L’alba del 2 giugno
- Autore: Sarah Pellizzari Rabolini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Morellini editore
- Anno di pubblicazione: 2024
La storia di Irma, una donna di fine Ottocento colta e piena di coraggio agli albori delle prime lotte per l’indipendenza femminile: il racconto storico delle teorie che furono alla base del diritto di famiglia dell’Italia unita e che alla fine della Seconda Guerra mondiale, dopo la Liberazione, portarono all’insieme di diritti civili, politici e sociali che spettavano agli individui in quanto cittadini, sia uomini che donne. Il più importante tra tutti: l’accesso delle donne alle votazioni il 2 giugno del 1946, senza dimenticare le ventuno donne della Costituente. Sarah Pellizzari Rabolini, laureata in Lettere all’Università degli Studi di Milano, è insegnante, giornalista e scrittrice: i suoi racconti sono presenti in antologie didattiche e narrative e L’alba del 2 giugno (Morellini Editore, 2024) è l’ultimo dei suoi romanzi.
Luce guardava la foto in bianco e nero di sua nonna Irma, ritratta in un ritaglio di giornale insieme ad altre donne, e le rivolgerà un pensiero: “ce l’hai fatta”. Era il 2 giugno del 1946, la prima volta delle donne alle urne, al voto. Luce, una signora con i capelli d’argento, sopravvissuta alle due Guerre Mondiali, docente al ginnasio, era felice; non riusciva a distogliere lo sguardo dal ritratto, ricordando di Irma la sua intensa vita fatta di passioni e amore per la libertà e l’indipendenza femminile.
Poco più che adolescente, nel 1850, aveva dovuto lasciare la propria casa per il collegio a Milano; un animo così ribelle che doveva trattenersi davanti alle suore e alle compagne. Tranne con l’amica Lorenza, perché loro due sembravano essere della stessa pasta. In contrasto perenne con padre Ernesto e la moralità che insegnava alle future mogli e madri, affrontava le punizioni con l’orgoglio di chi era nel giusto. Amava leggere, aveva trascorso molto tempo nella biblioteca di casa, tra autori francesi e letture proibite. Era amata e rispettata da suo padre Giuseppe, mazziniano e convinto progressista, e sentiva di essere diversa con la sua vocazione alla disubbidienza e la dedizione al progresso.
Nel collegio venivano ospitate fanciulle appartenenti a famiglie nobili decadute o in crisi economica come quella di Irma, o quella di Lorenza la cui famiglia non poteva permettersi precettori, o altre fanciulle troppo povere raccomandate dal sacerdote di paese. In un’ala distante e lontana vi erano le peccatrici. Nell’istituto religioso si insegnava alle donne la dottrina, a ricamare e riassettare, a diventare brave mogli. Irma rifiutava di avere il destino di una donna come le altre.
Cosa servirà tutto lo studio se poi non si potrà affrontare il mondo?
Le donne erano accessori del capofamiglia, non avevano il diritto di esercitare la tutela sui figli legittimi, non potevano gestire i soldi guadagnati con il proprio lavoro perché spettava al marito, non potevano firmare articoli o racconti sui giornali, nulla anche per i diritti politici.
Rientrata nella sua famiglia che volle accogliere la sua amica Lorenza senza più nessuno che l’attendesse, Irma iniziò a partecipare ai discorsi degli amici intellettuali del padre. E in uno di questi incontri rimase affascinata dalle parole del giovane dottor Lucio Bertoni, amico e collaboratore di Giuseppe Mazzini, l’unico in grado di portare avanti la battaglia repubblicana e la battaglia per l’emancipazione della donna. Si innamoreranno perdutamente:
lei voleva accanto un uomo con cui condividere idee e progetti al di fuori della vita matrimoniale.
Vivrà il suo amore in modo libero e contro le regole del tempo. Irma, animata da ideali patriottici e di indipendenza, tra i moti di Milano e l’unificazione dell’Italia, frequenterà il salotto di Adelaide Cairolo a Milano, patriota e intellettuale, ricordando la sua eroina Annamaria Mozzoni, che si batteva per il diritto di voto alle donne. Poche erano le voci femminili che si innalzavano chiedendo dagli uomini il riconoscimento della loro uguaglianza.
Nel salotto la discussione verteva sull’istruzione e la condizione femminile: sfruttate, maltrattate, ingabbiate in una prigione che le voleva deboli, lontane dal conoscere e non libere di scegliere il proprio destino.
La condizione socioeconomica delle donne fra fine dell’Ottocento e primi del Novecento era di drammatica disparità: le donne erano occupate nell’agricoltura e nelle fabbriche del Nord dopo l’unificazione, non venivano riconosciute come lavoratrici, lo stipendio era poco più della metà di quello dei lavoratori di sesso maschile e, per quanto riguardasse l’istruzione, solo nel 1874 venne permesso l’accesso delle donne ai licei e alle università, anche se in realtà si continuò a non accettarle.
La lunga strada per l’emancipazione nell’Italia, a cavallo con la sua unificazione, scrive Sarah Pellizzari Rabolini, è stata dimenticata dalla storia e quelle battaglie sono state spazzate via dalle due Guerre Mondiali:
in questo romanzo volevo dare voce alle donne coraggiose, di cui ci siamo scordati o si parla pochissimo.
L’alba del 2 giugno narra la storia di attiviste del nostro passato, di donne che con grandi capacità e coraggio promuovevano l’istruzione, il lavoro femminile e la realizzazione dei loro diritti manifestando e attraverso gli articoli su “Critica Sociale”, la rivista di Filippo Turati, a firma di Annamaria Mozzoni-
Si tratta di un romanzo intenso che coinvolge nel suo racconto, attraverso un viaggio all’indietro nel tempo nei grandi eventi della Storia e nelle storie delle donne protagoniste, carismatiche, piene di fiducia e aspettative per il nostro futuro.
L'alba del 2 giugno
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’alba del 2 giugno
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Ringrazio infinitamente per questa attenta e bellissima recensione.
Le donne, unite come le stelle nelle Costellazioni, direbbe la "mia" Irma, sanno fare grandi cose!
Un abbraccio e buona lettura.