La pizza per autodidatti
- Autore: Cristiano Cavina
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marcos y Marcos
- Anno di pubblicazione: 2014
Avevamo lasciato Cristiano Cavina alunno un po’ indisciplinato dell’Itis Alberghetti di Imola ma certamente attento critico delle dinamiche della scuola pubblica italiana nel suo fortunato romanzo “Inutile tentare imprigionare sogni” (Marcos y Marcos 2013). Lo ritroviamo nel suo paese natale, in Romagna, a Casola Valsenio, dove lo zio apre una pizzeria, “Il farro”, oltre venti anni fa che prende il posto di un bar del paese, e il nostro autore neodiplomato perito elettrotecnico accetta di lavorare improvvisandosi pizzaiolo e rinunciando al sabato sera in discoteca, mito irrinunciabile dei suoi coetanei.
Ne La pizza per autodidatti (Marcos y Marcos, 2014), descrive con la sapienza del narratore ormai sicuro della qualità della sua scrittura, nella prima parte, il suo rapporto con la pizza: le ricette da inventare sempre nuove, con ingredienti insoliti ed appetitosi, con i segreti legati alla qualità del forno, alla legna che si deve scegliere e trasportare per ottenere un calore che cuocia, profumi e non bruci, al modo di tirare la sfoglia (matterello, sì o no?), all’importanza del cornicione, al modo di usare la pala senza torturare la pizza in cottura. I clienti spesso non comprendono quanta difficoltà ci sia nel preparare in poco spazio e contemporaneamente pizze da consumare o da portar via, che siano gradite al palato e cotte in poco tempo, e a nessuno piace aspettare.
Radicchio, funghi sott’olio, asparagi, dragoncello e peperoni, topinambur e pancetta, carciofi, acciughe, erbe officinali, erba cipollina e squacquerone, gli ingredienti che Cavina ha imparato ad usare e a mescolare sono infiniti, come le variazioni sul tema: la schiacciatina, il calzone, la pizza a metro, il panino di pizza, le pizze dolci alla Nutella, al miele, e poi le pizze che hanno il nome dei clienti che le hanno richieste, Massimo, Pina.
La parte più interessante del libro è quella in cui l’autore si racconta nell’altra sua esistenza, quella di scrittore che ha partecipato al Premio Strega, che rilascia interviste, che va alla Radio a parlare dei suoi libri, che è capace di alternare la sua professione di pizzaiolo (Fare le pizze è come amare qualcuno) con quella di autore di romanzi, senza perdere spontaneità e consapevolezza della propria identità.
L’incontro con il premio Nobel Doris Lessing è certamente la pagina più esilarante del libro: a Segovia, ad un party letterario a Cavina, interessato soprattutto al ricco buffet, i suoi antenati affamati lo avrebbero criticato se non si fosse servito con abbondanza, mangiando anche per loro, presentano un’anziana signora che indossa uno scialle simile a quello che portava sua nonna. Insomma in un inglese scolastico e traballante lo scambio di battute tra la scrittrice inglese e il giovane scrittore romagnolo avviene intorno alla bandiera, “flag”, l’unico vocabolo che Cavina trova per dire “scialle”.
“Do you love your grandmother?”
Gli chiede Doris Lessing… e da lì il loro indimenticabile dialogo.
La conclusione del libro è quella in cui l’autore ci consegna la sua riflessione su di sé e sul tempo che ci troviamo a vivere, riflessione piena di buon senso e di originalità, che ci racconta un mondo di uomini che vengono da un piccolo centro della provincia italiana, da una condizione disagiata alla quale hanno saputo opporre la qualità del lavoro artigianale di tradizione (la pizza come patrimonio culturale), coniugato con una capacità di elaborazione intellettuale che si manifesta in una scrittura piana, ben costruita, estremamente creativa, potente strumento di denuncia:
“Io non credo che l’Italia sia in crisi. Sarò nato nel posto sbagliato, ma la mia idea di crisi è qualcosa che ha a che fare con bombardieri che radono al suolo il tuo paese reggimenti di SS in ritirata che fanno saltare i ponti e razziano ogni cosa. La mia idea di crisi sono intere famiglie sfollate nei fienili al freddo e mamme che cuociono i topi per sfamare i loro figli... L’Italia non è a questo punto. Non più fortunatamente. L’Italia ha semplicemente scelto di morire grassa.”
C’è poco da aggiungere, Cristiano Cavina, perito elettrotecnico e non Dottore, ha di nuovo centrato il bersaglio.
La pizza per autodidatti
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