La palude dei fuochi erranti
- Autore: Eraldo Baldini
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2019
Romagna, 1600. All’ombra di un’antica abbazia circondata da campagne e paludi, una comunità di monaci assiste inerme a una serie di eventi sinistri e inquietanti che sembrano opera del Maligno. L’incalzare concomitante della peste (quella manzoniana dei Promessi sposi), dalle città alle campagne, mostra anche nei luoghi più remoti la faccia dei grandi momenti tragici, smuovendo e riportando alla luce antichi sedimenti ancestrali, innescando i meccanismi della paura che, come una nebulosa infida e onnipresente, contamina ogni cosa, resuscitando i fantasmi più tenaci della Storia umana: il contagio, le carestie, la precarietà, la morte.
È una paura biblica, quella raccontata da Baldini, una forza apocalittica che governa la coscienza della società premoderna, scatenando gli impulsi più irrazionali e ingovernabili (la caccia alle streghe e agli untori, il timore degli spiriti dei defunti), ed è al contempo la radice della mentalità e delle pratiche culturali della civiltà Occidentale che la modernità solo in apparenza ha neutralizzato, convertendone il mistero in fideismo scientista e religione del progresso, ma che in realtà ha semplicemente oscurato e rimosso, come ci dimostra l’emergenza e la psicosi da contagio di questi giorni.
La follia collettiva genera mostri e se necessario li inventa, ricercando il capro espiatorio tra i più deboli e inermi della comunità. Inoltre, ed è questo l’aspetto forse più intrigante, la paura è anche una risorsa, una fonte irresistibile di speculazioni per gli ingegni privi di scrupoli e di freni morali, una spia fede-degna dei rapporti di forza, di interessi politici ed economici e delle relative poste in gioco.
Il Diavolo c’entra, ma è piuttosto l’alibi perfetto dietro cui si nasconde la pestilenza più cupa e rovinosa: l’ingordigia umana.
Baldini attinge a un’ampia messe di fonti storiche, etnografiche, letterarie, (si pensi, oltre al Manzoni delle pagine sulla peste, al realismo fantastico del Barone rampante calviniano, evocato dal personaggio di Maddalena, la “santa” fanciulla che abita sugli alberi).
Padroneggiando con la consueta maestria gli strumenti dell’ermeneutica e della sociologia, l’autore compie con questo romanzo uno scavo archeologico profondo e illuminante nell’immaginario di una società premoderna, proiettandone il raggio sulla precarietà della nostra società moderna.
Il mistero della palude dei fuochi erranti, che dà il titolo al romanzo, si rivelerà l’effetto di una volgare speculazione ordita dal signorotto del luogo e dall’avidità di alcuni monaci dell’abbazia. Spetterà all’intransigenza di monsignor Diotallevi, inviato dalle gerarchie ecclesiastiche in quelle terre desolate per contenere il contagio, e investito dai fatti drammatici che si svolgono attorno a lui, al suo raziocinio assistito dalle Fede, risolvere la vicenda e trovare, cercandola nella memoria più intima e dolorosa di sé, una risposta a enigmi e paure.
Ancora una volta, Baldini si rivela nella sua qualità peculiare di scrittore di confini, agrimensore di luoghi di memoria in cui un passato in apparenza remoto e sepolto si aggetta, sconfinando, nel qui e ora, nell’eterno presente di una storia umana che è il teatro di una battaglia inconclusa tra l’oscurantismo e una ragione illuminata, che nonostante tutto continua a svilupparsi e ramificarsi come l’antica quercia di Maddalena, proiettando la sua ombra salvifica sulle tenebre del mondo.
La palude dei fuochi erranti
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