Io Nichi Moretti di Franco Legni

Arricchito da una serie di foto che alludono a Nichi Moretti, un avvocato che non riesce a superare l’esame di abilitazione e con dubbie frequentazioni, il romanzo è ambientato in un arco temporale alquanto breve (circa 72 ore a fine settembre del 2007 inspiegabilmente caldo e afoso).
Toscano di Prato, l’autore, emulo dei tanti autori che usano il loro dialetto per colorire le narrazioni, aggiunge espressioni e intercalari tipici della sua zona e non solo, visto che nella vicenda ci sono anche romani, partenopei e cinesi. Legni sfoggia una notevole padronanza linguistica e dialettologia inserendo dialoghi nei suddetti idiomi senza commettere errore alcuno.

La storia che vive Moretti, narratore in prima persona dei fatti che lo vedono protagonista ma anche delle vicende-satellite, è a metà tra uno splatter alla Tarantino per personaggi fuori di testa e situazioni decisamente cariche, un noir e un romanzo grottesco perché pur nella verosimiglianza avvenimenti e caratteri risultano essere quasi caricature perché tutti esageratamente esagerati.

Lo stile dell’avvocato Legni è scorrevole, spigliato e capace di creare il giusto livello di pathos; inoltre l’idea della macrolingua toscaneggiante che accoglie gli altri idiomi (pur non innovativa, visto che il primo fra tutti fu Gadda in Quer pasticciaccio brutto di via Merulana) piace e diverte.
Plauso quindi a Franco Legni, epigono dei tanti "legal writers" (legali di professione scrittori per più che hobby) e invito a proseguire nelle avventure di Moretti o in altre narrazioni.