La badante di Bucarest
- Autore: Gianni Caria
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2012
Che lo si voglia o no, la figura della badante sta diventando un elemento indispensabile della nostra società. Per la maggior parte provenienti dai Paesi dell’Est, le badanti vengono a sopperire alle mancanze del nostro sistema sanitario e a tamponare la scarsità di tempo ed energia che è il peggior risultato della società attuale. Eppure, queste donne più o meno giovani sono spesso giudicate male: vengono qui a fare soldi, a rubare il nostro lavoro, non sognano altro che riuscire ad accalappiare un italiano con qualche soldarello. Invece, basterebbe guardare un po’ meglio per scoprire storie di disperazione, di mondi perfetti ma quasi “artificiali” crollati in pochi mesi, di donne sposate, con figli, lavoratrici, colte, spesso insegnanti, che la fame spinge a lasciare patria e affetti per procurare a tutti loro di che vivere. Le stesse famiglie che le trattano con diffidenza e sufficienza dovrebbero rendersi conto che, se non ci fossero Alla, o Natalia, o Teodora, che accudiscono la loro mamma malata gravemente o la loro nonna anziana, loro stessi non saprebbero come riuscire a cavarsela.
Se un romanzo può costituire un antidoto contro il razzismo, questo libro di Gianni Caria raggiunge perfettamente lo scopo. Ambientato in un prossimo futuro, a pochi anni da adesso, lo potremmo definire addirittura un racconto di stampo distopico. Lo scenario che viene ipotizzato e che non riesce, purtroppo, a sembrarci abbastanza improbabile è quello di un’Italia distrutta dalla crisi economica, ormai più povera dei Paesi dell’Est, nella quale, anzi, sono coloro che una volta venivano visti come “poveri” (rumeni, bulgari, africani) a presentarsi con mazzi di banconote e comperare ditte, negozi, tutto quello che gli italiani non riescono più a tirare avanti. Disoccupati, disperati, molti emigrano, ma non nella ricerca di una situazione migliore: quello che si sta creando è un esodo al contrario, nel quale sono le nostre mogli e madri a raggiungere i Paesi dell’Est per cercare lavoro come badanti. Le mogli, notare bene, le mogli. I mariti, con la scusa di mantenere insieme la famiglia e di non essere in fondo adatti al lavoro di assistenza, restano a casa loro.
Tocca a Maria fare questo percorso. Anche lei ex insegnante, anche lei con due figli grandi e con un marito che non è neppure sfiorato dall’idea di esporsi in prima persona, parte da Roma alla volta di Bucarest, accompagnata da tristezza, sfinimento e un assurdo senso di colpa verso quei figli che sente di avere tradito, negando loro quei beni materiali che la loro età richiederebbe. Quella che Maria si lascia alle spalle è una famiglia fredda, nella quale i canali di comunicazione sono ostruiti, e che, a contatto con il vero bisogno, rivela tutte le proprie crepe. Quella che trova è la classica famiglia composta da genitori e figlio unico, con un nonno paterno anziano e malato. Un ex professore, le dicono, e questo basta a far affezionare subito Maria, che, fra l’educata freddezza dei suoi datori di lavoro e la solitudine al di fuori, ha bisogno di aggrapparsi a una parvenza di legame vero. Ma questo è anche il suo tempo per riflettere, per liberare la rabbia inespressa, per conoscersi di nuovo, per scoprire quanto ciascuno di noi sia a turno vittima e carnefice.
Scritto con uno stile vivo e palpitante che coinvolge e non ha cedimenti, “La badante di Bucarest” è un libro che emoziona, fa pensare e lascia qualcosa dentro. Non sempre i capolavori si trovano nei cataloghi delle grandi case editrici.
La badante di Bucarest
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