L’imperfetta
- Autore: Carmela Scotti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2016
È la vendetta il sentimento che pervade le prime pagine de “L’imperfetta”, il primo romanzo di Carmela Scotti, finalista del prestigioso Premio Calvino. Vendetta contro l’odio e le botte della madre, contro l’ignoranza e la brutalità dello zio, che si accaniscono duramente su Catena, la giovanissima protagonista, dopo la morte prematura dell’amato padre.
L’ambientazione, sapientemente e suggestivamente rievocata nella cupezza dei colori, nell’asprezza degli elementi della natura, nella concretezza dei gesti quotidiani, legati al lavoro nei campi e alle occupazioni domestiche, nella paura e nella superstizione della gente del popolo, è quella di una Sicilia di fine Ottocento, dal forte sapore medievale e dai tratti fortemente arcaici.
E dopo la vendetta, la fuga detta il ritmo e l’incalzare dei capitoli successivi, in cui è ancora la violenza a inchiodare Catena al suo destino di prigioniera, in contrapposizione al suo inesauribile anelito di libertà, che conserva gelosamente nel cuore, insieme ai ricordi del padre, ai suoi insegnamenti, alla sua saggezza, fedele alla sacralità della natura, al potere medicamentoso delle erbe e delle piante, alla magia degli astri, saperi tramandati dalla nonna Agata, attraverso i racconti e i libri.
“Chi è ricco lascia l’oro, chi è povero le parole”.
Le parole scritte, le parole narrate, le “bugie di carta”, serbate amorevolmente nella memoria, hanno un potere miracoloso e curativo, come un unguento benefico sulle ferite aperte.
“Eppure io un modo lo conosco per trovare le piante e rattoppare, per raccogliere erbe e fiori lontani, per calmare il dolore di fuori: la memoria dei libri è la mia cura, le parole che mi sono rimaste cucite addosso, nella testa, le parole che rammendano ogni strappo. Basta nominarle ad alta voce ed ecco che le piante gocciolano fuori come pomate, dalla testa alla bocca, dalla bocca alla mia schiena ferita”.
Il linguaggio è crudo, concreto, tagliente; la scelta del lessico accurata, nel delineare la fenomenologia dell’odio, la sintomatologia del colera, la percezione del dolore di una cinghiata, l’annichilimento emotivo durante uno stupro.
Forte e pregnante il valore simbolico di alcuni elementi: il libro di astrologia, metafora della libertà e del potere salvifico della parola scritta; la terra, con la sua duplice valenza di materia, che da un lato suscita repulsione per aver definitivamente ricoperto le spoglie delle persone amate e, dall’altro, costituisce un richiamo verso le sue viscere, per mettere fine a un’odiosa miserabile carne e concedere allo spirito di elevarsi infine e liberare l’amore che vi era intrappolato; l’infanzia, simbolo di innocenza e purezza, per le quali solo vale la pena di sacrificare la vita.
Permea le pagine de “L’imperfetta” un profondo senso del tragico, come contrasto insanabile, che mina alla base la vita umana, per dirlo con Goethe
“una tragicità fondata su un conflitto inconciliabile”
nel caso di Catena fra la prigione del corpo, che comunque non vuole morire, e la libertà dello spirito. Vince la libertà.
L'imperfetta
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