Dopo il meraviglioso “Geologia di un padre”, Magrelli torna alla poesia pura, intrisa di presente e di ricordi a forma di dolore persistente.
Nascere con il sangue amaro, come se appena nati ci avesse punto una zanzara molesta. Valerio Magrelli ne soffre dal 1957, giorno della sua venuta al mondo.
Questo nuovo libro di poesie mette tutto insieme: idiosincrasie e passioni, rivolta civile e ironia politica.
Dall’amore per il figlio, che recita i versi della Divina Commedia mentre si fa la doccia, ai giovani che non trovano lavoro e stanno davanti ai bar, muti "vivi a metà"; le solitarie e a volte ridicole memorizzazioni dell’oggi, il pin, il puk, le password, tante (si vive di paroline che creano complicazioni se uno se le scorda).
Poi il rumore del vecchio phon mentre ci si asciuga i capelli, una "luccicanza" nel suo ronzio che ricorda il passato prossimo di una guerra orribile:
"sono arrivato a bruciarmi, tale è lo sforzo/ per afferrare il groviglio, il nodo acustico/ dell’asciugacapelli./ Perché il suo sferragliare non resta sempre uguale:/piú dura, piú si sciolgono gli intrecci/ del fragore, le voci si distinguono./ Sento dialetti slavi, minacce, spesso spari: / un giorno sono rimasto ad ascoltarlo quasi dieci minuti/ per seguire le fasi di un rastrellamento
in un lontano villaggio dei Balcani".
Poi apparentemente cambia tono e discorso e si mette a trovare delle parole per ogni mese dell’anno, con gioia sommessa; gli spunti di Magrelli sono la lettura di un quotidiano, libri, postille, spigolature.
C’è anche la voglia di uscire dalla nostra finitezza, di far parte del mondo:
"Impaurito dall’altezza e lontano da te,/ significa in ultimo:/ attratto da ciò che ci separa./ Il panico di chi teme di cadere/ riflette il desiderio di cadere,/ ossia di superare il vuoto che divide./ Tutto si intreccia, tutto si confonde/ per generare nostalgia."
Un ricordo di Totò, da anziano quasi del tutto cieco, che "vecchio e meccanico,
ma come caricato dalla molla d’acciaio del dialetto" si muove tra la folla. Nei suoi ultimi film, non potendo seguire le battute, viene doppiato, scrive il poeta.
"Totofonia blasfema, alle soglie dell’ombra./ Deposta la visione, deposta la parola,/
il corpo pinzillacchero discende nella Tomba."
Pinzillacchere appunto, la vita è dolorosa, ma anche divertente, passa presto e senza lasciare traccia di molti di noi.
Le parole di Magrelli sono intrise di un’ironia struggente, anche di tenerezza (per il figlio), ma anche disperate e a tratti cupe; questo librino è magico, necessario.
Il sangue amaro
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