La lingua delle madri
- Autore: Marina Marinelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
La storica dell’arte Marina Marinelli si cimenta in questo lungo e emotivamente intenso romanzo dal titolo La lingua delle madri (L’Erudita, 2020) sul rapporto tra una madre sessantenne e suo figlio, giovane professore alla Sorbona. Ci sono due temi che rendono la storia interessante, quello del terrorismo internazionale, infatti Luca, da circa un anno trasferito a Parigi chiamato a insegnare nella celebre università parigina, rimane vittima di un attentato al Marais, che somiglia alla tragedia del Bataclan, e soprattutto la scoperta inattesa e sconvolgente che al momento dell’attentato Luca era in compagnia di un uomo, Nicolas, che ora lo veglia con amore all’ospedale, mentre il giovane professore è in coma profondo.
Irene e Giacomo sono i genitori di Luca, romani, e, quando li raggiunge la notizia che il loro figlio è tra i feriti gravissimi dell’attentato, lasciano tutto, compresi i preparativi per la festa del loro trentesimo anniversario di matrimonio, e raggiungono l’ospedale Saint-Louis, dove un irriconoscibile Luca, martoriato dallo scoppio degli ordigni dei terroristi, giace sedato e vegliato dall’uomo che si presenta come colui che era andato con lui nel locale Venus Bleu per un aperitivo: una telefonata ricevuta da Luca li aveva separati, ed ecco la casualità, Nicolas illeso e per Luca invece prognosi riservata.
Da qui parte la lunga analisi che la scrittrice compie per spiegare il percorso dolorosissimo che Irene è costretta ad affrontare.
Dapprima il terrore che il figlio unico, adorato, quasi unica ragione di vita, possa morire in seguito alle gravissime ferite. Poi lo stupore per l’assenza di Camilla, la fidanzata storica che vive e Milano e che non si fa viva.
Attenzione spoiler trama - Infine la presenza quotidiana di Nicolas, che si mostra affettuoso, dedito, accudente, in una parola innamorato di Luca: Irene si rifiuta di credere a quello che i suoi occhi registrano, trova che l’uomo sia inopportuno e invadente, vorrebbe che il dolore fosse una sua esclusiva da cui anche lo stesso Giacomo, suo marito, venisse tenuto fuori. Invece attraverso una serie di piccoli episodi, di dettagli, di insignificanti sguardi e gesti, Irene madre ossessiva dovrà fare i conti con l’evidenza: suo figlio è omosessuale, non glielo ha mai rivelato, stava per farlo consapevole dell’enorme dolore che le avrebbe procurato.
Delusione, sconcerto, incredulità, rifiuto e vergogna sono i sentimenti che Irene prova attraversando da sola le piovose strade parigine, incapace di rassegnarsi a un’evidenza troppo grande per essere assimilata.
Marina Marinelli affronta dunque un tema abbastanza noto, quello del rapporto tra una madre e un figlio, lasciando da parte la banalità di accogliere la tesi che spesso uomini troppo ossessionati dalla figura materna si rifugiano nell’omosessualità. Approfondisce invece la gamma di sentimenti sensazioni, sensibilità di una madre che si sente colpevole di non avere intuito, piena di sensi di colpa, vittima lei stessa di un padre autoritario da cui è fuggita concentrandosi su di sé e sul suo amore quasi ossessivo per il figlio, con cui aveva diviso da sempre un’empatia fatta di parole, racconti, sguardi che a lei sembrava la sua vera e forse unica ragione di vita. La madre, il marito Giacomo, il suo lavoro di restauratrice di libri antichi vengono messi da parte, il suo cervello registra solo l’amore sconfinato per Luca, che lei avrebbe voluto “normale”, fidanzato, sposo, padre e che ora le appare un estraneo, legato a un francese maturo, lontano da lei e dai suoi progetti futuri di vita condivisa.
Sono importanti le parole in questo romanzo, quelle che Marina Marinelli mette in bocca ai suoi personaggi, parole d’amore, di puro egoismo, autoreferenziali, violente. Una storia d’amore difficile, raccontata con profonda sensibilità e con passione verso un tema che continua a essere presente nella nostra società asimmetrica verso le diversità, anche nell’ambito delle stesse famiglie. Se razionalmente Irene sa che il figlio non le appartiene, visceralmente invece sente che ne ha bisogno come completamento del suo stesso esistere. Una storia forse come quella di tante madri, che ora la letteratura ha messo finalmente al centro dei suoi spunti di riflessione.
Trasmesso in diretta su Zoom, un incontro dedicato al romanzo di Marina Marinelli per il ciclo @scrittorinsalotto. Eccone un estratto:
La lingua delle madri
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