L’iniziazione di Saul Bellow

Nella fredda Chicago del 1933 accadono molte cose, specialmente nella vita del diciassettenne Louie, anche se lui non se ne rende ancora conto. Le sue giornate monotone trascorrono tutte all’insegna della scuola, del lavoro pomeridiano e della malattia della madre, un cancro che le impedisce perfino di parlare o alzarsi dal letto. È proprio durante uno di questi pomeriggi qualunque, trascorsi a consegnare fiori a cinque centesimi e a leggere libri sdruciti sui tram, che avviene l’inevitabile iniziazione alla vita.

Louie, a causa di tutta una serie di circostanze fortuite, si ritrova nello studio medico di un conoscente con davanti a sé una donna completamente nuda. La donna, per nulla imbarazzata dalla situazione, lo inviterà a seguirlo nella sua abitazione ed è proprio lì, fra quelle quattro mura, che accade l’inevitabile, grottesca, frustrante e creativa iniziazione all’età adulta. Non sarà il sesso a far crescere Louie, ma tutta una serie di circostanze non prevedibili cui si ritroverà, da solo, a far fronte.

Il premio Nobel del 1976 Saul Bellow scrive “L’iniziazione” (Mondadori, 1992) intessendo, in meno di cento pagine, una trama ricca di temi e sentimenti necessari allo sviluppo psicologico e affettivo di ogni individuo. Louie si ritrova a fare i conti con l’amore e con la morte, con la sessualità e i doveri, con i premi e le punizioni in un continuo vortice in cui l’arte di arrangiarsi a risolvere problemi lo guida con la sua luce fioca. Un romanzo di impatto, veloce, esilarante, che regala una malinconica nostalgia d’altri tempi magari mai vissuti, e che si conclude con un atto violento e liberatorio, meritato, che ogni lettore sarebbe ben contento di subire.

“Quando stanno succedendo troppe cose, più di quante tu ne possa sopportare, puoi scegliere di far finta che non stia accadendo niente di speciale, che la tua vita stia girando e girando come il piatto di un giradischi. Poi un giorno ti rendi conto che quello che credevi un piatto di giradischi, liscio e uniforme, era in realtà un mulinello, un vortice. La mia prima presa di coscienza del segreto lavorio di certi giorni qualunque risale al febbraio del 1933.”