La cosa reale
- Autore: Henry James
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Narrativa Straniera
L’aneddoto della cosa reale venne raccontato a Henry James dallo scrittore inglese George du Maurier: una coppia di nobili decaduti cercavano lavoro, offrendosi come modelli. James, cittadino americano naturalizzato inglese, romanziere e amante dell’arte, ne prese spunto per il suo racconto. Lo scrittore newyorkese scoprirà una nuova dimensione sociale, alle prese con la nobiltà decaduta inglese, un sistema di classi bizantino nella sua complessità, uno stile di vita fuori dal suo tempo che, a volte, sapeva dimostrarsi crudele. Arte e vita non erano per il nostro autore concetti astratti, ma aspetti dell’attività umana nella contemporaneità. Un’attività che dà luogo a forme di cooperazione, genera conflitti e porta alla creazione dell’opera.
L’artista e ciò che rappresenta nelle sue opere sono la reale rappresentazione della nuda realtà? È una delle tante domande che James si porrà sull’arte espressiva della pittura, trovando analogie nel suo lavoro di scrittore; riflessioni scritte e riportate successivamente nella sua opera L’arte del romanzo. Il racconto è narrato in prima persona da un artista (non è citato il nome) al quale vengono commissionati lavori di rappresentazione di figure per libri, ritratti ed altro. Una mattina vide entrare nel suo studio un gentiluomo e una dama. Pensò che lo avessero scelto per farsi ritrarre. Il gentiluomo era sulla cinquantina, alto, distinto e con baffi brizzolati. Lei, più giovane negli anni, era snella e alta, ma il suo viso era triste. Il maggiore Monarch e sua moglie, timidamente, si presentarono facendo intendere il perché della loro visita. L’amico comune, il pittore Claude Rivet, li aveva inviati presso il suo studio affinché potessero lavorare come modelli. Si proponevano come figure da ritrarre per un soggetto artistico commissionato, una coppia di nobili. Si mantenevano in forma, erano curati, eleganti, di classe e conoscevano come svolgere il lavoro. Consapevoli ed imbarazzati per la loro richiesta, confidarono al pittore di avere necessità di un lavoro. Il maggiore aveva lasciato l’esercito e aveva perso una somma considerevole di denaro.
“Erano visibilmente timidi; se ne stavano in piedi e lasciavano che li abbracciassi con lo sguardo, il che, come mi resi conto in seguito, si rivelò la cosa più utile che potessero fare. L’imbarazzo, infatti, giovò alla loro causa. “
L’artista non seppe dire loro di no. Era stato incaricato di un lavoro su tela per il quale loro calzavano a pennello ed era rimasto, inoltre, colpito dalla loro storia. Immaginò la loro vita prima della caduta in disgrazia: la carriera militare del maggiore, le battute di caccia alla quali Monarch aveva partecipato, la loro casa in campagna con i saloni luminosi, lei seduta a leggere le sue riviste, lui ad occuparsi di pesca e dei suoi domestici. Sembravano essere la coppia perfetta per i ritratti commissionati. Eppure dopo le prime sedute le loro pose, i loro volti ritratti, sembravano esprimere tutt’altro.
Mi piacevano le cose come apparivano; allora mi sentivo sicuro.
Niente a che vedere con la magra ed esile Miss Churm, la sua modella e donna delle pulizie, alla quale piaceva la birra ma che poteva rappresentare di tutto, dalla pastorella alla signora raffinata; o Oronte, il barbone italiano intrufolatosi nel suo studio in cerca di lavoro e diventato poi un ottimo modello. La signora Monarch, distinta e con arie da gran signora, si impegnava a rimanere immobile e, per quante posizioni potesse assumere, riusciva ad annullarne le differenze. Era sempre e comunque una signora e, oltretutto, sempre la stessa signora. Era la cosa reale, ma sempre la stessa cosa.
“Quando dipingevo i Monarch non riuscivo, per qualche ragione, ad allontanarmi da loro, a entrare nel personaggio che volevo rappresentare; e io non avevo il minimo desiderio che il mio modello fosse riconoscibile nel ritratto. “
Come andrà a finire? Tutto da leggere. Un racconto breve, emozionante, scritto nel 1884, che preannunciava le teorie sull’arte di Henry James: saper discernere, come nella vita, la realtà dall’apparenza. Cogliere la realtà dell’anima, dello spirito. E proprio l’anima, l’immaginale nel cuore delle cose, è spesso rivelativa dei mutamenti artistici dell’artista e della tenacia delle sue idee.
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