L’onore di Roma
- Autore: Roberto Fabbri
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
In Britannia, nel I secolo, mentre a Roma si trama alle spalle
Inganni e imboscate contro Roma in Britannia, intrighi e trame alle spalle del divo Claudio a Roma, a metà del I secolo, età d’oro dell’impero, fanno da sfondo al cursus honorum di Tito Flavio Vespasiano, che prosegue nella saga dedicatagli dallo scrittore Roberto Fabbri. Il quarto titolo, “L’onore di Roma”, edito da Newton Compton (412 pagine 12 euro), è appena nelle librerie, dopo “Il tribuno”, “Il giustiziere di Roma”, “Il generale di Roma”, tutti pubblicati dalla casa editrice dei Parioli tra il 2013 e il 2014.
Vespasiano è impegnato in terra britanna col fratello Tito Flavio Sabino, di cinque anni maggiore. Sono i legati (generali) di due delle quattro legioni impegnate ad espandere le conquiste nella nuova provincia insulare. L’occupazione romana si spinge verso il nord, ma i clan locali hanno cambiato tattica e non consentono più le stragi di guerrieri disordinati che affrontavano in campo aperto le coorti compatte. Erano caduti in 40mila sul fiume Afon, in appena due giorni, tentando di far valere una sterile superiorità numerica. Il coraggio temerario di Togodumno aveva rarefatto le schiere, gettando le tribù nello scoramento. Ora però il fratello Carataco guidava gruppi dei suoi 20mila armati in agguati, pur perdendo fortezze su fortezze davanti alle legioni in marcia.
Uomini coi capelli lunghi incrostati, i baffi cascanti e il torso nudo coperto di ghirigori verde-azzurri si scagliano addosso ai romani, più che da quei bruti impressionati dalle figure spettrali con lunghe vesti fluorescenti che si intravedono tra gli alberi. Alla guerriglia si aggiunge l’imponderabile: i boschi risuonano di grida spaventose e sembrano nascondere demoni che succhiano la vita di legionari isolati, senza che il dio Mitra possa proteggerli, in un paese che non è il suo.
Sabino è attratto in un’imboscata e catturato. Il capo dei sacerdoti druidi vuole celebrare un grande sacrificio nel solstizio d’estate (intanto è l’equinozio di primavera del 45 d.C.) e sarebbe ancora più prezioso propiziare agli dei offrendo in dono non uno ma due generali romani. Di certo, infatti, Vespasiano non abbandonerà il fratello al suo destino.
Alieno, un giovane principe britanno infiltrato tra i romani, riesce in poco tempo a far cadere in un tranello Sabino e a far fuggire Carataco da un forte conquistato dalla Legione Augusta, con Vespasiano in testa alle coorti ausiliarie incaricate di sfondare le fortificazioni, il compito più difficile.
C’è un piano in questo comportamento di Alieno, che con la sua conoscenza del latino e dell’organizzazione militare romana continua a disorientare ufficiali e soldati con falsi ordini.
Intanto, Claudio, zio dei Flavii, governa da Roma l’impero con a fianco i collaboratori per lui più fidati e invece meno affidabili, i liberti Narciso, Pallas e Callisto. Il vecchio imperatore non crede nemmeno alle voci sulla condotta scandalosa della moglie Messalina, la cui lasciva esuberanza sessuale è tanto ostentata da diventare proverbiale.
Esaltanti questi spaccati di storia romana. Si approfondisce, tra l’altro, la dura condizione degli schiavi, in mano a padroni violenti, senza scrupoli o freni inibitori. Lo si apprende dal racconto di Hormus, il servo celta acquistato da Vespasiano qualche mese prima.
Il bravo generale è in apprensione: la moglie Flavia e i due figli sono ospiti a corte, in un nido di serpi. Invia nella capitale l’amico Peto, per fargli assumere il ruolo di questore ed occupare un posto in Senato, mentre sull’isola continua a inseguire il principe ribelle e deve sempre liberare il fratello.
Non sempre il tradimento paga e grazie ad Hormus un agguato si ritorce contro i britanni. Alieno è catturato. Dai cadaveri dei drudi si scopre che coprono le vesti con un fungo luminoso che le fa brillare spettralmente di notte. Le maniere forti consentono a Vespasiano di sapere che il fratello è sotto custodia dei sacerdoti delle Sacre Fonti, che venerano un’antica dea, Sullis. Affrontando un’orribile reincarnazione della divinità e battendola, con il concorso di un ebreo, i romani liberano Sabino, ma perdono Alieno, che fugge ancora una volta.
Comincia un’altra ampia parte dell’avventura, ma il momento peggiore per il giovane legato sarà certamente il ritorno a Roma, il luogo più ostile per la gens Flavia.
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