelle librerie, in un grande tomo della collana i SuperInsuperabili, tre romanzi in uno (1024 pagine, 9.90 euro in edizione cartacea, 6.99 l’eBook). In prima edizione italiana e in volumi singoli, i tre episodi - che sono il quarto, quinto e sesto della saga Il destino dell’imperatore - sono stati pubblicati da Newton Compton col titolo “L’aquila perduta di Roma (Il re della guerra)” nel 2015, “L’onore di Roma (Sotto il nome di Roma)” e “Il figlio perduto di Roma” nel 2017.
La passione per la storia romana e la grande civiltà latina, alimentata fin da giovanissimo da un’importante collezione di legionari di piombo (è arrivato ad averne 3500), aveva solo la necessità di trovare un protagonista valido che potesse sostenere il peso tecnico e temporale di una trilogia, incrementata poi ben oltre i tre titoli preventivati. È arrivata infatti a contarne otto, a gennaio 2019, con l’uscita di “Roma in fiamme”.
Altro requisito base per la scelta verteva sull’autenticità storica del personaggio. L’autore non voleva che primattori di fantasia interpretassero vicende storiche autentiche. Dallo studio incessante della storia di Roma si è fatta avanti la figura di questo imperatore salito dalla gavetta, dalla semplice aristocrazia terriera, in un’epoca di grandi sommovimenti politici, dopo Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone. Nel 68-69, l’impero conobbe in un anno addirittura quattro imperatori: prima Galba, poi Otone, Vitellio e finalmente uno che rimase sul trono per dieci anni, fino alla morte: Vespasiano.
Figlio di un centurione premiato con l’ammissione nella classe equestre e pur non avendo le doti brillanti del fratello Sabino, era un uomo capace, un bravo condottiero. Il suo cursus honorum è completo: tribuno militare in Tracia, vigintiviro a Roma (una magistratura minore, che sovrintendeva alla giustizia e alle strade), questore a Cirene, pretore sotto Caligola, legato (generale) della II Legione in Britannia. Dopo un periodo di disgrazia per l’ostilità di Agrippina, è governatore dell’Africa, guida poi la repressione della rivolta in Palestina e dal successo trae lo slancio per raggiungere in armi Roma e proporsi imperatore.
Le vicende raccontate dallo scrittore elvetico-britannico negli otto titoli coprono questa intensa carriera pubblica fino al massimo alloro. Di contorno, Fabbri valorizza, fa crescere e spesso morire un gran numero di comprimari, personaggi minori e comparse. Una per tutti è Cenis, ex schiava e stretta collaboratrice di Antonia, la figlia di Marco Antonio. Bella e intelligente, ha due anni più di Vespasiano. In quanto liberta non può sposare un patrizio, ma resterà il suo amore fin dal primo romanzo. Intanto, Tito Flavio ha bisogno di eredi e li vuole fortemente, sposa per questo Flavia Domitilla, che gli darà Tito e Domiziano, a loro volta imperatori.
Sono tante le figure maschili e femminili, ma si stagliano nel racconto anche altri protagonisti: gli intrighi, che a Roma sono lo sport preferito dagli aristocratici e fuori di Roma trovano interpreti straordinari, veri maestri del raggiro, del tradimento, del cambio di campo. Il britanno Velica, re degli Atrebati, si schiera coi Romani per favorire la pace sull’isola dopo secoli di guerre tra le tribù. C’è anche il principe Cogidubno, che prima ostacola le legioni poi si allea, per l’avversione nei confronti di Carataco, capo dei ribelli.
Nel primo romanzo del trittico, Vespasiano viene incaricato di recuperare in Germania l’aquila della XVII Legione, persa nella sconfitta di Teutoburgo. Narciso, Pallante e Callisto, gli infidi liberti di Claudio, pretendono questo successo dai fratelli Flavii a gloria dell’imperatore che ha scalzato l’odiato Caligola, ma non è ben visto dal popolo romano. Il merito del recupero viene usurpato, ma chi conta riconosce il valore dei fratelli e li mette al comando di due legioni inviate alla conquista della Britannia, popolata da tribù molto combattive, sebbene rivali tra loro.
Le vicende in terra britanna, compresi alcuni epici scontri, riempiono il secondo dei tre romanzi. Al termine, Vespasiano torna a Roma da vincitore, per ricascare nelle trame di potere e sotto potere. Anche il figlio, il giovane Tito, correrà i suoi rischi.
È nel 51 d.C. che prende le mosse il terzo titolo. Carataco è sconfitto e portato nell’Urbe, dove sopravvive al destino di morte, inevitabile per un sovrano battuto. Narciso, Pallante e Agrippina vogliono usarlo a favore della successione di Nerone a Claudio.
Vespasiano è spedito lontano, in Armenia, con la speranza che possa trovarvi una sorta avversa e togliersi dai piedi, ma l’amico Magno veglia su di lui, insieme al fedele Hormus. I successi di Tito Flavio crescono, pericoli e trappole vengono superati e occorre proteggere anche gli eredi dalle peggiori insidie, che non vengono dalle armi del nemico ma dalla politica e da maneggi infami di palazzo.
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