La casa delle tenebre di Jo Nesbø

I talenti e la produzione dello scrittore norvegese Jo Nesbø sembrano essere inesauribili: dopo aver fatto il cantante, il chitarrista, l’attore, lo sceneggiatore, il calciatore, il giornalista free-lance e il broker di borsa, si è dedicato alla scrittura, i cui esiti straordinari gli sono valsi enorme successo e prestigiosi premi letterari.
La sua immaginazione non è da meno: il repertorio di Nesbø spazia da alcune serie crime a romanzi singoli, fino a volumi per bambini.
Non dovrebbe sorprendere allora che per la sua uscita più recente, La casa delle tenebre (Einaudi, 2023, trad. Eva Kampmann) abbia intrapreso una nuova strada: l’horror.
Siamo negli anni ’70, o forse ’80, per i riferimenti a Star Wars: non ci sono i cellulari, ma elenchi e cabine telefoniche.
A narrare l’intera vicenda è Richard, un adolescente problematico che vive nella piccola città di Ballantyne con gli zii Frank e Jenny, dopo che i suoi genitori sono morti in un incendio quando aveva tredici anni. Il suo comportamento violento e scontroso non facilita le amicizie a scuola — tra le prime cose che ha fatto, quando è arrivato, è stato appiccare un fuoco.

Fin dalle prime pagine, Richard è protagonista di una situazione a dir poco agghiacciante: dopo aver esplorato i dintorni del fiume con Tom, un compagno di scuola balbuziente, entrano in una cabina telefonica collocata ai margini della foresta — un posto piuttosto inusuale per una cittadina come Ballantyne. Richard costringe Tom a scegliere un numero a caso dall’elenco telefonico — Imu Jonasson — e a fare uno scherzo al malcapitato dicendo:

“Ciao, Imu. Sono il diavolo e ti invito all’inferno. Perché quello è il tuo posto”.

Ma le cose non vanno come immaginato: Tom inizia a essere risucchiato fisicamente nel ricevitore del telefono e, nonostante gli sforzi di Richard, alla fine di lui non resta più nulla.
Una storia incredibile che non viene creduta né dagli zii, né dallo sceriffo del luogo.
Richard convince allora un altro compagno, Fatso, ad unirsi a lui per cercare quell’Imu nella casa nel Bosco dello specchio, ma quando anche questo ragazzo scompare, si trova davvero nei guai e completamente solo: l’unica che gli crede è Karen, una ribelle, ma non sfigata, per la quale ha una cotta segreta.
La polizia locale — e poi la polizia federale, ovvero l’agente Dale — pensa che Richard non dica la verità e abbia qualcosa a che fare con il destino di questi due poveri ragazzi.
Fin qui, il romanzo potrebbe sembrare un’avventura adatta a lettori “young adult”, ma naturalmente c’è un altro livello di lettura: con un salto temporale di quindici anni, scopriamo Richard a una riunione di classe a Ballantyne, ma quella che doveva essere una piacevole riunione fra vecchi compagni di scuola si trasforma in un incubo.
Dire di più sarebbe davvero fare un dispetto a chi ha intenzione di leggere questo libro, la cui divisione in tre parti permette di “guardare” alla trama con occhi sempre nuovi e diversi.

È sufficiente assicurare che il finale del romanzo segna un ulteriore cambiamento e le ultime rivelazioni fanno sì che tutti i pezzi vanno al loro posto: c’è una spiegazione, ragionevole e diretta, per tutto ciò che Richard ha vissuto e raccontato.
La casa delle tenebre è una lettura che colpisce per la padronanza linguistica, per le descrizioni accurate, per la trama intricata, ma studiata fin nei minimi particolari.
Ci parla di solitudine, coraggio, male, amicizia, rovina e speranza.
Di cosa possiamo vedere e cosa non possiamo vedere.
È la storia della casa buia nella foresta ancora più buia, che prima o poi tutti dobbiamo affrontare.