L’eco lontana delle onde del nord di Corina Bomann

“L’eco lontana delle onde del nord” (Giunti 2015, titolo originale Die Sturmrose, traduzione di Lidia Castellani) è il nuovo romanzo dell’autrice tedesca Corina Bomann , una delle voci più amate della narrativa femminile, che ha venduto mezzo milione di copie nel mondo.

“Quella casa mi aveva conquistata fin dalla prima volta che l’avevo vista: con le piante di oleandro e i rovi di more ai lati dell’ingresso, le rose selvatiche che dalla veranda si arrampicavano fino al frontone di legno intarsiato, in un mirabile gioco di intrecci.”

Annabel Hansen e la sua bambina di cinque anni, Leonie, dai riccioli rossi e dagli occhi verdi, si erano appena trasferite da Brema nella cittadina di Binz, nell’isola di Rugen situata in Germania sul Mar Baltico. La giovane donna si era da poco separata dal marito Jan, il quale pur versandole gli alimenti, non era minimamente interessato a vedere la propria figlia. Nell’abitazione presa in affitto, che sorgeva sull’altura di Binz, Annabel già immaginava di passeggiare con Leonie sulla spiaggia e raccogliere le conchiglie, sperando di liberarsi dal passato per ricominciare un nuovo domani.
La casa era dotata di un bel giardino, “un piccolo angolo di paradiso” con folti cespugli di rose e un orticello, dove si udiva il rumore del vento tra gli alberi e il cinguettare degli uccellini. Dalla finestra della camera di Annabel si aveva la vista più bella del giardino mentre la finestra del salotto dava sul bosco che circondava il giardino. Annabel aveva deciso di utilizzare la soffitta, da cui si apriva uno scorcio sul mare, come studio per la sua professione di pubblicitaria; la prima notte che la donna aveva trascorso nella casa aveva fatto un inquietante sogno ricorrente che riguardava la madre.
Quando Annabel era piccina la madre Silvia era improvvisamente scomparsa per raggiungere la Germania dell’Ovest, abbandonando la figlia, quest’ultima aveva trascorso un breve periodo in un istituto, in seguito era stata adottata dai coniugi Hansen che l’avevano allevata e amata come fosse stata loro figlia. La donna non riusciva ancora a superare il trauma dell’abbandono.

“Ma come mai è possibile cancellare il proprio passato?”

Un giorno che madre e figlia stavano facendo una passeggiata al porto della vicina cittadina di Sassnitz, Annabel si era sentita improvvisamente attratta da una barca, un vecchio peschereccio trasformato ad altre funzioni, la cui vernice blu cominciava a staccarsi dal legno e, malgrado alcune parti arrugginite l’insieme conservava tutta la maestà di un tempo. Sulla prua era possibile leggere il suo nome anche se sbiadito: “Rosa delle tempeste”. La donna era ipnotizzata dall’imbarcazione e si domandava il motivo per cui era stata trasformata in qualcosa di diverso.

“Perché mi interessava saperlo? Non ne avevo idea, ma quel bisogno era forte.”

Annabel aveva scoperto che la barca, costruita nel 1940 nei cantieri di Amburgo e divenuta dopo la II Guerra Mondiale imbarcazione da turismo, era in vendita e la sua fervida immaginazione già la vedeva diventata un caffè galleggiante. Il padre adottivo, ingegnere nautico, le aveva trasmesso l’amore per le barche avendo lavorato in vari cantieri navali: “ogni barca ha un’anima” le diceva il padre, però, Annabel non poteva sapere che l’acquisto della “Rosa delle tempeste” avrebbe rivoluzionato la sua esistenza.
Con una prosa leggera la Bomann traccia la complessa figura di Annabel, donna dal passato doloroso cresciuta nella Germania dell’Est. L’autrice ha abituato le sue affezionate e romantiche lettrici alle sue narrazioni emozionanti e coinvolgenti in cui potersi identificare nelle protagoniste, talvolta fragili ma determinate a costruirsi un nuovo avvenire.
“Die Sturmrose” non tradisce le loro aspettative e, complice le belle descrizioni del paesaggio dell’isola di Rugen, alternando presente e passato terrà viva l’attenzione fino all’ultima pagina.

“I sogni che si fanno la prima notte in una casa nuova sono destinati a realizzarsi.”