Il veleno nell’anima
- Autore: Mariana Fujerof
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
Il veleno nell’anima (Butterfly, 2013), di Mariana Fujerof, è un romanzo coraggioso e allo stesso tempo intriso di passione e mistero. Racconta di odio e di amore, di vita e morte, come gli unici appigli essenziali ai quali le fragili esistenze dei protagonisti si aggrappano per non cadere vittima dei loro stessi destini, infausti e terribili.
Le prime pagine scorrono via veloci mentre leggiamo di come Ludwig e la sorella, di cui non conosceremo il nome, s’incontrano, dopo essere stati separati durante la loro infanzia. La ragazza, neanche maggiorenne, ha sempre vissuto in un collegio, legando con un’unica amica di nome Evelina e diventando vittima dei tormentati attacchi d’invidia e prepotenza di alcune collegiali.
L’arrivo del fratello e la notizia che vuole portarla con sé, è come pioggia calda in un inverno da sempre ghiacciato.
Egli è soltanto uno sconosciuto di cui ricorda molto poco che però le trasmette sin da subito sensazioni contrastanti che non ha mai provato per nessuno. Lei vive abbandonata in quel collegio nel quale mostra grosse difficoltà a relazionarsi con gli altri, nel vedersi bella perché non si è mai sentita veramente amata e compresa. Rinchiusa in questo alone spesso di grigiore e staticità, riconosce in Ludwig l’unica possibilità di essere finalmente libera. La sua timidezza è talmente radicata che non riesce neanche a guardarlo negli occhi e ancor più teme di essere guardata perché ha paura di non essere abbastanza bella.
La sensibilità spiccata dell’autrice le permette di creare un personaggio, avvolgendolo di mistero, perché ci priva consapevolmente del suo nome, in cui emerge forte la fragilità e la delicatezza di un’anima che ha bisogno di continue conferme dall’esterno e che crede ciecamente nell’unica persona che s’illude non le farebbe mai del male, ossia il fratello, sangue del suo stesso sangue.
Lo stile narrativo è caldo, sembra d’altri tempi, si addice particolarmente alle atmosfere create, senza contaminarle di una modernità che non gli appartiene. L’autrice sembra conoscere perfettamente quei luoghi, stili e ambientazioni, i protocolli comportamentali usati all’epoca. L’atmosfera è avvolta da un velo sottile e profumato, e noi che leggiamo abbiamo spesso la sensazione di spiare. Di spostare piano quel velo per cercare di carpire qualcosa in più perché siamo avidi di scoperte e pensieri che possano condurci a capire qual è la vera storia di queste due anime unite nella tragedia e nell’amore. Si avverte come un senso di sospensione, una nebbia rosea che sa di fiaba, ma fino a quando sarà così prima che arrivi la tempesta? Durante la lettura me lo sono chiesta spesso e le mie aspettative non sono state disilluse.
Oltre a lei e Ludwig che naturalmente occupano la maggioranza delle pagine del romanzo, ci sono altri due personaggi che spesso condividono con loro la scena. Costantino e Clotilde, anch’essi fratelli che sono legati, ognuno a suo modo, con i protagonisti di questa storia. Clotilde è stata una delle tante amanti di Ludwig ed è colei che fornisce la maggior parte degli elementi, peraltro quasi sempre negativi, con i quali è possibile creare un’immagine, anche se abbastanza sfocata e contraddittoria, di chi sia questo “eroe da romanzo” purtroppo così solo all’apparenza.
Costantino invece è un vecchio amico di Ludwig con cui condivide la passione per l’arte e in passato la partecipazione alla guerra, seppur su due fronti opposti, con la differenza che mentre Ludwig è sano e in salute, l’altro è vicino alla morte a causa di una malattia ai polmoni contratta in guerra, inalando gas tossici.
Due personaggi, le uniche presenze maschili di rilievo all’interno del romanzo, che per bellezza e carattere, si contrappongono sotto tutti i punti di vista e non a caso entrambi proveranno a loro modo amore per colei che è così fragile e delicata, per la fanciulla senza nome di questa incredibile storia.
Con il passare del tempo, lei è sempre più attratta dal fratello, cercando di nascondere le sue sensazioni che sa essere sbagliate. Comincia a desiderarlo ardentemente, ne desidera il corpo e la mente e la cosa più terribile è che non riesce a controllare le sue emozioni perché non ne comprende la natura. Ludwig non le è da aiuto. Si comporta con lei in modo strano e contraddittorio. A volte è premuroso, altre sembra prendersi gioco di lei in modo spudorato. Ad intensificare queste sensazioni le parole di Evelina che non lasciano trasparire dubbi sul modo in cui l’uomo viene percepito dall’esterno:
“La maniera in cui ti guarda, ti parla. C’è una sfumatura feroce in fondo ai suoi occhi.”
