La penultima illusione
- Autore: Ginevra Bompiani
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2022
La penultima illusione (Feltrinelli, 2022) è il memoir di Ginevra Bompiani, scrittrice, editrice, traduttrice, saggista e accademica, nata a Milano, figlia dell’editore Valentino Bompiani, che ha insegnato per molti anni all’Università di Siena e nel 2002 ha fondato, con Roberta Einaudi, la casa editrice Nottetempo.
“Non sono la mamma, ma una mamma, per aspetto e posizione”.
Fa anche parte di questo aspetto la nuova vita dell’autrice, una donna di ottant’anni “appena raggiunti e calzati”, età veneranda e mente lucida e sveglia.
N., è un’adolescente somala, simbolo di tutti quei profughi che più di un politico italiano vorrebbe rigettare in mare, invece di accogliere, della quale Ginevra Bompiani è diventata tutrice legale.
Appare quanto mai stimolante il rapporto tra due figure femminili appartenenti a due diverse generazioni. Ginevra, che ha sempre creduto di essere una donna di trent’anni, che ha attraversato quasi tutto il Novecento e che nel Terzo Millennio ha fondato una casa editrice prestigiosa, certamente pensando a quella paterna, vanto della cultura italiana.
N., una piccola donna i cui occhi giovani e curiosi hanno già visto tutto il male che un mondo globalizzato come il nostro può produrre. Prima di arrivare in Italia, N. ha visto l’inferno, e non stiamo parlando solo delle alte temperature del deserto del Sahara che l’hanno costretta, per dissetarsi, a bere la propria urina.
Quando N. è stata affidata a Ginevra Bompiani, quest’ultima si è dovuta occupare dell’“impaesamento” dell’adolescente, da opporre al suo naturale spaesamento. Quindi non proprio un “inserimento” o un’“ambientazione", ma appunto, “impaesamento”, che per l’autrice è un lento processo di appartenenza, un esercizio di somiglianza.
Primo passo: mostrare a N. la bellezza di Roma, dove Ginevra Bompiani vive, farsi contagiare dalla bellezza, saltando in un’altra cultura.
Mentre l’Italia è ferma a causa del lockdown seguito alla pandemia da coronavirus, il rapporto quotidiano con N. necessariamente fa tornare indietro con il pensiero l’autrice, al suo vissuto, carico di personaggi indimenticabili e di un background invidiabile.
La nascita di Ginevra, altra femmina dopo un’altra figlia femmina, l’amatissima tata Selle, da Mademoiselle, il suo appellativo in franco-valdese, il tentativo di fuga a otto anni, perché Ginevra era stata mandata in un collegio svizzero. La casa di campagna dei nonni, a Vigevano, la pleurite che inaugurò l’adolescenza della giovane Ginevra. E ancora il lavoro alla Bompiani e i tanti incontri: con Umberto Eco, Italo Calvino, Elsa Morante, Giorgio Manganelli, Giorgio Agamben e Madame Céline, la vedova dello scrittore e saggista Ferdinand Céline.
Il lavoro di traduttrice e la passione per la scrittura, il puntiglio e la perseveranza, che ha portato la scrittrice a dare il proprio contributo fattivo per la ricostituzione della Biblioteca di Sarajevo, nel 1995, citando anche il viaggio nel 2000 in Mauritania, le spedizioni per dare vita al progetto Biblioteche del Deserto e la costituzione di un comitato di cinque Università a sostegno della Ong Africa 70. Tutti e tanti piccoli e grandi istanti di un’esistenza singolare e speciale, sempre permeata da una “penultima illusione” e incastonata al centro della storia della cultura italiana del Novecento.
“Mi ricordo che Elsa Morante, quando scrisse La Storia, parlando del suo personaggio Nino disse che lei odiava i ragazzi che scoppiettano i motori per la strada, ma nel suo libro li amava”.
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