La battaglia. Storia di Waterloo
- Autore: Alessandro Barbero
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2013
Ci sono tanti modi di dipingere una grande battaglia, ma sono soltanto poche le voci che, nel raccontarla, trasmettono la sensazione di averla vissuta. Tra di esse, senz’altro, quella di Alessandro Barbero, storico e divulgatore tra i più stimati e noti del panorama italiano (e non solo).
Il prezioso saggio La battaglia. Storia di Waterloo non si limita peraltro a narrare soltanto lo scontro tra imponenti e agguerriti eserciti, ma tratteggia il confronto tra due modi di intendere l’Europa. A Waterloo, “la battaglia” del suo tempo, ci ricorda Barbero, è in gioco più della supremazia militare. Inghilterra e Prussia si confrontano con quello che, malgrado qualche distorsione, è il frutto della rivoluzione francese, che ha cambiato il modo di intendere il governo, e la politica in genere.
Le loro truppe, disciplinate e professionali, si scontrano con reggimenti che attaccano al grido di “Vive l’Empereur!”. Malgrado la fallimentare campagna di Russia e le sconfitte che lo avevano condotto all’esilio dell’Elba, Napoleone è ancora l’Empereur, è ancora più di un grande generale: rimane un simbolo.
Waterloo non si esaurisce però nelle gesta di grandi uomini e nella descrizione, pur minuziosa e coinvolgente, di classiche e innovative manovre militari. Facendo seguito alla lezione di Marc Bloch e Lucien Febvre, Barbero si concentra non soltanto sui protagonisti, ma anche sulle mille vicende, soltanto all’apparenza piccole, che si sviluppano tra una carica dei dragoni inglesi e un attacco di artiglieria della grande batterie francese, guidandoci in lungo e in largo su un campo di battaglia sterminato, violento e, per lungo tempo, incerto.
Come e più di ogni battaglia, quella che si combatte in Vallonia non ha infatti un destino, un copione già scritto. Come lo stesso Napoleone soleva dire, quando si tratta di dare battaglia, “on s’engage et puis…on voit”, ovvero “ci scontriamo e poi… si vede”. Ogni piano è flessibile, e il vincitore è che più rapidamente ed efficacemente sa adattarsi alle mutevoli condizioni che vengono a crearsi sul campo.
Per una volta, forse, da questo punto di vista, a Napoleone manca un pizzico di coraggio, per lanciare la sua Vecchia Guardia allo sfondamento decisi della linea inglese, prima che i rinforzi prussiani, ormai prossimi a congiungersi con gli alleati, rendano vano ogni sforzo e facciano pendere la bilancia della storia dalla parte di Wellington.
Ma tutto questo, pur con grande chiarezza e lucidità, sembra rimanere sullo sfondo. In primo piano, vicine a noi, rimangono nelle orecchie le grida delle prime linee, negli occhi l’orrore di una spaventosa carneficina, spietata e non raramente addirittura crudele. Rimane il senso di una guerra che non stabilisce solo una nuova supremazia, militare e politica (quella inglese) destinata a durare un secolo, ma trasforma e, spesso, distrugge vite umane, disperdendole nel caos.
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