L’aria che si respira è torbida, il ritmo è lento, l’opulenza degli ambienti e delle frasi fatte e di circostanza, le apparenze che pesano più delle verità, diventa tutto palpabile grazie alla bravura dell’autrice. Una sensazione di attesa attanaglia la lettura, come se ci fosse un baule nero, antico e chiuso, che prima o poi dovrà essere aperto. E’ quasi come vedere l’autrice rigirarsi la chiave di quel baule tra le dita e centellinare con infinita pazienza i momenti più importanti che finalmente porteranno a comprende quali sono i misteri che si celano dietro le vite dei protagonisti.
Ludwig è un personaggio particolare e complicato. Mentre la sorella è chiaramente attratta da lui in tutti i sensi, così fragile ed indifesa, vittima inconsapevole del fascino ammaliatore che l’uomo esercita su qualsiasi donna, lui è un demonio di fascino e durezza, amante e carnefice delle stesse donne che sceglie e di cui subito dopo si stanca inesorabilmente. Com’è accaduto con Clotilde, che lo conosce bene e sa che è “un bambino viziato e vizioso” e che non potrà mai amare nessuno al di fuori di se stesso perché è avvelenato sino in fondo all’anima. Eppure con la sorella sembra diverso. La sua bellezza eterea lo ha rapito e lo ha condotto in un luogo in cui passato e presente si fondono in una maledizione senza tempo. Ciò che nessuno sa è che Ludwig è un dannato, la madre lo ha rinnegato e lui è rimasto ossessionato da quell’amore materno che non ha mai ricevuto. Ossessionato in modo malato e perverso a tal punto da avere una stanza completamente chiusa, dove solo lui può entrare, perché era la stanza della madre Leonora. In quella casa ci andrà a vivere con la sorella e sarà proprio lì che i segreti più reconditi verranno lentamente alla luce, ma con calma e con dovizia di particolari e di dettagli che abbiamo imparato ad amare grazie allo stile dell’autrice che non lascia nulla al caso.
Ci sono momenti della loro vita in comune in cui è talmente evidente il rapporto inquietante che sta nascendo tra loro, fatto di un senso di possessione da parte di lui che travalica qualsiasi nozione di buonsenso, scivolando inesorabilmente nel proibito. Di ciò che lei pensa sappiamo molto perché l’autrice ci lascia tranquillamente sbirciare tra i suoi pensieri e nella sua testa. Ma è di lui che sappiamo troppo poco a tal punto che ci vorrà del tempo affinché lei comprenda la sua doppia personalità e i suoi comportamenti così altalenanti. Un momento prima la tratta con gentilezza e affetto, un attimo dopo è duro e distaccato con “uno sguardo da ossessivo”.
Si cela sicuramente qualcosa di terribile dietro questo personaggio che così facendo non fa che mettere ancora più in evidenza quanto lei ne sia soggiogata.
Nonostante ciò la nostra fragile fanciulla riesce a stringere un legame con un altro uomo, Costantino, che rappresenta tutto ciò che Ludwig non è: onesto, leale, capace di amarla senza privarla della sua libertà e del suo essere. Ma purtroppo il loro legame è destinato ad essere allentato proprio dall’ombra di quel sentimento oscuro che nella casa di Vienna, la dimora dei ricordi di lei e di lui da bambini, li farà capitolare l’uno tra le braccia dell’altro in una serie di incontri amorosi tra lo scandalo e il proibito. Lei sa di amarlo, gli promette di non lasciarlo mai, si sente perduta e ritrovata stretta dalle sue mani eppure non riesce ad essere completamente felice neanche quando lui le parla come se fosse la sua donna, perché su tutto aleggia sempre il dolore del senso di colpa. Ludwig continua ad essere indecifrabile, a volte è capace di spaventarla, è taciturno, silenzioso eppure la sua stretta è forte e determinata come quella di nessun altro. I suoi occhi parlano di avidità e di ferocia e fanno scaturire in lei sensazioni fisiche che la lasciano in balia del desiderio più oscuro e della confusione. Stare con lui la fa sentire sporca, impura ma le descrizioni del piacere fisico sono sempre sofisticate, delicate. Ci sono attimi in cui l’abbandono è esclusivamente carnale e le parole lo riflettono perfettamente in modo più esplicito e diretto ma su tutto sembra esserci sempre quel velo che permette a chi scrive di creare un luogo sconosciuto e inaccessibile in cui i due fratelli si rifugiano, intessendo egoisticamente il loro legame di piacere e dolore, lasciando chiunque al di fuori. Anche noi che leggiamo possiamo solo assistere alla creazione e al disfacimento di questo amore così grande e così complicato per essere realmente condiviso. Ciò che crea l’autrice è al di sopra di qualsiasi forma di giudizio, chi legge può semplicemente sentire se ne è capace, senza rinnegare alcuna emozione.
Non lo nego, ci sono scene torbide, sporche, oscure ed inquietanti, immagini di corvi e sangue, ferocia e fame animalesca ed insaziabile di lui per lei che mettono ancora più in evidenza la fragilità e la delicatezza della donna ma allo stesso tempo combaciano perfettamente con i suoi più reconditi desideri, estranei alla sua ragione ma non al cuore. Per lei, Ludwig è come un animale “sacro e dannato” per il quale ormai è disposta a rinunciare a tutto.
