La gastrite di Platone
- Autore: Antonio Tabucchi
- Casa editrice: Sellerio
“La Gastrite di Platone”, edito da Sellerio nel 1998, altro non è che la trascrizione ai fini editoriali di una riflessione sul ruolo degli intellettuali moderni, sotto la forma di una corrispondenza intercorsa tra Antonio Tabucchi e Adriano Sofri.
Siamo nell’aprile del 1997 e compare nella rubrica “La Bustina di Minerva” del periodico “L’Espresso” un articolo di Umberto Eco intitolato:
“Primo dovere degli intellettuali. Stare zitti quando non servono a niente”.
In tale articolo, Eco afferma che
“l’unica cosa che l’intellettuale può fare, quando la casa brucia, è telefonare ai pompieri”.
Tabucchi raccoglie la provocazione e risponde al collega, utilizzando un terzo interlocutore ossia Sofri.
Ne nasce questo libricino di poche pagine ma di grande intensità, il cui titolo paradossale (“La gastrite di Platone”) era stato scelto per l’edizione francese del 1997 ed è stato poi mantenuto anche per quella italiana.
“Il compito dell’intellettuale (ma, vorrei insistere, quello dell’artista) è proprio questo, caro Adriano Sofri: rimproverare a Platone di non aver inventato il rimedio per la gastrite”.
Tabucchi cerca infatti di ridare luce al ruolo dell’intellettuale che non è solamente quello di “amministratore della cultura istituzionalizzata”. Tabucchi chiama anche in causa la figura dello scrittore/poeta (e pertanto artista) che pare essere stata tralasciata nell’articolo di Eco forse perché giudicata, erroneamente, priva di importanza.
Tabucchi è qui davvero sorprendente: la sua abilità espressiva, il suo ammiccante sarcasmo che sprona alla riflessione, la ripresa di alcune finissime citazioni (ad esempio Joyce, in “Finnegans Wake”) e l’espediente di indirizzare queste sue personalissime considerazioni ad Adriano Sofri rendono questo scritto assolutamente attuale e per certi versi scomodo. Già, scomodo, perché non a caso lo scrittore pisano scomparso lo scorso anno si dichiara insoddisfatto di quel semplice “ruolo di telefonista” suggerito da Eco, prediligendo piuttosto quello del clandestino che “indaga sul non dato da conoscere” e cerca di capire, per esempio, se Platone avesse mai avuto la gastrite. E lo fa rivolgendosi al giornalista ex leader di Lotta Continua, scarcerato ben più tardi, nel gennaio 2012.
“Non è facile fare luce e, del resto, come diceva Montale, ci si deve accontentare dell’esile fiammella di un fiammifero. Ma è già qualcosa. L’importante è tentare di accenderlo. Anche un fiammifero Minerva.”
Infine, nel quarto ed ultimo capito, compaiono le trascrizioni delle due risposte di Adriano Sofri. Nella prima il giornalista detenuto si rifà alla panoramica della situazione italiana tralasciando una vera e propria risposta alla missiva di Tabucchi; mentre nella seconda Sofri racconta una vicenda allegorica di un ragazzo carcerato a causa di dubbie motivazioni.
La gastrite di Platone
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