Il viaggiatore del giorno dei Morti
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2020
Il viaggiatore del giorno dei Morti (Adelphi 2020, titolo originale Le voyageur de la Toussaint, traduzione di Laura Frausin Guarino) fu scritto dal grande autore belga Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989) nel febbraio del 1941 a Fontenay-Le-Comte e pubblicato per la prima volta a Parigi nello stesso anno da Gallimard. Nel 1963 Mondadori ha pubblicato il testo in Italia, tradotto da Elena Cantini, con il titolo La cassaforte dei Mauvoisine; il romanzo è apparso con il titolo attuale nel catalogo Adelphi nel 1999. Dal testo è stato tratto nel 1943 il film Il viaggiatore d’Ognissanti, diretto da Louis Daquin, con protagonisti Assia Noris e Serge Reggiani.
“Gilles Mauvoisin si guardava attorno senza vedere, e aveva gli occhi e le palpebre arrossati di chi ha pianto molto. Eppure non aveva pianto”.
Il giorno dei Morti, Gilles, sbarcato da un cargo proveniente da Trondheim, in Norvegia, ritornava a La Rochelle, paese natale dei suoi genitori, circensi girovaghi, che lo avevano reso orfano da poco, morendo entrambi a causa dell’esalazione di una stufa. Ecco perché Gilles era vestito tutto di nero, cappotto lungo e un ridicolo cappello di lontra, che lo rendevano ancora più lungo, magro e allampanato.
Il ragazzo era solo, non aveva un soldo e non conosceva neanche La Rochelle, sapeva solo di dover andare in rue de l’Escale, una vecchia strada dal selciato sconnesso, dove l’erba cresceva tra le pietre, fiancheggiata da portici e con le case a strapiombo sui marciapiedi. Lì, al numero 7, si erano conosciuti i genitori di Gilles, Gérald ed Elise. Un giorno se ne erano andati a Parigi, dove Gérald aveva cominciato a suonare nei cinema, e a volte, raramente, in qualche concerto, poi, di città, in città, di albergo, in albergo, e così via... Chissà se qualcuno a La Rochelle, sapeva che i Mauvoisin lavoravano nei teatri di varietà e nei circhi. Lui faceva il prestigiatore, “lei in calzamaglia rosa...” l’assistente.
Il viaggiatore del giorno dei Morti non immaginava che c’era in serbo per lui “una notizia strepitosa”: l’orfano Mauvoisin era l’erede universale del fratello del padre Octave Mauvoisin. Quest’ultimo, un uomo tanto ricco quanto dispotico e umanamente gretto, aveva tenuto in pugno gli esponenti più facoltosi e influenti di La Rochelle con alcuni documenti compromettenti, conservati in una cassaforte di cui il vecchio Octave aveva lasciato la chiave ma non la combinazione. Dunque non solo onori, ma soprattutto oneri per Gilles Mauvoisin, che andato ad abitare nella dimora dello zio defunto avrebbe dovuto esercitare tutta la sua innata capacità di osservazione per uscire da quel ginepraio nel quale inconsapevolmente era entrato.
Una ferrea determinazione e un’indagine alla Maigret sono gli ingredienti principali che fanno di questo ennesimo romanzo d’atmosfera il perfetto romanzo stile Simenon, in cui l’autore usa pochi aggettivi per inquadrare una situazione, per sottolineare un dialogo determinante, per descrivere l’animo di un personaggio e per fotografare un panorama. Uno stile secco, asciutto, senza inutili artifici, che continua a sedurre una vasta platea di lettori.
“Come rimpiangeva il momento in cui era ancora da solo, davanti al cancello del cimitero!”.
Il viaggiatore del giorno dei Morti (Biblioteca Adelphi Vol. 376)
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