L’ombra delle colline
- Autore: Giovanni Arpino
- Categoria: Narrativa Italiana
Premio Strega 1964- Il trentatreenne protagonista, Stefano, dopo anni che non vede il padre, inizia un viaggio in auto da Roma fino in Piemonte assieme alla sua ragazza Laura, Lu, per andarlo a trovare. Il rapporto col vecchio, ex colonnello ora in pensione, è sempre stato ambivalente ed è stato contrassegnato da gesti plateali da parte di Stefano, come quello di arruolarsi nell’esercito fascista – salvo poi pentirsi e passare dalla parte della resistenza dopo l’8 settembre per riunirsi al suo amico Francesco. Sono proprio le figure di Francesco e del vecchio padre a fare da cerniera tra passato e presente con frequenti flashback. Uno di questi riporta alla memoria l’uccisione di uno sconosciuto soldato fascista al quale Stefano spara quasi per gioco, ma il viaggio rievoca anche molte vicende legate al padre, militare convinto, ligio alla disciplina non solo nel lavoro. La memoria, rielaborata ad anni di distanza, permette di valorizzare gli eventi passati e di vederli quali essi erano, cioè momenti di transizione: è la guerra che segna questo passaggio, che incide indelebilmente tutte le persone che ne sono state coinvolte, avvolgendole con un’ombra di delusione che farà da contraltare agli entusiasmi e alla convinzioni iniziali. Quest’ombra segue i protagonisti nelle loro vicende: è un buio che avvolge anche Lu, cosciente che Stefano sta per affrontare una figura difficile e che si ripromette all’inizio del viaggio di non tormentarlo di domande e commenti, ma che tuttavia non riesce a non rievocare l’aborto di un figlio, né riesce a tacere i suoi dubbi sulla loro vita insieme. Il rapporto con questa ragazza è intralciato dall’incapacità di Stefano di fidarsi: è una incapacità dovuta alle delusioni, familiari e storiche, che hanno bisogno di venir metabolizzate.
Lo stile è asciutto e ben si rispecchia nelle personalità coinvolte: l’aria stessa che li avvolge sembra essersi seccata, quasi per contatto, come se il buio delle colline non fosse solo un fenomeno visivo. Il viaggio, non tanto geografico quanto intimo, permette una presa di coscienza e una metabolizzazione del passato, tanto che il passaggio successivo consiste nell’apertura di una porta, uno spiraglio che lascia passare la speranza di poter continuare a vivere:
“saremo condannati solo se rifiuteremo d’esprimere il bene segreto che ci accende nell’umile alba d’ogni giorno…”
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