La giudicessa
- Autore: Rita Coruzzi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2021
La giudicessa (Piemme 2021) di Rita Coruzzi racconta “La storia di Eleonora di Arborea”, come recita il sottotitolo del testo, (Molins de Rei, 1347 circa – Sardegna, giugno 1403) giudicessa d’Arborea, nota anche per l’aggiornamento della “Carta de Logu”, promulgata dal padre Mariano IV e rivisitata dal fratello maggiore Ugone III.
“Il palazzo giudicale era avvolto dall’oscurità e da un sonno tormentato e pesante come la morte. Il vento sibilava nella notte senza stelle né luna”.
Oristano 1349. Eleonora dormiva, rigirandosi inquieta nel letto a baldacchino troppo grande per una bambina come lei. La piccola stava facendo un brutto sogno, nel quale moriva di peste. Forse era quello il suo destino, non era altro che una bambina, non avrebbe mai fatto niente di importante nella vita. Ma la bambina sapeva di essere la terzogenita del giudice di Arborea, “la donnicella Eleonora”. Non si sarebbe lasciata prendere: non voleva morire. Il giudicato di Arborea era stretto dalla morsa della peste già da alcune settimane e nessuno aveva trovato un rimedio. Alcune persone pregavano, altre speravano, qualcuno cercava di fuggire, altri si controllavano più volte al giorno, per vedere se sul loro corpo non fosse spuntato qualche strano segno, il marchio della fine. Anche nel palazzo più bello e ricco di Oristano, il palazzo del giudice Mariano, la peste avrebbe sfiorato tutti, reclamando le sue vittime. Per la piccola Eleonora si era trattato solo di un incubo, e presto avrebbe trovato rifugio e conforto tra le braccia dei genitori.
Eleonora aveva come modello ed eroe suo padre, il giudice Mariano. Un guerriero invincibile che combatteva e aveva ai suoi ordini tutta l’Arborea. I sudditi adoravano Mariano, perché lo ritenevano un uomo giusto, saggio e offriva loro un sogno che non aveva prezzo: l’indipendenza. Mariano voleva che il giudicato di Arborea fosse libero e desiderava per sé un ruolo di principe, non di semplice vassallo agli ordini del re Pietro di Aragona. Per Eleonora il padre incarnava i valori che lei stessa avrebbe voluto possedere, se la sorte le avesse concesso di vivere e diventare donna. La piccola se da una parte ambiva a crescere giusta, imparziale e coraggiosa come suo padre, dall’altra desiderava assomigliare a sua madre Timbors che proveniva da una blasonata famiglia catalana, per la dolcezza, la sensibilità e la raffinatezza. All’epoca del matrimonio di Mariano con Timbors, le nozze tra i rampolli delle casate di Arborea e di Aragona erano frequenti e rinsaldavano il forte legame che esisteva da tempo. Inoltre Timbors, una volta divenuta “donna de Logu”, cioè moglie del giudice, aveva dimenticato le sue origini e il suo re per dedicarsi totalmente alla causa dell’Arborea, la regione che l’aveva accolta come giovane sposa e madre e l’aveva resa felice. Nonostante il futuro la vedesse sposa e madre, Eleonora sentiva che suo padre Mariano stava lasciando per lei una scia che la chiamava a seguirne l’esempio. Eleonora dunque “voleva vivere e realizzare qualcosa che lasciasse il segno, se non nella storia, quantomeno nella sua amata Arborea”.
Se è vero che “La missione di uno scrittore è testimoniare un tempo che non ha vissuto”, frase tratta dal romanzo Breve storia del mio silenzio di Giuseppe Lupo ed esergo di questo bellissimo libro, Rita Coruzzi tratteggia con maestria la personalità di Eleonora di Arborea.
Principessa medievale di Sardegna, vissuta nella seconda metà del XIV Secolo, Eleonora è stata la prima e unica donna a essere giudicessa. Nella Sardegna medievale venivano chiamati “giudici” i principi che governavano quattro zone, detti “giudicati”, che si erano venuti a formare nell’isola dopo la dominazione bizantina. I quattro giudicati erano Torres o Logudoro a nord-ovest, Gallura a nord-est, Cagliari a sud-ovest e Arborea, che si estendeva nella pianura attorno a Oristano, lungo la valle del Tirso e in altre zone costiere a ovest. Il giudicato di Arborea possedeva i territori più fertili di tutta l’isola, pianeggianti e irrigati, oltre a buoni porti commerciali. Ecco perché faceva gola al potente regno di Aragona, infatti tutta la dinastia fu impegnata in questa lotta per mantenere l’indipendenza ed Eleonora fu l’ultima a combattere con successo contro gli aragonesi.
Eleonora, magnifica eroina del suo tempo, il Medioevo, nel quale già era difficile essere donna e ancora di più di potere, la cui vita fu improntata a realizzare per l’Arborea due importanti imprese: portare avanti il sogno di indipendenza dei suoi antenati ed emanare un codice di leggi, che permettesse ai sudditi di vivere in modo onesto e tranquillo. Eleonora riuscì in entrambe le sfide. La sua “Carta de Logu”, il codice giuridico, moderno ed esemplare, rimase in vigore con poche modifiche su quasi tutta la Sardegna fino al 1827.
La giudicessa. Storia di Eleonora di Arborea
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Splendido. Ho ricevuto questo capolavoro per Natale. Un libro immenso. Già dalla prima pagina son volato con la fantasia nel 1300. Più scorrevo le pagine più ero dentro la storia di Eleonora e la Sardegna. Da Sardo vedevo le genti, i paesaggi e i paesi. Ho letto centinaia di libri sui Sardi e sulla mia bellissima terra e leggendo questo libro, lo ammetto, alcune volte mi sono commosso. Le ultime sei pagine le ho lette con un sottofondo di un assolo di violino di musica diretta da Ennio Morricone, sublime. Grazie per questo splendido libro e, se potete, ringraziate Rita Coruzzi. Una scrittrice immensa che mi ha fatto volare su una nuvola nel periodo di Eleonora. Un libro incredibile pieno di storia. Grazie Signora Rita, spero che le arrivino questi ringraziamenti che vengono dal cuore. Il suo libro avrà un posto importante nelle mie librerie.