La Nana
- Autore: Emanuele Navarro della Miraglia
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
La nana di Emanuele Navarro della Miraglia è un piccolo gioiello di scrittura.
La lettura di Sciascia mette in luce i rapporti di Navarro della Miraglia con il Capuana e formula l’ipotesi che il mineolo abbia ricevuto da lui la rivelazione della “letteratura verista francese”, grazie al suo lungo soggiorno in Francia, dove si era recato perché invogliato forse da Alexandre Dumas.
In primo luogo ne ricostruisce alcune essenziali vicende biografiche: nato l’8 di marzo nel 1938 a Sambuca Zabut, un paese contadino arroccato in provincia di Girgenti; figlio di Vincenzo Navarro, medico e poeta nativo di Ribera. Tornato in Italia, a Firenze fonda e dirige "La fronda"; a Roma fa parte della redazione del "Fanfulla della domenica" e nell’Istituto di Magistero insegna letteratura francese, di cui possiede una conoscenza di “prima mano”.
Il romanzo La Nana, da Navarro chiamato racconto, appare a Milano nel 1879 presso l’editore Brigola e poi viene due volte ristampato, a cura di Leonardo Sciascia nel 1963 (Cappelli) e di Natale Tedesco nel 1997 (Sellerio), preceduto da un saggio del 1963. Già aveva pubblicato, oltre a un libro di novelle in Francia, Le fisime di Flaviana (1873) e La vita color di rosa (1876).
Dopo darà alle stampe le Macchiette parigine (1881), deliziosi profili letterari e socio-politici che si aprono con il ritratto di Stendhal: “rapido” e “preciso”; Donnine (1883), le Storielle siciliane (1885).
Quanto al romanzo, Sciascia scrive:
“La Nana racconta la vicenda di una popolana, Rosaria Passalacqua soprannominata "La Nana" perché nano era il padre, sedotta da un "galantuomo" e silenziosamente amata da un giovane contadino, un "picciotto dritto". Il giovane "galantuomo", destinato a un matrimonio d’interesse, a un certo punto l’abbandona: e il giovane di mafia, che pure dolorosamente ha seguito la vicenda della seduzione e l’intima seduzione tra Rosaria e il "galantuomo", l’accoglie tra le sue braccia. Conclusione che a un critico non siciliano, come il Cameroni, parve inverosimile: ché ben altro – coltellata o lupara – si aspettava dal "picciotto dritto", stante la nera leggenda di gelosia e di sangue che si era diffusa relativamente alla Sicilia”.
L’illecito sessuale anziché suscitare vendette di gelosia viene sublimato nel perdono. Annota Sciascia:
"I veri siciliani sono anche così, come Rosolino Cacioppo; ma non tutti così. È un piccolo scarto di tempo, appena qualche anno dopo, e di spazio, la distanza Sambuca e Vizzini: e Capuana si troverà di fronte siciliani altrettanto veri, i personaggi della Cavalleria rusticana. Ma è certo, intanto, che il Navarro presenta un aspetto inedito, non convenzionale della Sicilia: il mondo contadino della Sicilia interna in cui l’illecito sessuale invece che suscitare esiti tragici veniva come assorbito nella sfera della spiritualità".
Pirandello lo rovescerà in “ingegnosa commedia”. Dopo aver richiamato la nota del Capuana secondo cui le circostanze esteriori si impongono e sopraffanno l’individuo, così conclude le sue valutazioni:
“Ma il maggior pregio del libro, oltre che nel casuale costituirsi a precedente pirandelliano, è nella fedele rappresentazione della vita, delle abitudini, dei costumi di un paese siciliano, della Sicilia occidentale, subito dopo l’unità d’Italia. È come aver vissuto un anno intero in Sicilia".
Un anno di vita viene infatti colto, da un’estate all’altra in un paese, tra Sciacca e Corleone, remoto e chiuso. Ogni descrizione, che ruota attorno alla passione effimera per una popolana e al silenzioso tenace amore per il giovane, ha un eccezionale valore documentario. In sostanza, il racconto ha più un valore di testimonianza e rappresentazione di usi e costumi, giacché la storia d’amore non riesce ad acquisire una forma artistica.
Un documento di vita siciliana tra verismo e sentimentalismo tardo-romantico è per Natale Tedesco:
“Esso è stato variamente considerato come un incunabolo del verismo e di alcune anticipazioni del pensare pirandelliano”.
Anche per il noto critico La Nana resta un documento di vita siciliana, di acuta analisi della realtà il cui spessore antropologico e sociologico è prezioso per inquadrare l’ambiente e l’epoca in cui i personaggi operano.
Diciamo per inciso che suggestiona l’energia sensuale di Rosaria Passalacqua, la protagonista femminile, le cui forme svelte e rotonde la rendono affascinante, unitamente alle vibrazioni della “voluttà singolare” che da lei sprigiona quando appare Pietro Gellini, il seduttore: nei suoi occhi si affollano “visioni tentatrici” mentre un “fluido misterioso” la rende “fremebonda”.
Ma Emanuele Navarro della Miraglia non ha gli strumenti per andare oltre gli effetti perlopiù descrittivi. Sciascia ha ragione: come giustamente aveva osservato il Capuana, lo sguardo sociologico prevale sullo stile narrativo e il romanzo si configura come scrittura d’ambiente.
La nana
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