Il sigillo di sangue. Anno Domini 1129-1148
- Autore: Italo Martinelli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
Come si agiva a Verona, 900 anni fa? Più o meno come oggi. Se Jaques Le Goff e Franco Cardini hanno ragione – e ne hanno – esistono dieci, cento medioevi, non uno solo. Di questi, quello raccontato magistralmente dal veneto Italo Martinelli è uno dei tanti, uno spaccato del grande millennio tra il quinto secolo e il quindicesimo, il medioevo di Verona, dalla costituzione in libero Comune alla Signoria di Cangrande della Scala. Un progetto colossale, il suo, di raccontare questa particolare parentesi storica per l’editoriale Sometti di Mantova e in ben undici volumi. “Il sigillo di sangue. Anno Domini 1129-1148” è il secondo, uscito nel giugno 2016 (pp. 494, euro 15,00), seguendo nel grande formato 17x24 cm il primo titolo, “La croce e la spada. Anno Domini 1117-1128”, pubblicato nel luglio 2014 sempre dall’editore mantovano.
Un lavoro minuzioso, attento agli eventi, ai personaggi, alle situazioni, ambientazioni, vicende e dettagli, grazie ad una ricerca storica condotta con la massima applicazione. Un lavoro che il ricercatore veronese sviluppa con impegno ma senza sforzo. Una passione nata sui banchi di scuola e cresciuta col tempo.
Molti conoscono Italo Martinelli per l’attività industriale di famiglia e per la presidenza della prestigiosa Fondazione Vecelli Cavriani di Mozzecane (VR), in tanti stanno imparando a conoscerlo anche come romanziere ispirato e storicamente puntuale. L’editore Valerio Sometti presenta quasi con affetto il "suo autore" come uno scrittore "raffinato, competente", un profondo e accorto cultore della storia del territorio.
“Come pochi altri romanzi sono in grado di fare, quelli di Martinelli riescono a trasmetterci e a dirci molto di più di tanti saggi”
aggiunge Valerio Sometti.
Solo romanzi i suoi testi? Indubbiamente le cadenze sono narrative, ma la precisione delle ricostruzioni ambientali, paesaggistiche, storiche li rende attendibili come un prestigioso, ampio lavoro storiografico sul medioevo. In effetti, il lavoro di Martinelli si sviluppa come una delle antiche chroniche degli annalisti medievali.
L’autore ha confessato in un’intervista di avere progettato sulle prime un unico volume, che a cose fatte sarebbe diventati un tomo monumentale di oltre tremilaseicento pagine:
“Assolutamente improponibile! Poi sono passato al web sul sito gliscaligeridiverona.it, dove ancora i capitoli dei singoli anni si succedono singolarmente e infine, su pressione dei lettori cartacei, al libro tradizionale”.
Lo studio della storia è assiduo, incessante. Deve necessariamente prevalere, Martinelli se ne dice certo, non soltanto per favorire la ricostruzione corretta degli eventi ma anche per rendere correttamente l’autenticità d’epoca: la cultura, il modo di parlare, i luoghi, le abitudini, l’abbigliamento, nel contesto dei più ampi "costumi e tradizioni" e finanche i vizi e i difetti. Sono le tante tessere del mosaico che insieme diventano narrazione.
“Più vado avanti” - riconosce il bravo Italo Martinelli - “e più mi accorgo che le tematiche legate all’epoca medievale aumentano. Ad esempio il ruolo della donna, la disabilità, la moneta, gli odori e i profumi, i giochi, la festa, il mondo dei fanciulli…”
Sempre l’autore chiarisce il peso della religione e dei religiosi in quell’epoca, già apparso prepotente nel primo titolo degli undici in progetto. Il medioevo veronese e non solo era permeato interamente
“da una specie di ‘fondamentalismo religioso’, in alcuni casi asfissiante”.
La Chiesa esercitava un controllo politico, sociale, morale al quale non era facile sfuggire. Lasciava tuttavia inesplorata – e di fatto libera – la sfera intellettuale e proprio per questo, fuori del controllo soffocante, si è potuto affermare in parallelo un sistema laico, indipendente, autonomo, che ha finito per prevalere. L’esempio viene dall’interno dell’apparato ecclesiastico stesso, con la fioritura di figure femminili di sorprendente indipendenza e levatura intellettuale. Italo segnala le grandi monache o badesse medievali, a partire da Ildegarda di Bingen (1098-1179), “una donna eccezionale, libera”, di origini nobili, che pur reclusa fin da bambina in un monastero di clausura arrivò a contestare ruolo e potere maschile, seguendo una sua visione riformatrice della funzione monastica. Nel romanzo, la monaca Armengarda è una sintesi di quelle figure.
A parte il piacere per chi conosce Verona e dintorni di riconoscere spazi e località, l’ampiezza della narrazione non consente di mettere in luce agevolmente una trama. Basterà dire che continua ad essere un’età di grandi edificazioni, ma anche di grandi scontri, di conflitti latenti e di scontri aperti e sanguinosi, di trame perfide sotterranee e di malattie ripugnanti.
Grosso modo come oggi, dopotutto.
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