La manutenzione del corpo
- Autore: Francesca Scialanga
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2020
"Francesca senza più materia - un’esplosione di sostanza - allontani il vuoto e ti basti. Cancelli il superfluo, ti accarezzi le ginocchia e ti basti; dentro Roma, la mia città grande, tu ti nascondi in uno studiolo spento e ti basti. Scarti pezzi d’unghia, deformi la schiena (dove arrivi?), e solo per cercarti. Solo per cercarti".
Righe tratte da Corpi di Francesca, una delle poesie della raccolta La manutenzione del corpo (L’Erudita, 2020) di Francesca Scialanga. La scrittrice, la poetessa romana al suo esordio letterario, la donna che accoglie i tagli dell’invisibile e li riporta in vita, dove prendono forma, si dotano di materia e li si ritrova lì, nella nomenclatura mai sospettata di ciò che sentiamo dentro, dove solitamente i sensi sono interpellati ma le parole no. Abitudine? Voglia di non capire?
Francesca scava, si disintegra per poi essere ancora più forte e significativa.
Ma Francesca, da eroina anti-eroina, non è certa e mostra tutta la sua fragilità nella sua interezza:
"Cedo ai muscoli la loro elettricità arrogante/io mi tengo il sospetto/e cerco di capire se/intiepidite dal fuoco/possano esserci poche sedie/o un intero banchetto" (da Quello che ti meriti).
Uno: guasti; Due: eredità; Tre: traslochi; Quattro: prima e dopo. All’ interno de La manutenzione del corpo quattro abissi e quattro risalite verso la vita, quattro sezioni in cui si attraversa dapprima il dolore della malattia, della morte dei cari: "Le orecchie contro il legno, la punta del ginocchio fa male"; o "Dirti [...] di non sapere se l’apertura della finestra va bene/se io la sto aprendo bene/per chiederti: fa male, la Vita?" (da Quando penso a mia nonna e ai suoi tesori).
A intrecciare i fili è lei dentro il suo corpo. Canta della sua adolescenza e della sua immensa Roma: "Un profumo di adolescenza, la durezza delle pietre dell’Isola Tiberina".
Poco dopo entra in gioco un “Cambio generazionale”, in cui un "uovo addormentato si schiude".
Canta del difficile 2020: la sua poesia è attuale e, per quanto l’aulicità delle sensazioni prenda il sopravvento, pensieri e parole appartengono alla nostra quotidianità e alle difficoltà più comuni. Ma, anche in quel caso, Francesca muta, e ancora si ripetono abissi e risalite di vita. È donna, è amante, è compagna, è mamma. Sempre si porta dentro il mare e lo porta, ancora una volta, dentro il suo corpo: il mare da bambina, il mare che già vede per il suo piccolo, il mare in cui si cerca:
"Io mi voltavo a guardarlo/ogni pochi secondi/per accertarmi che ancora esistesse/che non fosse scomparso come altre cose/che ho tenuto in mano per un po’/bellezze passeggere dell’infanzia (ma è possibile?) [...] Legatemi le braccia dietro la schiena/ chiudetemi le palpebre con la cera bollente/devo ascoltare adesso dove sono/adesso chi sono?".
Francesca Scialanga ama proteggere ciò che è raro ed eccezionale, insiste nella troppezza, come scrive nei suoi versi liberi. Il suo tesoro sono i dettagli, le presenze, le assenze che sono tutte lì, nel suo corpo, e si esplicano attraverso parole che che si fanno toccare e, dopo, pensare. Occhi, mani, "labbra addentate", "calpestamenti" e "schianti". Abissi e risalite di vita, ancora una volta.
È negli abissi, nell’acqua che scorre, nei vuoti di aria che il corpo va protetto e riportato in vita. Si parla di una pandemia, di un abisso che temiamo e di una risalita di vita, che attendiamo. Francesca Scialanga, verso per verso, sa cantare il nostro periodo storico.
La manutenzione del corpo
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Quando si parla di poesia, spesso ci si limita a pensare a quelle imparate a memoria o parafrasate a scuola. La poesia: qualcosa di vecchio, di noioso. E invece no, vi invito a leggere poesie e a lasciarvi trasportare nella profondità e nella bellezza che trasmettono. E fatelo anche leggendo "La manutenzione del corpo", il libro esordio di Francesca Scialanga con la prefazione di Chiara Gamberale. Per riflettere, immedesimarvi, sognare, commuovervi. Ci sono poesie che parlano di malattia, di dolore, di viaggi, di bellezza, di maternità, di cambi generazionali. Sono scritte con un ritmo spontaneo e coinvolgente, che fa vibrare l’anima. Scritte BENE. Parlano di Francesca, di tutti, della vita.