Il tram di Natale
- Autore: Giosuè Calaciura
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2018
Piccolo racconto di Natale, certo non allegro né rassicurante, ma intenso, realistico, inquietante, commovente. Le poco più di cento pagine che Giosuè Calaciura ha appena pubblicato per Sellerio con il titolo, corredato da un’incisiva immagine di copertina, “Il tram di Natale”, ci raccontano un viaggio nella periferia più povera e degradata della Capitale, a bordo di un tram, il cui autista, spaventato dagli atti di violenza, che si susseguono quotidianamente a bordo dei mezzi pubblici, si è chiuso nel suo gabbiotto e lo ha addirittura foderato di giornali, così che nessuno possa disturbarlo mentre si accingeva, la notte della vigilia, a:
guidare da capolinea a capolinea, sino all’ultima fermata, periferia della periferia dove Dio si rifiutava di guardare, dove neanche per sbaglio si era mai addentrato.
Ma in quella, che per secoli si è chiamata la notte santa, è avvenuta una nascita e la grotta è proprio il sedile in fondo al tram, dove un bambino nero appena partorito è stato abbandonato, chissà da quale madre disperata. Il presepe simbolico che Calaciura ci racconta è la descrizione dei mali del nostro tempo: un anziano vedovo poverissimo, che ha trovato una giovane prostituta nera, malata, affamata, sofferente, che in cambio di una modesta cena, un gateau di patate, potrebbe offrirgli un’ora d’amore mercenario a bassissimo costo.
William è un ragazzo di colore che dorme in un casolare abbandonato, insieme ad altri disperati con cui condivide fame e precarietà: unica ricchezza, un coniglio bianco, a cui si era legato con tenerezza, proprio quella notte i compagni meno sensibili e più affamati l’avevano arrostito, costringendolo a fuggire in tram verso lo strano incontro con il neonato.
Un cameriere filippino, dopo aver servito una sontuosa cena in un appartamento in centro, fiero della sua giacca bianca immacolata, ora fuggiva verso casa sperando di riparare la macchia di caffè che poteva precludergli la certezza del posto di lavoro. Due ragazzotti violenti, fascisti, salgono sul tram dopo un’inutile giornata e colgono nella presenza dei neri l’occasione per esercitare la violenza della quale si nutrono: sono dei poveracci, però, con le calze bucate e forti solo del loro numero, che in questo caso li obbliga a lasciare la preda. Un’infermiera, al ritorno dal turno di lavoro in ospedale, dopo aver appreso la morte dell’anziana a cui dedicava il suo tempo libero, è l’unica che oserà toccare e controllare il neonato legato al sedile del tram. Lei immagina da dove viene, ha incontrato una ragazzina incinta, sola sotto una pensilina, in compagnia di una vecchia barbona pazza e immagina che quel piccolo sia il figlio partorito e abbandonato.
Una natività contemporanea, quella che Giosuè Calaciura ci consegna in questo struggente racconto, un tentativo di coinvolgere i lettori a non girare la testa altrove, di provare a fare i conti con una società sorda ai bisogni di tanti, troppi diseredati, malati, soli, disperati, vecchi e giovani, bianchi e neri, italiani e stranieri, violenti per ignoranza e disperazione, sensibili ma incapaci di manifestarlo in una qualità di vita appena accettabile. Sotto il sedile del tram, culla involontaria del piccolo, invece dei doni dei magi ci sono cinque euro, la banconota preziosa che avrebbe consentito ad un giovane padre di comprare al discount qualcosa di buono per la sua famiglia. Ecco il miracolo, ecco l’attimo di speranza, ecco il bambino sparito mentre il tram continua a correre senza più fermarsi e “sembrò a tutti una stella cometa”.
Il tram di Natale
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