L’obiettore di coscienza
- Autore: Giuseppina Sciortino
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
"L’obiettore di coscienza" di Giuseppina Sciortino (Eretica Edizioni, 2019) è un testo oscuro e brillante al tempo stesso, caratterizzato da una grande padronanza della scrittura e uno stile personale, puntuale e pulito che stimola la curiosità e invita alla lettura. L’ho divorato in pochi giorni e ancora lo sto metabolizzando.
In pratica, si tratta di un lungo monologo che assume via via la forma del ricordo, della paranoia, del delirio, della riflessione. È il personaggio principale, Angelo, a dare il via alla narrazione:
Riporto alla mente queste cose perché me lo hanno prescritto. È la mia cura, hanno detto. Ricordare, analizzare, portare a galla. Dicono che sia malato, depressione l’hanno chiamata i dottori. Non che me ne sia curato molto finora, della salute dico, è che la vecchia mi dà la caccia.
Ciò che Angelo ci racconta è la depressione, la sua vita fatta di fallimento e rinuncia, costellata di avvenimenti minimi, voyeurismo, ricordi. Nonostante il carattere introspettivo dell’opera e la staticità delle situazioni descritte che si svolgono tutte nella testa del protagonista, in uno spazio fisico limitato alla casa e poco altro, la narrazione dipinge un quadro vivo e dinamico, dalle pennellate oscure che riportano ad atmosfere cupe, claustrofobiche. Leggendo ho pensato a "La Nausea" oppure a "La coscienza di Zeno". Forse è proprio un omaggio a quest’ultimo libro il riferimento al vizio del fumo del protagonista.
Il testo, pur essendo incentrato sulla tecnica del flusso di coscienza, non annoia, ma cattura l’attenzione perché è ritmato, ricco di personaggi anomali e situazioni grottesche. Il contesto è pieno di belle descrizioni, con il paese del Sud, le sue viuzze e i panorami, gli odori agrumati e la vita agreste. È soprattutto il personaggio principale a essere irresistibile, cinico e sensibile com’è, contemporaneamente. Si entra subito nella sua testa e si è trasportati in un vortice. C’è verità nella descrizione del tormento quotidiano di una generazione che ha conosciuto il mal di vivere inteso come fallimento esistenziale che Angelo definisce così: “la malattia più imbarazzante di tutte.”
Pur nell’estremità della condizione descritta, è tuttavia innegabile che la vita non sia altro che un esercizio di gesti quotidiani che costruiscono memorie, inventano fatti, personaggi, luoghi e tempi. Sicuramente una prova degna di autore. Libro autentico, che lascia un segno. Consigliato.
L'obiettore di coscienza
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