La gioia avvenire
- Autore: Stella Poli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2023
Con una lingua personale, forte e decisa, cifra distintiva di tutto il lavoro, Stella Poli costruisce un romanzo breve consistente, credibile e folgorante su una tematica, sicuramente non originale, ma molto attuale.
La gioia avvenire (Mondadori 2023), parla di abusi su minorenni. Una piaga sociale di cui si parla, forse, troppo, rispetto a quanto si faccia (e si possa fare) in termini di prevenzione concreta.
La protagonista, Sara, è una psicoterapeuta in cerca di possibilità legali presso un avvocato perché vorrebbe, molti anni dopo (forse troppi), denunciare l’abusatore di una sua paziente. Gli scarni dialoghi con il legale dipingono la situazione oggi a disposizione della vittima di questi reati, offrendo una panoramica, anche tecnica, che coinvolge il lettore senza farlo uscire dal libro, e soprattutto dalla storia, in cerca di notizie. Pennellate utilissime, che non disturbano la narrazione.
Stella Poli utilizza un linguaggio audacemente frammentario, sincopato e contratto, che malgrado la frantumazione del periodo non perde mai il lettore tra le pagine. In alcuni passi, forse, si è costretti a rimanere più a lungo per scongiurare la sensazione che non si sia colto qualcosa, ma è lì che avviene l’incontro tra il lettore e la scrittura di Poli.
Un libro complesso, ma chiaro; che denuncia, va in profondità, scende nell’animo e nelle sue pieghe in cerca di spiegazioni e pone domande su domande, senza abbracciare mai la retorica.
Poli ci porta nella mente di una vittima di abuso dove ascoltiamo domande che tutti conosciamo, ma è altro leggerle come se ce le stessero confidando, anche con la paura di non essere capitə. A voce bassa, con la gola chiusa dall’imbarazzo, la paura dell’incomprensione. Le interruzioni dell’indecisione di aprirsi all’intimità. Tutte sensazioni che coinvolgono chi legge.
Un libro diretto che, malgrado la tematica sia esposta da Poli senza mezze misure, non è mai pesante. Crudo, ma non crudele, non feroce.
Il lettore ha il tempo di entrare nell’atmosfera, facendosi largo tra durezza e realismo, con delicatezza.
Il pregio della scelta narrativa di Stella Poli è aver scelto di far parlare il proprio personaggio “da dentro”, di partecipare a un viaggio all’interno dell’anima toccata dalla violenza.
Per questo rimane impresso dalla lettura il senso di questo dissidio interiore, descritto con pulizia e precisione stilistica, e impatta molto, così posto, l’interrogativo:
Come faccio a dimostrare che sono davvero una vittima? Come faccio a dimostrare che, davvero, non ho capito cosa mi stava succedendo? Che la convinzione “bambina” di essere affascinante e attraente mi sembrava un gioco che si potesse fare? Accettabile? Come faccio a far credere che mi sono fidata perché lo conoscevo e lui conosceva me, come la figlia di un suo amico?
Quesiti che diventano universali, e sulla pagina, si deformano in una domanda per la protagonista:
Chi sono veramente io negli anfratti della mia anima?
E la risposta, purtroppo, è rinuncia. Da qui scaturisce il libro, lo spunto di riflessione.
La gioia avvenire, è un libro che si fa notare. Funziona come uno squarcio, uno sfregio su una tela, raccontando lo strappo all’identità che genera l’abuso, la violenza, mostrandone tutta la profondità, la verità, e le ferite. Stella Poli ci impegna con questo dubbio per tutta la lettura:
La violenza subita, può dare cicatrici che si rimarginano nel tempo, o rimarranno sempre visibili?
Con un approccio che si distacca da quello cronachistico e rimane squisitamente letterario.
Altro punto validissimo da sottolineare è la storia nella storia che il nostro personaggio principale instaura con Elena, altra paziente, tutt’altro che di secondo piano, anche se tratteggiata all’essenziale. Elena porta alla luce le ombre dell’agire nel passato, presente e chissà, se anche nel futuro, il confronto finale nella protagonista. Attenzione: c’è un colpo di scena che non sarebbe lecito esplicitare, anche perché dà pregio alla struttura del libro.
Interessante è infine la paratassi con cui la storia ondeggia tra passato e presente. Infanzia prima degli abusi e vita che ne è venuta dopo. Le connessioni sono rese in modo impeccabile.
Un libro spiazzante, di sicuro, che a tratti può mettere in difficoltà il cuore, con passaggi meno espliciti e più contratti che possono risultare poco favorevoli al lettore, anche considerando i rapidissimi passaggi dei tempi verbali dalla prima alla terza persona, trattati dall’autrice con estrema disinvoltura.
Nel complesso, come sottolineato dalla giuria del Premio Calvino che lo ha segnalato, questo linguaggio è la cifra dell’opera e, a opinione di chi scrive, molto vi ho trovato di un’autrice che amo, e pur non amando molto gli accostamenti, ammetto una interessante eco di Marguerite Duras nello stile che lascia apprezzare, ancora di più, l’autrice di questo libro e considerare quest’ultimo come notevole.
La gioia avvenire, va vista come opera sulla violenza, sì, ma molto più sul dissidio interiore che è capace di determinare. Il senso di colpa, la paura, la vergogna, il desiderio di giustizia, e la sfiducia; il racconto interstiziale delle divagazioni dell’anima di chi subisce l’onta di un abuso che prima è ferita sanguinante, poi cicatrice indelebile.
Condizionamento e, talvolta, preclusione, di tutta la vita a venire: La gioia avvenire, appunto.
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