Il ritorno del leone
- Autore: Francesco Mario Agnoli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2012
Chiunque ami la città di Venezia, almeno una volta nella vita, è arrivato a porsi due domande: cosa sarebbe successo se la Repubblica Veneta fosse sopravvissuta? Ma soprattutto, come avrebbe potuto salvarsi?
La sconfitta di Napoleone a Waterloo, il 18 giugno 1815, pose fine alle guerre combattute tra la Francia rivoluzionaria e le monarchie europee. Tra il 1° novembre 1814 e il 9 giugno 1815 i rappresentanti delle potenze d’Europa si riunirono a Vienna con l’obiettivo di ristabilire l’ordine nel continente ed evitare il rischio di nuove rivoluzioni. La Francia aveva distrutto gli antichi equilibri sociali e politici europei e il cancelliere austriaco Metternich fu tra i più convinti sostenitori di un efficace progetto di restaurazione da opporre ai cambiamenti avvenuti dopo il 1789. Nonostante fosse questo lo scopo dichiarato del Congresso di Vienna, alla prova dei fatti, gli interessi specifici delle maggiori potenze europee (Inghilterra, Austria, Prussia e Russia) risultarono divergenti. La Gran Bretagna era interessata soprattutto a consolidare la sua supremazia sui mari, rafforzatasi con le vittorie ottenute dalla sua flotta durante le guerre napoleoniche. Nel Mediterraneo gli inglesi si videro riconosciuto il possesso di Malta e delle Isole Ionie, che erano state parte dei possedimenti veneziani sino al trattato di Campoformio.
In pieno accordo con altri statisti, Metternich rifiutò la formazione di un qualsiasi tipo di stato nazionale unitario italiano: l’Austria unì la Lombardia e le ex province venete in Terraferma formando il Regno Lombardo-Veneto. Sempre in Italia si ebbe anche la restituzione a Vittorio Emanuele I di Savoia (1759-1824) dei suoi possedimenti, ingranditi con gli ex territori di un’altra repubblica, quella di Genova.
Il libro Il ritorno del leone, pubblicato nel 2012 dall’editore Il Cerchio, è un’ucronia scritta da Francesco Mario Agnoli in cui viene immaginata la lotta iniziata durante il Congresso di Vienna da una società segreta, la Bucintoro, per ricostruire la Serenissima come era e dove era (per citare le parole usate dopo il crollo del campanile di San Marco, avvenuto il 14 luglio 1902).
Agnoli è stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 1986 al 1990 e Presidente della II sezione della Corte d’Appello di Bologna, ha pubblicato numerosi saggi storici e questo “sconfinamento” nella narrativa viene anche dai suoi studi sulla caduta della Repubblica Veneta e le insorgenze antifrancesi scoppiate in Italia tra il 1796 e il 1815.
È interessante il fatto che l’autore abbia scelto di immaginare un processo storico completamente opposto ai sentimenti nazionali effettivamente sorti in Europa durante l’Ottocento: i paladini della resistenza veneta raccontata nel romanzo, infatti, sono fermamente convinti che la fedeltà a Venezia venga prima di qualsiasi distinzione di lingua e costumi, si sentono innanzitutto sudditi veneti prima che italiani, greci, slavi o albanesi.
Davanti a una simile trama il lettore colto non può che pensare subito a un abile capovolgimento de Le Confessioni d’un Italiano, tuttavia Agnoli ha compiuto una scelta originale e diversa dalle memorie fittizie magistralmente scritte dal Nievo, costruendo una finta raccolta di documenti curata da un finto studioso.
I testi riuniti a formare la storia degli eventi descritti sono volutamente lacunosi e lasciano spazio alla fantasia e alle interpretazioni dei lettori con un effetto molto affascinante. Le pagine del romanzo sono spesso popolate da personalità storiche reali: Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord (1754-1838), Daniele Manin (1804-1857), Nicolò Tommaseo (1802-1874) e Camillo Benso di Cavour (1810-1861) rivivono nella finzione letteraria come figure nuove e inedite.
Tra i personaggi reali citati dal protagonista c’è anche il Conte Giovanni Antonio Capodistria (1776-1831), il patrizio corfiota, nato suddito di Venezia, che, nella realtà storica, guidò la lotta nazionale ellenica contro gli oppressori musulmani e divenne il primo presidente della nuova Repubblica Greca dal 18 aprile 1828, venendo poi assassinato il 9 ottobre 1831. Proprio a lui, nel romanzo, viene fatta pronunciare una frase che in fondo è la chiave di tutto il libro:
"Qui a Vienna tutti proclamano di volere la Restaurazione, ma in realtà quasi nessuno la vuole. Meno di tutti l’Imperatore austriaco, i principi tedeschi e perfino lo Zar Alessandro. Il mondo che uscirà dai nostri lavori [quelli del Congresso di Vienna] sarà molto diverso da quello del 1789".
Nella sua introduzione, l’editore Adolfo Morganti ammette che chi non possiede una conoscenza adeguata della storia del XIX secolo non riuscirà a comprendere pienamente il testo e i punti di confine tra la Storia reale e l’immaginazione. Questo è certamente vero, però Il ritorno del leone è anche uno stimolo a studiare per decifrare l’ingegnoso gioco dell’autore, un esercizio divertente che potrebbe entusiasmare gli appassionati di Storia, che sono il pubblico a cui l’opera è rivolta.
Il ritorno del leone
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