L’onore dimenticato
- Autore: Pier Luigi Villari
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
Ragazzi coraggiosi trattati da disertori e vigliacchi: sono i protagonisti de “L’onore dimenticato. I ragazzi della Divisione Livorno” di Pier Luigi Villari (IBN Editore, 2013, collana Pagine militari, pp. 190, euro 16,00); sono i militari italiani che contrastarono agli Alleati l’occupazione della Sicilia, nel luglio 1943. La storia non li ha premiati, anzi li ha tacciati di viltà e disfattismo, perché politicamente scomodi e militarmente sconvenienti. Il fatto che truppe grigioverdi, anziché fuggire e nascondersi, avessero contrattaccato e quasi ricacciato in mare un nemico armatissimo e sbarcato in forze, guastava lo scenario dell’accoglienza benevola riservata dai siciliani ai “liberatori”, soprattutto americani. A Gela, fanti e artiglieri della Livorno fecero il proprio dovere fino in fondo, come testimonia Pier Luigi Villari (Roma, 1963), laureato in lettere e ufficiale in congedo, autore del romanzo-cronaca pubblicato nel 2013 da un editore romano, l’Istituto Bibliografico Napoleone ed ora riapparso in seconda edizione.
Ci sono, allo stesso tempo, la ricostruzione storica fedele delle giornate dello sbarco degli americani della I Divisione (il Grande Uno Rosso) e il racconto in forma narrativa, che rende i fatti e le vicende con efficacia. L’autore ha inventato un personaggio, che parla in prima persona, dialoga con i protagonisti veri di quei momenti ed è testimone di eventi autentici, ricavati da documenti, atti e dichiarazioni dei reduci.
Il sottotenente Giorgio Chiarini, sebbene immaginario, rappresenta tutti i giovani ufficiali di complemento mobilitati nelle forze armate di Mussolini. Strappati alle università e mandati a combattere una guerra per la quale non avevano nessuna vocazione, svolsero il loro compito fino in fondo, in modo encomiabile e senza fanatismi. La storia non ha riconosciuto questi meriti, ma quei bravi ragazzi sono gli stessi che nel dopoguerra hanno cominciato a ricostruire un’Italia distrutta e sono gli uomini che l’hanno trasformata in pochi decenni in una delle potenze economiche mondiali.
La vicenda di Giorgio – che da ufficialetto conosce in Sicilia Maria, anche lei paradigma narrativo di tutte le ventenni di allora – è quella di tanti. Una storia inventata che racconta migliaia di storie vere.
Quando arriva la chiamata alle armi, non è sorpreso di dover indossare l’uniforme, perché sono anni che fin da Balilla veste spesso una divisa nelle organizzazioni giovanili fasciste. Ma interrompere gli studi di lettere lo impensierisce, anche se come tutti gli altri universitari gli viene riconosciuto il diritto di frequentare e dare esami in qualsiasi ateneo italiano.
La cartolina precetto lo porta ad Avellino. Corso allievi ufficiali di complemento, Trafila normale, primo mese durissimo, tanto studio e disciplina, la promozione a sergente AUC e finalmente, dopo un anno, la stelletta da sottotenente. La destinazione non lo soddisfa affatto: ufficiale istruttore alla scuola allievi sottufficiali. Si sente tagliato per l’azione, briga per andare in zona operativa. Verrà accontentato, strada facendo e inviato in un reparto presidiario in Sicilia. Non è in prima linea e teme di fare poco o niente, ma lo rassicurano: la Livorno è una divisione di buona tradizione e in guerra ha brillato.
È con i tredicimila uomini di questa formazione che affronterà coraggiosamente la prova del fuoco. E che prova! All’alba del 10 luglio 1943, gli anglo-americani avviarono lo sbarco in Sicilia, l’Operazione Husky, un’azione anfibia senza precedenti per ampiezza del fronte e per forze impegnate. Erano convinti di fare una passeggiata e conquistare l’isola in pochi giorni: 10-15 per il generale inglese Alexander, solo una settimana secondo Eisenhower. Ce ne vollero invece 38 per entrare a Messina: 5620 morti, 9018 feriti e 3358 dispersi tra gli alleati, i nostri contarono 4875 morti e i tedeschi 4369.
Per decenni, la resistenza agli americani fu cancellata per imbarazzo e convenienze politiche. Si parlò solo di quella dei reparti tedeschi e di isolati combattimenti italiani, amplificando i pochi, seppure consistenti episodi di sbandamento e diserzione dei nostri. Solo da qualche anno, finalmente, si sono accesi i riflettori sulla campagna siciliana e la verità storica ha cominciato ad emergere, insieme al comportamento brutale dei militari USA verso i nostri prigionieri nella battaglia di Gela ed ai crimini di guerra, con l’uccisione degli oltre cento di Biscari.
“Ai combattenti in Sicilia, toccò anche la vergogna d’essere considerati, almeno in un primo tempo, quasi dei disertori dai compagni di prigionia di altri fronti! Dopo tutto quello che avevano passato”.
L’onore dimenticato
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