Il tempo delle meraviglie. Le sorelle di Waldfriede di Corina Bomann

Il tempo delle meraviglie. Le sorelle di Waldfriede (Giunti 2023, titolo originale Die Schwestern vom Waldfriede – Wunderzeit, traduzione di Rachele Salerno) di Corina Bomann, l’autrice tedesca più amata dal pubblico femminile, è il quarto volume della tetralogia dedicata alla saga “Le sorelle di Waldfriede”, ispirata ai diari di Hanna Rinder, un’infermiera realmente esistita e vissuta tra le due guerre mondiali del Novecento.
Della serie sono già stati pubblicati in italiano L’ora delle stelle. Le sorelle Waldfriede (Giunti, 2022), Una luce nel buio. Le sorelle di Waldfriede] (Giunti 2022) e Giorni di tempesta. Le sorelle di Waldfriede (Giunti 2023).

Il sole del mattino splendeva luminoso sull’ospedale Waldfriede quando Christina mise piede sulla rotonda lastricata.

Zehlendorf, quartiere di Berlino, aprile 1948. Erano già tre anni che la città era divisa in quattro zone d’influenza. Infatti, gli alleati alla Conferenza di Jalta (4-11 febbraio 1945) divisero Berlino in quattro settori: la Francia controllava la parte nord-occidentale, l’Inghilterra quella occidentale, gli USA quella sud-occidentale, mentre l’intera parte orientale di Berlino rimase sotto la supervisione dell’Unione Sovietica.
Il Waldfriede si era ritrovato nella parte americana, ma nonostante ciò in quei tre anni il cibo e gli altri beni di prima necessità rimasero razionati e ridotti all’essenziale. I pasti erano calcolati per calorie e ogni giorno si pubblicavano le relative annotazioni, in modo che ognuno ricevesse la giusta razione.

In quel particolare giorno si apriva l’anno scolastico per il corso di infermiera. Christina era felice, notava i raggi del sole che facevano risplendere i fiori dei ciliegi nel parco dell’ospedale, certo i rami degli altri alberi erano per la maggior parte ancora spogli, ma non lo sarebbero rimasti a lungo. La primavera testimoniava che il tempo delle meraviglie sarebbe tornato presto e avrebbe dato i suoi frutti. Nonostante i danni causati dalla guerra fossero evidenti, il sole primaverile riusciva in qualche modo a mitigarli. L’imponente edificio principale era a due piani, con la facciata ricoperta di viti selvatiche, Hanna, da lontano, sorridendo aveva notato Christina fare amicizia con un’altra studentessa. Era un bene per la giovane, dalla vita travagliata, giunta all’ospedale anni prima, sedicenne profuga dalla Bassa Slesia, unica sopravvissuta della sua famiglia, traumatizzata dalle ferite della guerra.
Da quel momento in poi, grazie all’intercessione del Dottor Louis Conradi primario del Waldfriede fin dai primissimi giorni, il Waldfriede era diventato la casa di Christina, accolta come una figlia da Hanna. Gli anni erano passati, Conradi si era invecchiato, gli anni di stenti e di guerra gli avevano diradato i capelli. la barba si era ingrigita e le spalle si erano incurvate a causa delle ore passate al tavolo operatorio.
Ma i suoi occhi azzurri erano ancora pieni di forza e determinazione.

“Restava il cuore pulsante del Waldfriede”.

Per la stesura di questa saga emozionante arrivata al capolinea, l’autrice ha tratto ispirazione da eventi reali, avvenuti in un luogo e in un periodo ben definiti. Inoltre molti episodi e personaggi sono stati modificati e romanzati.
Il Waldfriede, uno degli ospedali più antichi di Berlino, situato nella zona Sud-Ovest, è uno dei pochi ospedali della città a disporre di una cronaca da cui si può apprendere molto sulla sua storia e sulle persone, che vi hanno vissuto e lavorato. È stata proprio Hanna Rinder, infermiera radiologa, assistente e braccio destro del dottor Louis Conradi, a scrivere la cronaca che va dal 1920, anno della fondazione dell’ospedale, fino all’anno del suo pensionamento, il 1956.
Straordinaria la figura di Hanna Rinder, che ha dedicato tutta la sua vita al Waldfriede, con sacrificio e altruismo ammirevoli.

Siamo più vecchi e saggi, ma siamo ancora qui. Ora andiamo ad accogliere la nuova generazione del Waldfriede.