“Che cosa le dava quell’uomo? (…) Dimenticava se stessa e la sua rinuncia, dimenticava la sua esistenza nascosta, inadatta alla sua età, sottratta agli occhi del mondo, privata dei contatti umani e delle soddisfazioni che ne possono derivare.”
Eppure un evento tragico ed inaspettato cambierà le carte in tavola, aprendo
all’improvviso gli occhi di colei che appariva così fragile e remissiva per metterla di fronte alla cruda verità. Il tanto amato fratello non è ciò che sembra. C’è un fantasma che non ha mai abbandonato la sua testa e la sua vita ed è quello della madre Leonora. Un’ossessione senza tempo e senza requie. Un senso di ottenebramento che lo fa apparire lentamente sempre più folle e maniaco, dotato di una perversione senza limiti che lo condurranno a decidere per un atto estremo ed inaspettato. Ma sarà ancora una volta l’amore che lei proverà per il giovane e leale Costantino a salvarla, se non altro a darle ancora una speranza che a quella tragedia infinita possa esserci fine. Ormai sa di essere stata manipolata, drogata, soggiogata in tutti i modi possibili e senza un reale briciolo di amore ma soltanto una dannata malattia che conserva il grigiore della morte.
“Mi sento esclusa dalla mia vita e mi osservo agire come un burattino senza fili, tanto da non poter più controllare le mie azioni, i miei pensieri. Nulla più mi appartiene, la colpa mi ha irrimediabilmente perduta.”
Con gli occhi di una ritrovata consapevolezza, Ludwig ormai appare come un folle represso, carico di violenza e di odio. La sua figura diventa sempre più nera e spaventosa, fino alle ultime pagine dove appare come un’anima dannata, un fantasma di se stesso, un uomo preda dei suoi demoni più malvagi che arriva all’atto estremo più crudele e folle per assecondare la sua perversione. Un’ombra senza volto, dalle orbite nere e vuote che tenta il tutto per tutto per dominare ancora una volta colei che si era fidata ciecamente di lui. Il finale giunge inaspettato mentre il clima è ormai pregno di maledizione e sciagura. Le scene sono gotiche e oscure e il vero protagonista del suo mondo di seduzione e malvagità è Ludwig. Sempre e soltanto lui, dall’inizio alla fine. L’autrice riesce molto bene a raccontare in modo veritiero e non forzato la sottomissione psicologica di lei, senza cadere nell’eccesso o nell’esasperazione, così come la ritrovata certezza che deve fuggire via da quell’abominio fatto di carne e sangue che una volta credeva essere suo fratello e che alla fine sarà solo un perfetto estraneo.
La lettura di questo romanzo vi accompagnerà attraverso un mondo fatto di scene di amicizia e di sesso, d’amore fraterno, di violenza, di dolore e speranza perché Mariana Fujerof è in grado di rappresentare in modo naturale le mille sfaccettature dell’anima. Una storia, che mentre la stai leggendo, continuamente ti sorprende. Ogni volta pensi di sapere cosa accadrà e invece sarai condotto su un’altra strada. Ti sembrerà di arrancare insieme alla protagonista nel buio e nella disperazione e invece ti renderai conto che c’è sempre un piccolo spazio in cui un flebile raggio di luce può infilarsi. Lo spazio del vero amore, puro e sincero.
L’aria che si respira è densa di pathos, irreale e spesso opprimente, carico di odori e sapori descritti perfettamente tanto da aprire la strada alle più oscure e cavernose profondità dell’anima. Un pathos romantico e struggente, pieno di calore e passione, in cui ogni limite sembra essere superato senza possibilità di tornare indietro.
Intorno ai due fratelli, maledetti dall’odio e dall’amore, ho visto l’abisso, il buio nero e profondo del senso di colpa e della morte.
Ho provato sulla mia stessa pelle un senso di devastazione, di caducità, di fine che è sfociato nella percezione decadente della loro vita seppur ancora giovane. Anche i luoghi sono avvolti da un’atmosfera invecchiata, fatta di polvere e di memorie mai dimenticate. I luoghi sono importanti tanto quanto gli esseri che li popolano. Lo è la casa, lo è il lago, luogo di gelosia e morte. Follia e possessione. Essi riflettono gli stati d’animo così come la natura che attraverso la pioggia non purifica ma sporca.
Un romanzo che scivola tra le dita, pagina dopo pagina, che si lascia scoprire nella sua nudità e naturalezza. Eppur le pagine sembrano essere mosse da un leggero brivido dettato dalla sottile e celata paura di essere scoperte. Perché adesso tutti sapranno. Sapranno dei segreti, delle menzogne e delle follie nascoste dal tempo, raccontate in un romanzo capace di sorprendere laddove sembrava impossibile e che è in grado di regalare una visione di come può essere l’amore, maestro e allievo, in ciascuna delle nostre vite. Fonte di dolore, carico di passione, perverso e folle fino alla morte. E per fortuna, a volte, anche oltre.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il veleno nell’anima
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