Il segreto di don Ciccio
- Autore: Angela Sorace
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Se è a un noir che state pensando, siete fuori strada. Se immaginate storie di mafia, non è Il segreto di don Ciccio (Bonfirraro Editore, 2019) che fa per voi. Se, invece, siete pronti a lasciarvi trasportare in una Catania d’altri tempi, con i suoi strati e substrati culturali, Il segreto di don Ciccio potrebbe essere la lettura giusta. Ultima prova narrativa di Angela Sorace, pubblicata nell’ottobre 2019, il romanzo è infatti di ottima compagnia per qualsiasi appassionato del capoluogo etneo, che vi sia passato di sfuggita durante un viaggio o che ci abiti da trent’anni.
L’autrice catanese dimostra di conoscere l’anima più nascosta della città e ha la rara capacità di trasformarla a livello di trama in una rete di riferimenti culinari e architettonici, storici e leggendari, che non stancano e non pesano grazie alla loro stretta interconnessione con le vicende narrate dalla protagonista. Fin dall’inizio, infatti, capiamo che Angelica sta facendo ritorno in Sicilia dopo un lungo periodo di assenza dovuto a un pellegrinaggio compiuto verso Santiago de Compostela, in seguito al quale il contatto con la terra da cui proviene le risulta al tempo stesso dolcissimo e nauseante.
Il suo occhio clinico non trascura il degrado in cui versa il centro storico, d’altronde, sebbene la sua sensibilità la porti immediatamente a ricongiungersi all’antica bellezza del luogo, anche quando i suoi fasti sono ormai decaduti. Per di più, non potrebbe esserci maniera più affascinante di riscoprire lo splendore di Catania, se non quella di mettersi sulle tracce della famiglia Marchese di cui è discendente, nel momento in cui il ritrovamento del diario di un’antenata in occasione di una strana congiuntura meteorologica (e non solo) la spinge ad approfondire la ricerca.
Più nello specifico, caso vuole che un avo del personaggio principale fosse un certo Francesco Marchese, conosciuto anche come don Ciccio: a lui, a cavallo tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, era stato dato parzialmente in affitto il palazzo del barone Zappalà collocato nella celebre via Crociferi, a pochi minuti da via Etnea e da piazza Duomo. Lì, l’uomo si era quindi trasferito con la consorte e con i loro tredici figli, conducendo un’esistenza non proprio discreta e diventando famoso nei paraggi per via del suo carattere iracondo.
L’occasione narrativa e familiare si trasforma così nel pretesto per uno straordinario viaggio nel tempo, attraverso il quale si riscopre il volto di una Catania ormai dimenticata, con le sue casate nobiliari e le sue occasioni mondane, i suoi intrighi di potere e le sue diverse classi sociali. Proprio in questa seconda dimensione del romanzo si sviluppa, tra l’altro, una storia parallela, che vede alternarsi i fatti privati più singolari gli accadimenti pubblici più importanti, a partire dall’eruzione dell’Etna del 1910 fino ad arrivare all’entrata in guerra dell’Italia nel 1915 e all’epidemia di colera e tifo riportate sull’isola dal fronte a conclusione del primo conflitto mondiale.
In una simile commistione di destini individuali e collettivi, il fil rouge della famiglia Marchese acquisisce dunque la tripla valenza di restituire alla metropoli la ricchezza di tradizioni, gastronomia, arte e costumi collezionata nel corso dei secoli, di suscitare in chi legge la più viva curiosità sulla figura del collerico don Ciccio e, non da ultimo, di ripercorrere l’evoluzione storica di Catania dalla Belle Époque in poi, ovvero dal periodo in cui ha perso il suo status di città provinciale per acquisire quello di centro portuale e culturale di riferimento, tanto per il Meridione quanto per l’intera area del Mediterraneo.
Tali e tante peculiarità, ben congiunte mediante un ritmo sempre incalzante e un linguaggio evocativo, ma schietto, consentono un’immedesimazione rapida e costante con il testo, nonché con una protagonista dalla personalità sfaccettata, che è capace di guidare nei meandri più nascosti della propria famiglia e della propria patria perfino i più scettici.
A fine lettura, quindi, non si può che restare incantati di fronte alle riflessioni di Angelica-Angela, in parte autobiografiche e sollevare lo sguardo per osservare la Catania dei nostri giorni con occhi più attenti e commossi.
Il segreto di don Ciccio
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