La Sicilia nel cuore
- Autore: Milena Privitera
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Non è facile scrivere di un libro di racconti. Nel caso di “La Sicilia nel cuore” (Milena Privitera, Algra Editore, 2019) può aiutare un filo rosso. Anzi due: la Sicilia (appunto) e l’ottica femminile attraverso cui la si inquadra. Quindici punti di vista sull’isola come passaggi di un’unica partitura; ottiche frastagliate di scrittrici operanti a cavallo tra Otto e Novecento. Il terzo possibile appiglio a cui riferirsi per questa segnalazione potrebbe dunque essere l’aura d’antan che trapela e fa da collante alle pagine. Segno della scrittura felicemente metamorfica dell’autrice: muove dallo spunto cronistico (le scrittrici evocate nel libro sono davvero transitate dalla Sicilia) per introdurre a un discorso lato – stilistico, storico, paesaggistico – sull’isola-sede di dialettiche sentimentali.
L’isola cioè, di volta in volta, luogo di stupefazione, inquietudine, malia, senso di straniamento (come nel bellissimo racconto iniziale su Charlotte Mary Nelson Bridport a Bronte); l’isola-archetipo dove la mitologia di scaturigine greca si declina in impalpabili reverie, la metafisica nei cieli e mare a perdere, e lo sguardo del viaggiatore d’oltre Manica nei rivoli poveri, o nella calca “concitata” e “chiassosa” che accompagna le feste o le sagre paesane.
Gli uomini parevano tutti uguali, le facce segnate dal sole, le forme pesanti, gli abiti scuri. Le donne erano più alte e anche meglio vestite. La maggior parte di loro indossava gonne lunghe scure e camicette di cotone chiaro. Alcune portavano tra i capelli un pettinino di tartaruga con fiori freschi intrecciati (…) Intorno a lei si era formato un vespaio di mocciosi alcuni piccoli, altri più grandi, per lo più scalzi e dal colorito giallastro. Orribili pensava Charlotte.
Però attenzione: le emancipate viaggiatrici dei racconti non si limitano alla mera stigmatizzazione dell’arretratezza di vita nella Sicilia di una volta. Al contrario: superato l’impatto con una realtà antitetica a quella da cui provengono, le viaggiatrici di Milena Privitera, se non perdono i sensi, si sdegnano o denunciano o addirittura propongono riforme. Come Margaret Elizabeth Fountaine che di fronte all’indignazione che le procura la vista dei piccoli zolfatari così si rivolge al barone Morillo:
Rimane il fatto, mio caro barone, che questi carusi, come li chiama lei, dovrebbero essere a scuola, non qui pieni di polvere e carichi come se fossero dei muli.
E allora, forse, tra i diversi meriti riconducibili a “La Sicilia nel cuore” c’è anche il merito dell’affresco antropologico: attraverso lo sguardo oggettivo delle turiste-scrittrici Milena Privitera restituisce una Sicilia che oltrepassa l’accezione di sfondo agiografico (la Sicilia com’era e come oggi non è più), ponendola piuttosto come luogo-emblema di affrancamento possibile. Grazie (anche) all’impegno – talvolta clamoroso, in qualche caso inapparente, ma reiterato - della donne di ieri e di oggi che si battono per la cultura dell’accoglienza, del dialogo, della parità, del rispetto per le dissomiglianze. Ben venga dunque – come ulteriore sottotraccia ai racconti di questo libro l’assunzione politica.
La Sicilia nel cuore
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