L’uomo che coltivava le comete di Angela Nanetti

Un piccolo villaggio di montagna immerso nella neve e i suoi abitanti, che conducono una vita da semplici pastori. Uno scenario caldo e familiare, in cui Angela Nanetti è riuscita a creare una storia completa e tanto ricca ne “L’uomo che coltivava le comete” (Einaudi Ragazzi, 2014), da coinvolgere a fondo le emozioni del lettore. E l’ha fatto inserendo, ed armonizzando magistralmente, elementi di vita quotidiana, di fiaba, di tradizione cristiana, di mitologia nordica e di superstizioni popolari in un’atmosfera da presepe.
Arno è un bambino nato da una madre di origini zingare, Myriam, e da un fantasmatico padre, di cui conosce solo le storie ascoltate la sera prima di dormire. Ha anche un fratellino, Bruno. Myriam è una giovanissima e bellissima danzatrice, cresciuta e consegnata prematuramente alla vita da Nenele, una vecchia che ha le sembianze di una buona strega medievale e il cui spirito nella storia diventa una sorta di divinità del focolare. Il signor Lorenz è il fornaio e il sindaco del paese, che offre lavoro, ciambelle calde, protezione e disciplina a questa povera famiglia, sotto gli occhi dei compaesani, che lo benedicono per salvarla dalla perdizione. Ma Arno non è felice. Il senso della sua vita è attendere il passaggio di una cometa, perché gli hanno detto che esaudirà il suo più grande desiderio, quello di veder tornare suo padre.
I suoi sogni, le passioni del suo cuore e le sue ferite sono il filo conduttore della storia. Perché Arno è un bambino dal cuore puro, istintivamente capace di trovare la via giusta aldilà delle apparenze, sapendo distinguere a pelle la vera bontà d’animo da quella interessata. Entra in chiesa e osserva Gesù bambino sotto la stella illuminata, passa fra gli alberi facendo attenzione alle dispettose fate dei boschi, evita il vallone dove l’eco fa risuonare le voci delle anime dannate, recita filastrocche che chiamano la defunta Nenele a proteggerlo dalle avversità. E assorbendo tutto questo, crea in sé un mosaico variopinto che gli nutre l’anima e lo rende forte e consapevole, pronto a vivere cogliendo le occasioni di amare ovunque esse si trovino. Ed è così che gli succedono i più bei miracoli.

Angela Nanetti, poetessa dell’animo infantile, qui ha sicuramente superato se stessa. Le sue immagini subliminali non hanno bisogno di molte spiegazioni, per cui il libro è pennellato con capitoli brevi e descrizioni efficaci, che ci immergono nel bosco, coi suoi rumori e profumi capaci di evocare sensazioni, speranze e paure. I personaggi sono squisitamente reali, a parte l’uomo delle comete, ultimo arrivato della storia, che porta un sapore di fiaba e di sogno realizzato, in un quadro quasi perfetto dove mancava solo lui.
Solo il linguaggio ha un limite. Poetico e allusivo, rende i primissimi capitoli di non facile approccio ai lettori non abbastanza esperti, che purtroppo a dieci anni (come la fascia di età segnala) sono la maggior parte. È necessario dunque che ci sia un adulto che li aiuti nella lettura e che spieghi loro la tecnica di narrazione, che non prevede troppe spiegazioni. È sicuramente uno stimolo per genitori e bambini, ma rende il libro, secondo la mia esperienza di insegnante, più adatto ad una fascia di età più alta.