La memoria del cuore di Gabriella Pedata

Gabriella Pedata è nata e vive a Torino. Coltiva da diversi anni la passione per la scrittura, anche se lavora nell’ambito della tecnologia. Scrive per diletto favole, poesie e romanzi che trattano prevalentemente temi introspettivi per esplorare l’essere umano nella sua complessità. La memoria del cuore, ispirato a una storia personale, è la sua prima pubblicazione per la casa editrice Bookabook.

La memoria del cuore è un libro molto toccante ed emozionante. Racconta con un linguaggio fluido, ma sentito, il percorso di una malattia tanto subdola quanto devastante, che corrisponde al nome di chi l’ha scoperta, ovvero l’Alzheimer. Una malattia che colpisce non solo il malato gravemente, ma anche chi gli sta intorno, a vario titolo, dai familiari a chi lo cura e a chi lo assiste.
Una malattia che:

Ci ha messo letteralmente in ginocchio e noi, piccoli e fragili, a un certo punto abbiamo allargato le braccia. Abbiamo accettato tutto quello che ci ha riservato, e devo dire che la sofferenza è stata al di sopra delle nostre aspettative.

Scritto in prima persona dall’autrice, il libro racconta il percorso di malattia del padre dagli inizi fino alla fine. Un percorso tortuoso, costituito da lunghe e differenti tappe, tutte accomunate da una sofferenza indicibile. Dapprima c’è la scoperta e la negazione del problema. Il padre si comporta in modo inusuale, inizia a perdere le chiavi, si affanna in una ricerca inutile, non ricorda i compleanni delle nipoti, né quello della sua stessa moglie. Sembra solo confuso, ma è ancora in buona salute e non si capacita di quello che sta accadendo, né lui né i familiari più stretti:

C’era qualcosa che non andava, questo ormai era chiaro, ma non volevo sapere di cosa si trattasse. Non volevo approfondire la questione e nutrivo la speranza che le cose si sarebbero sistemate magicamente una volta che i miei genitori fossero tornati a vivere la propria quotidianità.

Ma la situazione degenera in tempi brevi, e il padre diventa aggressivo, non riconosce la propria moglie, con la quale ha condiviso molti anni insieme, a volte neppure la propria figlia o il figlio. La situazione è altalenante, ma è destinata a peggiorare. Man mano che procede, il malato perde il contatto con la realtà, non riconosce i propri ambienti né le persone che gli stanno accanto, e, cosa ben peggiore, diventa aggressivo con il prossimo.
La situazione diventa drammatica:

A mente lucida maturai una maggiore consapevolezza della situazione e capii che il neurologo aveva voluto dosare le parole. Effettivamente il termine “demenza senile” ha un impatto emotivo minore ed è meglio accettato. Il potere delle parole è grande, e dire a un paziente “lei ha l’Alzheimer” potrebbe essere devastante. Occorre pazienza e prudenza. È necessario essere sicuri della diagnosi per permettere una presa di coscienza da parte del malato e soprattutto dei familiari, di tutto quello che dovranno affrontare in futuro.

La lettura di questo libro mi ha toccato nel profondo, e mi ha emozionato moltissimo. Lo consiglio davvero molto a chi sta affrontando una malattia, che nei tempi moderni è sempre più diffusa e presente. Una malattia che distrugge tutto, come un uragano violento annulla ogni cosa che incontra sul suo percorso.
Inoltre segnalo anche la situazione dei malati di Alzheimer che spesso sono costretti a un lungo pellegrinaggio in cerca di strutture sanitarie adeguate che possano accoglierli e garantire loro un’assistenza che sia, soprattutto, dignitosa.
Una malattia che toglie la dignità al soggetto colpito. È questo l’afflato più potente che l’autrice mette bene in evidenza. È un libro dei tempi moderni, che deve essere letto, per comprendere meglio e, soprattutto, cercare di mutare in meglio una situazione devastante sotto tutti i punti di vista.
Toccante e degna di lettura è la lettera finale al “Signor Alzheimer”. Emozionante, profondo, e particolarmente intimo e intimistico.